I Testimoni di Geova -
      analisi critica di un culto
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La storia


L’IDEALISMO STORICO DEI TESTIMONI DI GEOVA

Analisi critica del modo in cui essi presentano [e manipolano] la loro storia  

- Quinta parte -



Charles Taze Russell

Un altro esempio di manipolazione delle fonti venne fatto nella pubblicazione edita nel 1959 (mai tradotta in italiano) e intitolata I testimoni di Geova nel proposito divino. Ecco quale affermazione compare a pag. 31, nel corso di una trattazione del libro Il Divin Piano delle Età:




[traduzione]
Quindi, verso la fine del libro, vi era un capitolo intitolato “Il Giorno di Geova”, che ha un grande significato anche nel nostro giorno. Si noti questa breve citazione:

Il “Giorno di Geova” è il nome di quel periodo nel quale il regno di Dio, retto da Cristo, dovrà essere gradualmente “insediato” … mentre i regni di questo mondo passano e il potere e l’influenza di Satana sugli uomini sono impediti. Esso è sempre descritto come un giorno oscuro di intense difficoltà e di distretta e perplessità per il genere umano …

Che alcuni dei santi saranno ancora nella carne perlomeno in parte durante questo tempo ardente sembra possibile. [Questo si è dimostrato vero]. La loro posizione in esso, comunque, differirà da quella degli altri, non tanto perché essi saranno preservati miracolosamente (sebbene è chiaramente promesso che il loro pane e la loro acqua non mancheranno loro, ma perché, essendo istruiti dalla parola di Dio, essi non nutriranno le stesse ansietà e la manza di speranza che si diffonderanno nel mondo. [E ancora una volta qui vi è l’esatta raffigurazione dei testimoni di Geova in questo tempo presente sin dalla prima guerra mondiale] … Le difficoltà di questo “Giorno di Geova” daranno l’opportunità di predicare la buona notizia delle buone cose avvenire come non è stato mai fatto, e benedetti sono quelli che seguiranno le orme del Maestro e si comporteranno come buoni samaritani, fasciando le ferite e versando l’olio e il vino del conforto e della cura.

Sebbene ciò avvenisse decenni prima della prima guerra mondiale, è sorprendente con quale accuratezza furono previsti gli eventi che poi ebbero effettivamente luogo.

Qui il problema è rappresentato dal fatto che Russell non “previde” niente che possa essere onestamente considerato rilevante nel 1959. L’uso che Russell fece del termine “Giorno di Geova” era un sinonimo di “Giorno della Vendetta”, “Giorno dell’Ira”, e “Tempo di Grande Distretta”. Ciò emerge chiaramente dalla lettura dell’intestazione del capitolo XV del suo libro nell’edizione italiana degli Studenti Biblici dell’Aurora:



Tutte queste espressioni sono usate per indicare i “quarant’anni di distretta”, facenti parte del periodo che intercorre fra il 1874 ed il 1914.[1] Come possiamo meglio vedere esaminando ciò che riproduciamo più in basso, su quest’argomento Russell fu chiarissimo, come anche sulla sua intenzione di approfondire l’argomento nel volume successivo



Perciò Russell stava facendo esplicito riferimento al periodo di tempo precedente il 1914. I “santi” dei quali parla erano i suoi contemporanei, adulti che vivevano nel 1886 e non persone che sarebbero vissute settantatrè anni più tardi. L’autore o gli autori de I Testimoni di Geova nel Proposito Divino hanno accuratamente selezionato da ben 36 pagine di materiale[2], appropriati commenti sul “Giorno di Geova”, e li hanno presentati in un assemblaggio fatto ad arte per cercare di far credere che in quel periodo Russell avesse previsto il periodo successivo al 1914. Il materiale che essi hanno omesso di riprodurre, invece contraddice in maniera inequivocabile ciò che essi cercano di far credere. Il 1914 era la fase finale del “Giorno di Geova”.

Un altro tipo di manipolazione è quello che riguarda la data di pubblicazione di un documento importante nella storia dei Testimoni di Geova, The Object And Manner Of Our Lord’s Return (Scopo e obiettivo del ritorno di nostro Signore). La lettura del frontespizio mette in chiara evidenza che esso fu pubblicato nel 1877.



In armonia con ciò, l’Indice (in inglese) delle Pubblicazioni Torre di Guardia del 1930 - 1960 indica il 1877 quale data di pubblicazione di Object and Manner:


La data di pubblicazione è interessante, perché quest’opuscolo è uno strumento cruciale di prova a sostegno dell’idea che il giovane Russell non pensò mai che la Parusìa fosse un evento futuro ma, bensì, un fatto già avvenuto. Come a questo punto dovrebbe ormai essere ovvio, una data di pubblicazione del 1876 o successiva non potrebbe in alcun modo sostenere un’idea del genere. Ma, alla metà degli anni ’70 ebbe luogo un cambiamento, con la pubblicazione dell’Annuario dei testimoni di Geova del 1976, il quale, semplicemente spostò la data della pubblicazione di quattro anni in anticipo, collocandola nel 1873:



L’Indice delle Pubblicazioni Torre di Guardia 1945 - 1985 fece altrettanto, indicando la “nuova” data di pubblicazione di Object and Manner:



Sfortunatamente per gli autori della mistificazione, una pubblicazione del 1873 non può andare assolutamente d’accordo con ciò che è contenuto al suo interno:



[traduzione]
Ma lo scopo che mi prefiggo di ottenere con il presente opuscolo non è quello di richiamare nuovamente la vostra attenzione sul tempo del secondo avvento, più di quanto abbia già fatto, nel rispondere ad alcune delle principali obiezioni al riguardo. (A chi volesse saperne di più suggerisco di rivolgersi al dott. N.H. Barbour, editore dell’«Araldo del Mattino», Rochester N.Y.) Io semplicemente aggiungo di essere profondamente colpito e penso, non senza un buona evidenza scritturale, del fatto che il Maestro è venuto e sta adesso ispezionando gli ospiti del matrimonio. (Matt. 22:11)

Che la mietitura è in atto e che la separazione (mentale) fra il grano e le zizzanie procede, e che sebbene entrambi siano nello stesso campo possano essere facilmente separati in ogni momento; le vergini sagge andranno al matrimonio, e la porta dell’alta chiamata sarà chiusa per sempre.

Si noti l’esplicito riferimento che fa Russell alla pubblicazione di Barbour. The Herald of the Morning non cominciò le sue pubblicazioni fino al mese di giugno del 1875, e la pubblicazione che lo aveva preceduto, The Midnight Cry and Herald of the Morning aveva cessato le sue pubblicazioni nell’ottobre 1874. Inoltre, a detta dello stesso Russell, egli non sapeva niente di quella pubblicazione, né aveva avuto alcun contatto con Barbour fino al mese di gennaio 1876. Inoltre, è di Russell la seguente dichiarazione: Il Signore è venuto e … la mietitura è in atto”, dichiarazione che non avrebbe avuto alcun senso se non dopo che la mietitura era iniziata, “nell’ottobre 1874”. È perciò estremamente improbabile che “The Object and Manner of our Lord’s Return” sia stato pubblicato prima del 1877.[3]

Un altro settore di notevole interesse è rappresentato dagli errori di Nelson H. Barbour nel calcolare  i confini temporali del periodo dei 2.520 anni profetici. Dapprincipio egli era dell’opinione che il 536 a.C. era il primo anno di Ciro, il conquistatore di Babilonia. Aggiungendo settant’anni a questa data, egli pervenne alla data del 606 a.C. per la desolazione di Gerusalemme da parte dei babilonesi, e sottraendo 606 da 2.520, pervenne al 1914 d.C. come data della fine dei Tempi dei Gentili. Ma poiché non esiste alcuno “anno zero” fra avanti Cristo e dopo Cristo non si può semplicemente sottrarre 606 da 2.520 per arrivare al 1914 con l’eliminazione di quell’intervallo di tempo. Prima o poi il problema doveva venire alla luce ed esistono solo due modi per risolverlo. O spostando il punto di arrivo dei 2.520 anni dal 1914 al 1915, o retrodatando il punto d’avvio dal 606 al 607. In tutto ciò è necessario tenere presente che qualsiasi aggiustamento del 606 comporta un automatico aggiustamento anche del 536, data finale dei settant’anni della desolazione di Gerusalemme.

Charles Taze Russell si interessò a questo problema agli inizi del 1904, e trattò l’argomento in un sermone del dell’11 gennaio di quell’anno. Se ne interessò nuovamente nella Torre di Guardia del 1° dicembre 1912. Come possiamo vedere nel seguente esempio, in quel tempo Russell non era particolarmente interessato al problema rappresentato dalla differenza di un anno, e riteneva che la data della fine dei Tempi dei Gentili avrebbe potuto essere sia il 1914 che il 1915.



Una questione aperta

Venendo adesso ad un esame attento della data del 586 a.C., rimane aperta una domanda: Dovremmo calcolare 536 anni interi fino all’Anno Domini, oppure 535? La differenza fra il 1° ottobre ed il 1° gennaio costituisce un quarto di anno; da ciò deriva la nostra domanda se dobbiamo calcolare 536¼ o 535¼ anni a.C. Quale sia il corretto metodo di calcolo è oggetto di discussione. Se calcoliamo il primo anno avanti Cristo come l’anno zero, in tal caso la data del 536¼ a.C. è quella giusta per indicare la fine dei settant’anni di cattività. Ma se cominciamo a fare il calcolo considerando che il primo anno precedente l’era cristiana è l’anno 1 avanti Cristo, in tal caso è evidente che la desolazione finì 535¼ anni avanti Cristo.

In merito ai metodi di calcolo l’Enciclopedia Britannica dice: Gli astronomi definiscono l’anno che precede il primo della nostra era come l’anno zero, e gli anni precedenti ad esso come l’anno 1 avanti Cristo, il 2 avanti Cristo e così via”.
Qualsiasi d’essi intendiamo adottare per il calcolo, la differenza è comunque sempre di un anno. I settant’anni della cattività giudaica finirono nell’ottobre del  536 a.C., e se sono necessari 536¼ anni avanti Cristo per completare l’intero ciclo dei 2.520 anni dei Tempi dei Gentili, ci vorrebbero 1913¼ anni dall’Anno Domini fino all’ottobre 1914. Ma se ricorresse ad un diverso metodo di calcolo, allora avremmo un periodo di 535¼ avanti Cristo, ed il periodo rimanente dei 2.520 anni finirebbe 1914¾ anni dopo, ovvero, l’ottobre 1915.

Ma, una volta trascorso il 1914 e che la data fosse, dal punto di vista dottrinale, “incisa su pietra”, il fatto che all’inizio dell’era cristiana non fosse esistito nessun anno zero fu semplicemente ignorato.[4] Non fu che nel 1943 che fu fatto un tentativo per risolvere questo problema. Ed esso apparve sul libro pubblicato proprio in quell’anno, intitolato La verità vi farà liberi:



La verità vi farà liberi, pag. 241 dell’edizione italiana del 1946

Mentre la soluzione delle discrepanze mediante il ricorso all’antico sistema di calcolo del tempo non è certamente nuova nel campo della cronologia apocalittica, vi sono alcuni aspetti interessanti in questa spiegazione che vale la pena di sottolineare. Innanzitutto, il fatto che la caduta di Gerusalemme viene collocata esplicitamente nel 606 a.C. (Il lettore dell’edizione italiana penserà di trovarsi di fronte ad un errore di stampa, in quanto la data qui indicata è il 607 e non il 606.

Ma non si tratta di un errore; la spiegazione consiste nel fatto che la traduzione italiana, e la sua conseguente pubblicazione, sono posteriori di qualche anno a quella inglese, sicché si poté “aggiornare” la cronologia con le ultime “scoperte” del Corpo Direttivo). La spiegazione provveduta nel libro non cerca in alcun modo di riposizionare l’evento, e semplicemente assume la posizione che, per motivi che non vengono per niente chiariti, i settanta anni di desolazione dovrebbero essere sincronizzati con l’antico calendario e perciò essere calcolati dall’autunno dell’anno precedente. Vale anche la pena di notare che l’attenzione è tutta incentrata sulla caduta piuttosto che sulla distruzione della città. Le pubblicazioni dei Testimoni, invece, sia le precedenti che le successive, hanno sempre spiegato che l’evento più importante è stato l’ultimo e non il primo (la distruzione e non la caduta).

A chiunque si soffermi a riflettere su entrambe le idee, la prima che fosse necessario sincronizzare la cronologia con “l’anno volgare”, e la seconda, che i settant’anni di desolazione dovrebbero cominciarsi a contare un anno prima del tempo in cui la città fu effettivamente desolata, devono sembrare piuttosto arzigogolate. Ma l’anno successivo fu provveduta una spiegazione leggermente diversa. La ritroviamo in una nota in calce del libro Il Regno è vicino (l’edizione inglese è del 1944, quella italiana del 1950):



La parte significativa della cronologia che riportiamo sotto, appare a pagina 174:



In base a quanto precede si può vedere che vi sono incoerenze significative nelle spiegazioni del 1943 e del 1944. Prima di tutto, il fatto che venga proposta una distinzione tecnica per spiegare come calcolare il punto di partenza assunto come inizio dei settant’anni, non giustifica in alcun modo lo spostamento della data della caduta di Gerusalemme. Ciò nonostante, non viene presentata nessun’altra ragione, se si eccettua un riferimento alla spiegazione del 1943 (del 1946 in italiano).

Secondo, si può notare che nella carta riportata sopra, la caduta di Gerusalemme è indicata nel mese di Ab, mese estivo che corrisponde alla seconda metà di luglio e alla prima metà di agosto del nostro calendario. Questi aggiustamenti non si possono giustificare in nome della sincronizzazione con il calendario antico, per il semplice fatto che ciò collocherebbe la caduta di Gerusalemmeprima dell’inizio dei settant’anni, nell’estate di quell’anno che, se seguissimo questo tipo di spiegazione, tecnicamente avrebbe inizio nell’autunno del 608 a.C. E sebbene non sia specificamente detto, in tal modo l’evento principale sarebbe ancora una volta la desolazione e non la caduta della città. La modifica improvvisa e imprevista del 1943 si rese necessaria per dare credibilità alla spiegazione, ma diventa un semplice pretesto quando si fa scorrere indietro il calendario di un anno intero.



Ciò è facilmente dimostrato se esaminiamo lo schema che provvediamo qui sopra. Prese insieme, le due spiegazioni non sono altro che uno specchietto per le allodole utilizzato per preservare la data del 1914 ed è difficile immaginare che un Testimone di Geova riflessivo possa averle esaminate senza grande costernazione. Otto anni dopo venne provveduta una spiegazione totalmente diversa, che sistemò indirettamente la data della caduta di Gerusalemme mediante una diversa collocazione della fine dei 70 anni:



The Watch Tower, 1° maggio 1952, pagg. 271, 272.

A questo punto alcuni si chiederanno perché Charles T. Russell nel 1877 usò la data del 606 a.C. per la caduta di Gerusalemme, mentre La Torre di Guardia degli anni successivi ha sempre usato quella del 607 a.C. Ciò è avvenuto perché, alla luce delle più recenti ricerche, sono stati scoperti due piccoli errori che si annullano l’un l’altro e che portano allo stesso risultato, cioè al 1914. Riguardo il primo errore, Russell e altri pensavano che dall’1 a.C. all’1 d.C. vi fossero due anni, mentre in effetti ve ne è uno solo in quanto, come abbiamo già detto, non esiste un anno “zero” nel sistema del calcolo degli anni avanti Cristo - dopo Cristo. “L’era cristiana non ebbe inizio senza nessun anno, ma con un primo anno”. - The Wenstminster Dictionary of the Bible, pag. 102.

Il secondo errore riguarda il fatto che l’inizio del calcolo dei 2.520 anni non era stato collocato correttamente alla luce dei fatti e delle circostanze storiche. Quasi tutta l’antica cronologia biblica fa riferimento alla data secolare del 539 a.C., anno in cui ebbe luogo la caduta di Babilonia sotto i Medi e i Persiani per mano di Dario e Ciro. Negli ultimi anni sono state scoperte diverse tavolette cuneiformi riguardanti la caduta di Babilonia che legano insieme le date storiche secolari con quelle bibliche. Una tavoletta, nota come “la Cronaca di Nabonedo” stabilisce la data della caduta di Babilonia, che secondo gli specialisti è quella del 12-13 ottobre 539 a.C. del Calendario Giuliano, o del 6-7 ottobre del 539 a.C. secondo quello Gregoriano attualmente usato.

Questa tavoletta dice inoltre che Ciro fece il suo ingresso trionfale a Babilonia 16 giorni dopo la caduta della città per mano dei suoi eserciti. In tal modo il suo anno di accesso cominciò l’ottobre del 539 a.C. Comunque, in un’altra tavoletta cuneiforme chiamata “Strassmaier, Cyrus n. 11” è menzionato il primo anno di regno di Ciro, ed in essa viene fatto cominciare il 17-18 marzo del 538 a.C., per concludersi il 4-5 marzo del 537 a.C. Fu durante il suo primo anno di regno che Ciro emanò il decreto che consentì ai giudei di ritornare a Gerusalemme per riedificarvi il tempio. (Esdra 1:1) Il decreto poté essere stato emanato alla fine del 538 a.C. o prima del 4-5 marzo del 537 a.C.

In ogni caso ciò avrebbe consentito un tempo sufficiente affinché la gran parte dei 49.897 giudei organizzasse la sua spedizione e compisse il suo lungo viaggio di ritorno da Babilonia a Gerusalemme, per arrivarvi il 29-30 settembre dell’anno 537 a.C., il primo giorno del settimo mese giudaico, per costruire il loro altare a Geova, com’è narrato in Esdra 3:1-3. E poiché il 29-30 settembre a.C. pone fine ufficialmente ai settant’anni di desolazione, come riferisce 2 Cronache 36:20, 21, la desolazione del paese si deve iniziare a calcolare ufficialmente dopo il 21-22 settembre dell’anno 607 a.C., il primo giorno del settimo mese giudaico nel 607 a.C., che è il punto d’inizio per il calcolo dei 2.520 anni.

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Per capire esattamente ciò che avvenne, è necessario fare un piccolo passo indietro. Come vedremo nel seguente inserto, l’iniziale convinzione di Barbour era che la data del 536 a.C. derivava dalla lista dei re di Tolomeo:


Three Worlds And The Harvest Of This World, pag. 194

[traduzione]
Il fatto che il primo anno di Ciro fosse il 536 a.C., si basa sul Canone di Tolomeo, sostenuto dalle eclissi che servivano per regolare le date del periodo dei Greci e dei Persiani. E l’accuratezza del Canone di Tolomeo è adesso accettata da tutto il mondo scientifico e letterario. Per cui, fin dai giorni di Nabucodonosor fino all’era cristiana, vi è stata una sola cronologia.

Comunque, dopo essersi arreso di fronte alla difficoltà della cronologia biblica,[5] sembra che Barbour non riuscisse a rendersi conto che la sua lista dei re concedeva solo sessant’anni all’intero periodo neo-babilonese che va dal primo anno di Nabucodonosor all’ultimo di Nabonedo. Ciò non sfuggì a Russell che semplicemente non solo rigettò quelle parti della lista dei re con le quali non era d’accordo, ma anche tutti gli altri metodi di datazione secolare di calcolo della cronologia biblica.[6] Paradossalmente comunque, egli continuò ad insistere sul fatto che il 536 a.C. era una data fidata.[7] Come per l’“anno zero”, questo problema fu completamente ignorato per tutto il periodo di Rutherford. Tutte le pubblicazioni della Società fino a quel tempo, inclusa La Verità vi farà liberi, indicano le date del 606 a.C. - 536 a.C. come quelle di riferimento per il calcolo dei settant’anni di desolazione di Gerusalemme.

Si riteneva che il 536 a.C. fosse sia il primo anno di Ciro che il periodo finale dei settant’anni. Il libro Il Regno è vicino del 1944, corresse le date di un anno [607 a.C. - 537 a.C.], ma come abbiamo già fatto notare, la spiegazione che ne fu data non giustifica la correzione effettuata.

L’edizione del 1° maggio 1950 dellaTorre di Guardia indica il 537 a.C. per la fine dei settant’anni, ma asserisce che quello fu l’anno nel quale fu ricostruito il tempio di Gerusalemme,[8] il che retrodaterebbe la conquista di Babilonia da parte di Ciro in un periodo precedente e non meglio determinato. Infine, accettando la data secolare del 539 a.C. per la caduta di Babilonia, la spiegazione del 1952 fa un’ulteriore correzione, ma mantiene la data del 537 a.C. per la fine dei settant’anni asserendo che i giudei furono rimpatriati alla fine di quell’anno. Sebbene non vi siano prove sufficienti per indicare l’evento con tale precisione,[9] sin da allora i Testimoni di Geova hanno accettato questa spiegazione.

Attualmente essi così presentano la questione dell’anno zero:

Rivelazione, il suo grandioso culmine è vicino, pag. 105

La citazione di cui sopra, sebbene succinta, contiene numerose e ovvie inesattezze:

Primo: I primi Studenti Biblici erano sicuramente consapevoli della mancanza di un “anno zero”. Solo che ciò non divenne un problema se non dopo il 1914.
Secondo: Le spiegazione che furono date al tempo in cui fu effettuata la correzione, non possono in alcun modo essere spacciate oggi come frutto di “ricerche”. Le ricerche si resero necessarie soltanto dopo che furono costretti a sostituire queste spiegazioni sbagliate e imbarazzanti; fatto che comunque richiese circa un decennio.
Terzo: Come per la spiegazione del 1952, questa citazione implica che la soluzione del problema dell’anno zero implicava due errori che semplicemente si annullavano l’un l’altro. In realtà furono fatti tre diversi errori che servirono ogni volta a cancellare il precedente, ed il risultato fu il mantenimento della data del 1914:

1.      non tenere conto nel calcolo di un anno zero;
2.      indicare una data sbagliata per la caduta di Babilonia;
3.      indicare un evento sbagliato per contrassegnare la fine dei settant’anni.

Quarto: Questa citazione pretende che fu fatta una sola correzione nel 1943 e che da allora ogni cosa sia andata bene. Non è vero.

Fino ad ora abbiamo parlato poco del più imponente e importante lavoro storico prodotto dalla Watch Tower Bible & Tract Society, il libro I Testimoni di Geova: Proclamatori del Regno di Dio. Presentato al tempo della sua pubblicazione, nel 1993, come “onesto e obiettivo”,[10] questo libro offrì ai responsabili della preparazione delle informazioni della Watch Tower Bible & Tract Society un’occasione unica per fare chiarezza nel mezzo secolo e passa trascorso nel quale ciò che si era scritto sull’organizzazione era soltanto idealismo storico e non la verità storica.

Costretti dalla sempre crescente massa di informazioni ormai disponibili a tutti, i suoi redattori vi inclusero alcuni aspetti mai trattati in precedenza. Uno in particolare è il rapporto tra C.T. Russell e i suoi predecessori. Figure preminenti dell’Avventismo quali Jonas Wendell, Gorge Storrs, Gorge Stetson, Henry Grew, dei quali mai si era parlato in precedenza, o se lo si era fatto, era stato in modo così superficiale da non incidere più di tanto e lasciando inalterata la convinzione che Russell fosse stato il primo ideatore di dottrine che, invece, non erano mai state farina del suo sacco. Sotto questo profilo, il libro Proclamatori, rappresentò un’innovazione.[11]

Come abbiamo già detto in precedenza, il libro Proclamatori ammette che la data di pubblicazione del libro Scopo e obiettivo del ritorno del nostro Signore è il 1877. Esso inoltre descrive con una certa accuratezza non solo il significato dottrinale che si attribuiva al 1874,[12] ma anche di quella del 1878; e questa è la sola volta che ciò accade nella letteratura dei Testimoni di Geova.[13]

Un altro esempio riguarda Nelson H. Barbour. Nonostante il fatto che i Testimoni di Geova gli debbano la cronologia che fu insegnata e accettata per tutto il periodo di Russell, che viene ancor oggi considerata valida, le loro pubblicazioni in genere nel parlare di Barbour hanno sempre usato un tono derisorio e di poco rispetto nel descriverlo. Il suo allontanamento dalle posizioni di Russell in merito al Riscatto sono sempre state descritte come un ripudio del Riscatto stesso.[14] Per parecchi anni, invece di attribuire il merito a chi spettava, i redattori degli articoli della Società hanno sempre fatto credere che fosse stato C.T. Russell l’ideatore del calcolo dei 2.520 anni. Un tipico esempio è rappresentato da ciò che segue:



La Torre di Guardia, 1° aprile 1984, pag. 7

In realtà, i calcoli in questione erano interamente di Barbour.[15] Inoltre, con riferimento ai Tre Mondi, sebbene sia vero che Russell non solo lo finanziò, ma anche che “diede un certo contributo alla sua preparazione”,[16] egli non ne fu il coautore ed in verità egli stesso non lo pretese mai. I Testimoni di Geova: Proclamatori del Regno di Dio per la prima volta fa una cesura con le abitudini del passato, e presenta un quadro più accurato delle divergenze di opinioni che esistevano tra Russell e Barbour in merito al Riscatto.[17] 4Sebbene il libro affermi con vigore che Russell arrivò da solo alla data del 1914 all’incirca nello stesso tempo di Barbour,[18] il riconoscimento indiretto che il calcolo dei 2.520 da parte di Barbour al periodo di tempo compreso fra il 606 a.C. ed il 1914 d.C., è precedente tutto ciò che Russell avrebbe poi scritto su tale argomento[19] è ciò nondimeno, l’unico caso del genere in tutta la letteratura contemporanea dei Testimoni.
 

Nonostante questa maggiore “onestà”, comunque, il libro Proclamatori alla fine non provvede un resoconto obiettivo della storia dei Testimoni, più di quanto non faccia con la teoria dell’evoluzione il libro È questa vita tutto quello che c’è?. E certamente non si tratta di un semplice errore da parte dell’autore e degli autori, causato dai loro sentimenti personali, o da pregiudizi dottrinali. Innanzitutto il testo è studiato in modo da non fornire al lettore un’ordinata raccolta in ordine cronologico dei vari avvenimenti; presenta invece, con una scelta accuratamente selettiva, la storia dei Testimoni di Geova sotto l’aspetto apertamente promozionale della particolare visione teologica dei Testimoni di Geova. Esso è organizzato in modo da trasmettere l’idea che essi siano il popolo scelto da Dio e che la loro esistenza svolga un ruolo unico e decisivo, importante e privilegiato sia di proclamatori del Regno di Dio che di Suo unico canale di diffusione delle verità bibliche, e che i loro sforzi sono tutti diretti divinamente.

Poiché i Testimoni di Geova negano d’essere ispirati direttamente da Dio, essi ripongono fede nelle cose in cui credono non perché Dio o Cristo gliele abbiano comunicate direttamente in modo tangibile, ma in quanto ritengono che esse derivino dall’evidenza che scaturisce dalla loro percezione degli avvenimenti sommata alla loro interpretazione particolare delle Scritture. Di conseguenza, quest’opera non è solamente un autoritratto estremamente compiaciuto della storia della loro organizzazione, ma si tratta di un lavoro caratterizzato da un’estrema soggettività.

Quanto detto non deve essere inteso come un critica tout court, perché, una volta tanto, ci saremmo aspettati di leggere un libro scritto dai Testimoni di Geova e per i Testimoni di Geova che presentasse qualcosa di diverse dalle solite sdolcinate immagini alla Walt Disney. Sebbene ci rendiamo conto che non è facile essere assolutamente obiettivi, è assolutamente evidente che lo scopo del libro non è per niente questo. Pertanto il vero problema con questo libro non è la mancanza di obiettività, ma la mancanza di accuratezza.

Si riscontra, sia nel contenuto che nella redazione del libro, lo stesso modello di disaggregazione tipico della letteratura contemporanea dei Testimoni. Ed esso è caratterizzato da diversi elementi che vanno dalle dichiarazioni volutamente ambigue a quelle irrimediabilmente false. Per esempio, parlando della posizione degli Studenti Biblici del periodo immediatamente successivo al 1914 e di come essi si considerano in quel particolare periodo di tempo, ecco come si esprime il libro Proclamatori:


Proclamatori p. 137

Come è chiaramente detto nel prospetto che appare nella prima pagina del numero di luglio 1879 della Zion’s Watch Tower, gli Studenti Biblici pensavano sin dai loro inizi di vivere nel periodo degli “ultimi giorni”[20]. Di conseguenza, al massimo ciò che si sarebbe potuto dire era che gli Studenti Biblici pervennero gradualmente alla comprensione del fatto che gli “ultimi giorni” erano cominciati nel 1914 invece che nel 1799, che era la data che essi inizialmente pensavano fosse l’inizio di quel periodo.

Sul significato che gli Studenti Biblici attribuivano al termine dei Tempi dei Gentili, a pagina 135 viene detto ciò che segue:


Proclamatori, pag. 135

Non viene fornita nessuna giustificazione del fatto che gli Studenti Biblici “non erano del tutto sicuri di ciò che sarebbe accaduto” salvo il fatto che essi dovettero rivedere le loro aspettative quando esse non si realizzarono nel 1914.

Tuttavia questo fatto di per sé non fa niente per spiegare che il loro atteggiamento al riguardo era in effetti precedente tale data. In realtà, l’elencazione dei sette punti delle aspettative connesse con il 1914 che appariva alle pagine 76 - 78 del libro The Time is at Hand, era molto precisa e dettagliata. In essa abbondavano parole e frasi come “fatti”, “prova”, “verità stabilita”, “evidenza biblica”, e “fermamente stabilito nelle Scritture”.[21] Proclamatori, che su quest’argomento evita con molta attenzione di citare la letteratura di quel tempo, afferma che gli Studenti Biblici semplicemente “pensavano”, “si aspettavano”, oppure “sperarono ardentemente” che questo o quello potesse accadere ma “non ne erano completamente sicuri”.[22]

Così il significato attribuito alla fine dei Tempi dei Gentili è confuso in una miriade di dichiarazioni ambigue che oscurano completamente il messaggio aggressivo predicato dagli Studenti Biblici per più del quarto di secolo che precedette il 1914.

Nel discutere le vedute di Russell e dei suoi associati, Proclamatori, come praticamente ogni altra pubblicazione dei Testimoni, usa il futuro per descrivere eventi che non erano per niente considerati tali a quel tempo:


Proclamatori, pag. 622

Russell non fece mai nessun tentativo di dare risalto internazionale all’idea che Cristo sarebbe ritornato invisibilmente. Come abbiamo già spiegato e documentato abbondantemente, il messaggio di Russell era che Cristo era ritornato.

Proclamatori cerca anche di perpetuare l’inganno comune nella letteratura dei Testimoni, che Russell e gli Studenti Biblici attendevano uno stabilimento celeste del Regno di Dio, piuttosto che uno terrestre nel 1914. Un esempio del genere lo troviamo a pagina 635:


Proclamatori, pag. 635

Sebbene è vero che Russell attendeva la piena glorificazione della chiesa nel 1914, questo non è quelle a cui egli faceva riferimento nella citazione. Come mostra la sua integrale riproduzione, l’uso del termine “inaugurazione del Regno del Messia nel mondo” da parte di Russell, faceva esplicito riferimento all’insediamento terreno di quel regno:


Watch Tower Reprints, 5328

[traduzione]
Noi diciamo che secondo il miglior calcolo biblico di cui siamo capaci, questo è più o meno il tempo: l’ottobre 1914 o poco dopo. Senza voler essere dogmatici, valutiamo alcuni eventi: (1) La fine dei tempi dei Gentili, cioè la loro supremazia nel mondo e (2) L’inaugurazione del regno del Messia nel mondo. I regni della terra giungeranno alla loro fine, e “il Dio dei cieli stabilirà un regno”. (Daniele 2:44) Le Scritture non dicono che le difficoltà arriveranno in un’ora, o in un giorno, o in un anno. Ciò che viene detto è che la catastrofe che incombe sulla nostra civiltà sarà un evento improvviso (Rivelazione 18:8, 10, 17, 21; I Tessalonicesi 5:3) Ma sarebbe lo stesso improvvisa se venisse entro dodici mesi. Furono necessari molti giorni prima che venisse il diluvio, e molti perché finisse.

A parte le ovvie implicazioni morali di tale pratica, conviene a qualcuno la presentazione di una storia dottrinale così esasperatamente idealizzata? La risposta può naturalmente essere diversa da un individuo all’altro, ma sulle pubblicazioni della Torre di Guardia troviamo alcuni esempi molto appropriati di ciò che abbiamo detto. Nelle riviste, per esempio, troviamo spesso le biografie di persone che sono state Testimoni per molti anni. Una d’esse è pubblicata sulla Torre di Guardia del 1° maggio 1988, e narra la storia di una donna giapponese di nome Matsue Ishii, nata nel 1909. [questa storia non è mai stata pubblicata nell’edizione italiana della rivista, pertanto la riportiamo in traduzione dall’originale]. Di essa è detto che venne per la prima volta in contatto con gli Studenti Biblici negli anni venti, ed ecco come ci narra i suoi ricordi:

Dietro casa nostra a Tojo-cho, Osaka, vi era una casa con un’iscrizione: “Filiale di Osaka dell’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici”. Pensando che si trattasse di un gruppo cristiano, mi recai a visitarla.”Credi nel secondo avvento del Signore?” chiesi al giovane che si presentò alla porta. “Il secondo avvento di Cristo ha avuto luogo nel 1914”, rispose.
Stupita, gli dissi che era impossibili. “Dovrebbe leggere questo libro”, mi disse, porgendomi L’Arpa di Dio.
Per evitare che mio marito lo vedesse, lo nascosi nel contenitore del carbone, per poterlo leggere quando ne avessi avuto l’opportunità.
The Watch Tower, 1° maggio 1988, pag. 22

Secondo questo articolo, ciò ebbe luogo nel 1928. Il problema è che il ricordo di Matsue Ishii di questo episodio non va d’accordo con la realtà, perché tutte le edizioni dell’Arpa di Dio insegnano chiaramente ed esplicitamente che il secondo avvento di Cristo fu compreso nel 1874.[23] La stessa cosa può dirsi per quanto riguarda il libro Creazione, del 1927, il libro Profezia, del 1929, ed anche per tutte le riviste Torre di Guardia degli anni venti.

Un’altra biografia riguarda Jack H. Nathan, un inglese nato nel 1897. Anch’egli fa un racconto simile al precedente del suo primo incontro con gli Studenti Biblici



La Torre di Guardia, 1° settembre 1990, pag. 11

Secondo la testimonianza di Nathan gli avvenimenti che egli narra ebbero luogo verso il 1920, più di dieci anni prima che i Testimoni di Geova cominciassero solo a pensare al significato dottrinale del 1874, ed un tempo in cui la principale pubblicazione di studio erano ancora gli Studi sulle Scritture di Russell. Inoltre, poiché successivamente, nel 1922, Nathan divenne un colportore[24] egli era sicuramente a conoscenza dei numerosi altri libri che furono pubblicati negli anni seguenti ed in tutti i quali la data della Parusia era chiaramente indicata nel 1874.[25]

È veramente difficile credere che Nathan che Ishii ricordassero entrambi in modo che è assolutamente falso oltre ogni dubbio un episodio così importante della loro vita, tanto da costituire un punto di svolta. Tuttavia, quanto abbiamo letto non sembra lasciare dubbi. Se vogliamo concedere a tutti e due il beneficio del dubbio, dovremmo pensare che

a) tutti e due hanno detto la verità così come essi la ricordavano;
b) i loro ricordi non sono stati né controllati né modificati prima di essere pubblicati dai responsabili editoriali della rivista.

Cosa ne dobbiamo concludere? Che spiegazione si può dare di questo tipo di “lapsus”, specialmente da parte di Jack Nathan? Da dove hanno tratto entrambi l’erronea convinzione che l’insegnamento dei Testimoni di Geova è sempre stato che la presenza invisibile di Cristo ebbe inizio nel 1914?

Naturalmente questi non solo i soli esempi disponibili. Nel 1967, sulla Torre di Guardia fu pubblicata la biografia di Maxwell Friend. Egli narra che nel 1912 ricevette una copia del Divin Piano delle Età, dice che la lesse tutta d’un fiato, ed anche che il messaggio in essa contenuto lo commosse fino alle lagrime. Quindi egli spiega che “… partecipavo alla diffusione della buona notizia del regno di Dio e anche a dare l’enfatico avvertimento che l’anno 1914 avrebbe visto l’inizio dello sconvolgente “tempo della fine” del presente malvagio disordine di cose”.[26]  È incredibile che egli possa averlo detto alla luce del fatto che fino agli anni venti era insegnato con chiarezza che il “tempo della fine” era cominciato nel 1799.

La biografia di Seth Keith venne pubblicata nella Torre di Guardia del 1969. Egli narra che nel 1911 ricevette due pezzi di letteratura da uno Studente Biblico viaggiante. Ecco le sue parole: “Uno parlava della condizione dei morti e l’altro affermava che la seconda presenza di Cristo era prossima”[27]. Sembra veramente incredibile se si tiene conto del fatto che questo episodio ebbe luogo quasi 21 anni prima che la data del 1984 fosse modificata.

È chiaro, quindi, che la storia dei Testimoni di Geova è stata ampiamente idealizzata. La storia ufficiale della chiesa è piena di false dichiarazioni o di dichiarazioni che inducono in errore e sviano il significato vero dei fatti. La letteratura precedente, nelle occasioni in cui si ritiene opportuno citarla, è rappresentata erroneamente e apertamente manipolata. Anche le biografie dei Testimoni più anziani, per ragioni sulle quali possiamo fare soltanto personali supposizioni, sono inconciliabili con la letteratura attuale.

La storia non è né buona né cattiva. Che essi ci sia amica o nemica dipende soltanto dalla nostra disponibilità a riconoscerla con onestà. È triste che i Testimoni di Geova sembrino preferire che essa gli sia nemica.

Fine

[1] Vedi la citazione nella prima parte di questo  studio.

[2] Le citazioni sono tratte dalle pagine 307, 338 e 342 del libro.

[3] Vedi le pagine 47, 557 e 575.

[4] Si vedano, per esempio: L’Arpa di Dio; Conforto per i Giudei, pagg: 44, 58, 59; Liberazione; Creazione, pagg. 293,
303; Governo; Vita; Luce, Vol. I; Rivendicazione, Vol. I; Rivendicazione, Vol. III; Preservazione, pag. 15;Geova, pagg. 9, 342; Nemici; Il Nuovo Mondo.

[5] A pagina 68 dei Three Worlds Barbour affermò che l’intera cronologia della Bibbia avrebbe potuto essere smontata in una sera con carta e penna.

[6] Zions’ Watch Tower, 15 maggio 1896, pagg. 104, 105 [Reprints, pag. 1875].

[7] Ibid., pagg. 104, 105, 113 [Reprints, pagg. 1975, 1980]; Zion’s Watch Tower, 1° ottobre 1904, pag. 297 [Reprints, pag. 3437].

[8] A pagina 134 viene fatta la seguente affermazione: “Fu calpestata sotto il calcagno dei Gentili e non riconquistò più la sua indipendenza assoluta dalla signoria dei Gentili sotto un sovrano della dinastia del re Davide, neppure dopo che essa e il suo tempio furono riedificati settant’anni dopo, nel 537 a.C.”.

[9] Si legga attentamente il paragrafo 23 della Watchtower che riproduciamo a pagina (63) di questo studio. Si noterà che essa semplicemente opina che i Giudei ritornarono nella loro patria nell’autunno del 537 a.C.

[10] Ciò fu detto nel discorso di presentazione al tempo della sua pubblicazione, nella Torre di Guardia del 1° maggio 1994, e nella prefazione dell’editore contenuto nello stesso libro.

[11] Vedi le pagine 45, 46.

[12] Vedi le pagine 47, 631, 632.

[13] Vedi le pagine 631, 632.

[14] Si veda, per esempio, La Torre di Guardia del 1° marzo 1989, pag. 23 e La Torre di Guardia del 15 agosto 1955, pag. 489. Barbour spiegò la sua posizione con dovizia di particolari nell’edizione di agosto 1877 dell’Herald of The Morning, alle pagine 26-28. Sebbene la deriva Sociniana di Barbour fosse incompatibile con ciò che sotto molti aspetti era essenzialmente un Arminianismo agli occhi di Russell, Barbour certamente non rigettò mai la dottrina del Riscatto di per sé.

[15] Barbour affermò chiaramente nell’Herald of The Morning del settembre 1875 che i Tempi dei Gentili erano un periodo di 2.520 anni che si estendeva dal 606 a.C. al 1914 d.C., molti mesi prima di incontrarsi con Russell. Russell stesso  ammette in modo chiaro che aveva già respinto la cronologia avventista e le loro date prima del suo incontro con Barbour.

[16] Charles Taze Russell, Harvest Gatherings And Siftings, The Watchtower, 15 luglio 1906, pag. 230.

[17] Vedi pagina 131 e pagina 620 nelle quali vengono parzialmente riprodotti due articoli contrastanti di Barbour e Russell, così come essi apparvero sull’Herald of The Morning.

[18] Vedi pag. 134.

[19] Vedi le pagine 135 e 622.

[20] Vedi le pagine 8 e 9 di questo studio. Vedi anche le pagine 121, 718 e 724 del libro Proclamatori.

[21] The Time Is At Hand, pagine 76-102.

[22] I Testimoni di Geova: Proclamatori del Regno di Dio, pag. 135.

[23] Vedi le pagine 30 e 31 di questo studio.

[24] Un evangelista viaggiante; successivamente tali persone furono chiamati Pionieri.

[25] Alcuni di questi sono: L’Arpa di Dio (1921); Liberazione (1926); Creazione (1927); Governo (1928);Riconciliazione (1928) e Profezia (1929).

[26]Uno spettacolo teatrale per il mondo, sia per gli angeli che per gli uomini”. La Torre di Guardia del 1° febbraio 1968, pag. 92.

[27] Over Half a Century of Satisfying Service. The Watchtower, 15 agosto 1969, pag. 507 [mai pubblicata nell’edizione in lingua italiana].



 
   
       
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Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo
dei Testimoni di Geova
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