La croce nell'arte
La croce nelle iscrizioni e nell'arte
dei primi secoli dell'era cristiana
(seconda parte)Uno dei simboli usati dai cristiani del secondo secolo d.C. era il pesce. La parola pesce, in greco ICHTHYS, era un segno convenzionale dell'espressione greca Iesous CHristòs THeou Yiòs Sotér, che significa "Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore".
In alcune di queste iscrizioni veniva aggiunto il T della croce tra le lettere, come in questa iscrizione del III secolo che si trova nelle Catacombe di S. Sebastiano...
... oppure si inseriva la X (iniziali di Cristo, in greco). Giustino, a metà del II secolo, spiega la differenza tra la X cristiana e quella pagana: "Platone nel Timeo cerca, con ragioni naturali, quello che è il figlio di Dio, dicendo che egli ha tracciato un X su tutte le cose; ma questo l'ha preso da Mosè [...] Platone lesse questi avvenimenti, ma non avendoli ben compresi non capì che questa era l'immagine della croce; e credette invece che era una X e disse che per Dio la seconda potenza era lo X tracciato sull'universo" (I Apologia, 60).
Porta di Santa Sabina, Roma
Le prime croci con sopra disegnato Gesù (crocifissi) compaiono nel V secolo, come il pannello della porta di Santa Sabina. C'è anche un avorio del British Museum del principio del V secolo con un Gesù crocifisso che si può vedere in questa foto:
Per quanto riguarda la croce senza figura umana risulta che tra i primi esempi di croce cristiana vi è quello discusso di Palmira e l'iscrizione di Dura Europos (163). In Occidente, oltre alla croce di Ercolano, la croce appare in un affresco dell'ipogeo degli Aurelii a Roma. (ca. 253). Verso il 253 d.C. ca. si trova nell'ipogeo degli Aurelii una raffigurazione di un personaggio che indica la croce.
Un'altra bella croce si trova su una lastra sepolcrale marmorea nel cimitero di S. Callisto a Roma, sotto il nome della defunta Rufina Irene. È del III secolo.
A pag. 3050 del Dictionnaire d'archéologie chrétienne et de liturgie (F. Cabrol e H. Leclerq, Paris 1907-1953) vengono riprodotte altre antichissime raffigurazioni della croce:
Nel prestigioso dizionario si dice che tale gemma è un diaspro rosso, inciso sui due lati, che venne ritrovato a Gaza, in Siria.
Ciò che rende questa minuscola scultura estremamente interessante, è il fatto che rappresenta una crocifissione, e di sicuro una delle più antiche che si conoscano. Nel Dizionario si dice che tale opera venne realizzata dagli Gnostici: «Non si può dubitare del fatto che gli gnostici raffigurarono il Cristo, se confrontiamo i diversi passaggi in cui i Padri osservano che qualcuno di questo eretici fece eseguire, in materiali diversi, immagini di Omero, Pitagora, Aristotele, Platone, San Paolo e Gesù Cristo. Tali immagini, ci dicono, furono fatte al tempo di Pilato e mentre il Signore era ancora fra gli uomini. Ma presso i primi cristiani, le rappresentazioni delle scene del Vangelo relative alla vita di Cristo si fermano alla sua comparsa davanti a Pilato.
La crocifissione non compare se non sotto la forma di una croce ricoperta di fiori e di pietre preziose. Sulla gemma gnostica, al contrario, l'immagine è brutale e mostra, in tutto il suo orrore, l'antico supplizio. Il crocifisso è nudo, morente o morto, con la testa reclinata».
Quest'altra gemma, come si legge del Dizionario, è una cornalina custodita nel Museo Britannico. Raffigura il Cristo in piedi, nudo, con le braccia stese orizzontalmente alla traversa della croce.La figura di Cristo domina con la sua statura i dodici apostoli. Sullo sfondo si leggono delle lettere scritte al contrario e questo permette di capire che la gemma era usata come sigillo. È stata trovata a Costanza, in Romania, insieme ad altre gemme datate dal I al III secolo. Si ritiene che tale pietra risalga al II secolo.
Questa seconda cornalina ci mostra lo stesso soggetto con alcune varianti degne di nota. Il crocifisso non ha più un'altezza sovrumana, ma è alto come i dodici apostoli raccolti ai piedi della croce. È elevato tramite il suppedaneum (il sostegno sporgente su cui si appoggiavano i piedi) all'altezza di un metro circa. Il crocifisso ha le braccia stese, ha l'aureola e sullo sfondo si legge la scritta "Gesù Cristo". Tale medaglia è un po' più recente della precedente e viene datata al III secolo.
Molti Testimoni di Geova credono che non vi siano raffigurazioni di croci anteriori al V secolo, ma si sbagliano, come abbiamo visto. Si trovano, infatti, raffigurazioni della croce dal II secolo in poi, con l'unica limitazione che non c'è Gesù sopra... e questo perché prima della liberalizzazione del cristianesimo non sarebbe stato concesso di raffigurare così apertamente il Cristo, quindi lo si velava simbolicamente o lo si raffigurava in modo da non dover essere necessariamente compreso (il "buon pastore" non era altro che un pastore con una pecora sulle spalle... poteva essere interpretato come un pastore qualsiasi).
Ma non appena il cristianesimo diventa libero, l'iconografia esplode nelle raffigurazioni della croce con il Cristo. Come questo Cristo in un sarcofago del IV secolo al museo lateranense.
Vi sono poi numerosissime fonti letterarie, a cavallo di I-II secolo, tra cui Ignazio, Barnaba e Giustino, che ci spiegano che la croce aveva forma simile alla lettera T, e usano molte immagini per descriverla (l'albero ramificato, Mosé con le sue braccia allargate, l'agnello cotto allo spiedo con uno spiedo che lo trapassa in un senso e un altro che lo trapassa nell'altro, etc., etc.). Poi ci sono le fonti liturgiche che ci descrivono il segno della croce, a partire da Tertulliano ai principi del III secolo. E lo sphragis fatto ai battezzandi sul capo.
Tra la fine del II e l'inizio del III secolo, i pagani persecutori, per mostrare che anche i cristiani erano idolatri, rinfacciavano loro il culto della croce e li chiamavano Crucis religiosi (veneratori della croce). Adoratori idolatrici i cristiani non lo sono mai stati, ed i concili ecumenici hanno vigilato su questo. Il secondo concilio di Nicea definisce gli atti di culto riservati alla croce: il saluto alla venerazione, ma non l'adorazione. Teodoro Studita osserva che l'adorazione rivolta a Dio è vera adorazione, quella rivolta alla croce lo è in senso relativo, in quanto è rivolta comunque al Cristo e non all'oggetto.
Per i Romani le esecuzioni capitali sulla croce erano all'ordine del giorno. In quei casi c'erano dei pali verticali già piantati. Cicerone si vantava di averlo tolto dal campo Marzio durante il suo consolato, e rimprovera Labieno che aveva ordinato di "conficcare e stabilire la croce per il supplizio dei cittadini" (Pro Rabirio 3,10; 4,11). Il condannato si portava sulle spalle il braccio trasversale della croce. Arrivati sul luogo dell'esecuzione, si inchiodavano le braccia al palo trasversale e si sollevava il palo così fissato alla persona usando una corda che passava sulla punta del palo verticale, e delle scale se necessario. Questa operazione si chiama in crucem tolli ocrucem ascendere, o in cruce excurrere. Queste espressioni danno l'idea del salire verso l'alto. Due persone sono sufficienti per tirar su il condannato e fissarlo al palo verticale. Dopo la morte, si tirava nuovamente giù il palo trasversale e quello verticale era pronto per la prossima esecuzione.
Questa è la procedura che i romani seguivano per crocifiggere. Le attaccature su pali verticali unici avvenivano in casi particolari, in mancanza di legno, per la fretta, e comunque su pali già piantati nel terreno, normalmente alberi, soprattutto in tempo di guerra, per esecuzioni di massa, per esecuzioni sommarie. Ma certo senza trasporto del palo da parte del condannato. Nel caso di Gesù ci fu un regolare processo ed una condanna esemplare.
Tra la fine del II e l'inizio del III secolo, i pagani persecutori, per mostrare che anche i cristiani erano idolatri, rinfacciavano loro il culto della croce e li chiamavano Crucis religiosi (veneratori della croce). Adoratori idolatrici i cristiani non lo sono mai stati, ed i concili ecumenici hanno vigilato su questo. Il secondo concilio di Nicea definisce gli atti di culto riservati alla croce: il saluto alla venerazione, ma non l'adorazione. Teodoro Studita osserva che l'adorazione rivolta a Dio è vera adorazione, quella rivolta alla croce lo è in senso relativo, in quanto è rivolta comunque al Cristo e non all'oggetto.
Per i Romani le esecuzioni capitali sulla croce erano all'ordine del giorno. In quei casi c'erano dei pali verticali già piantati. Cicerone si vantava di averlo tolto dal campo Marzio durante il suo consolato, e rimprovera Labieno che aveva ordinato di "conficcare e stabilire la croce per il supplizio dei cittadini" (Pro Rabirio 3,10; 4,11). Il condannato si portava sulle spalle il braccio trasversale della croce. Arrivati sul luogo dell'esecuzione, si inchiodavano le braccia al palo trasversale e si sollevava il palo così fissato alla persona usando una corda che passava sulla punta del palo verticale, e delle scale se necessario. Questa operazione si chiama in crucem tolli ocrucem ascendere, o in cruce excurrere. Queste espressioni danno l'idea del salire verso l'alto. Due persone sono sufficienti per tirar su il condannato e fissarlo al palo verticale. Dopo la morte, si tirava nuovamente giù il palo trasversale e quello verticale era pronto per la prossima esecuzione.
Questa è la procedura che i romani seguivano per crocifiggere. Le attaccature su pali verticali unici avvenivano in casi particolari, in mancanza di legno, per la fretta, e comunque su pali già piantati nel terreno, normalmente alberi, soprattutto in tempo di guerra, per esecuzioni di massa, per esecuzioni sommarie. Ma certo senza trasporto del palo da parte del condannato. Nel caso di Gesù ci fu un regolare processo ed una condanna esemplare.
Gli scrittori ecclesiastici tra la fine del primo e l'inizio del II secolo, ben conoscendo la forma della croce, la utilizzano in vario modo, rappresentandola con la lettera T maiuscola dell'alfabeto, paragonandola ad oggetti composti da due bracci incrociati. Nelle catacombe si comincia a mettere la croce un po' ovunque. Quando Costantino permette il cristianesimo, i segni di croce fino a quel momento nascosti possono essere accompagnati anche dalla figura di Cristo. Dall'inizio del V secolo incomincia la raffigurazione del Cristo attaccato alla croce. Croce che nessuno mai disse essere un palo sino alla metà del secolo XX con i testimoni di Geova.
Concludo con un passo degli Atti di Andrea, del II secolo, dedicato alla croce:
"Una parte di te si eleva nei cieli, per designare il Verbo che è in a3to; un'altra parte si spiega a destra e a sinistra, per mettere in rotta la potenza temibile dell'Avversario, e per riunire il mondo dell'unità; e una parte è piantata nella terra, per riunire le cose che sono sulla terra e quelle che sono negli inferi assieme a quelle che sono nei cieli [...] O croce, trofeo della vittoria di Cristo sui suoi nemici! O croce, piantata sulla terra, ma che porti il tuo frutto nei cieli; salute a te, che sei stata vestimento del Signore" (14).
BIBLIOGRAFIA:
M. HENGEL, Crocifissione ed espiazione, Brescia, Paideia, 1988.
J. BLINZLER, Il processo di Gesù, Brescia, Paideia, 2001.