Il libro di Daniele
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IL LIBRO DI DANIELE
e la sua interpretazione
Il Profeta Daniele
- Prima parte -
Quando la storia diventa profezia
«Le interpretazioni non appartengono a Dio?» Genesi 40:8
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Uno dei libri biblici di più difficile comprensione è senza dubbio quello del profeta Daniele. Al pari dell’Apocalisse, infatti, in esso sono contenuti numerosissimi simbolismi, immagini e visioni fantastiche, che, a causa della loro formulazione enigmatica ed oscura, possono prestarsi a numerose interpretazioni, anche le più bizzarre e singolari. La Società Torre di Guardia (Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania, l'ente editoriale dei Testimoni di Geova) ha pubblicato nel 1999 un commentario del libro di Daniele che contiene appunto numerose “spiegazioni” di questo genere.[1] Il capitolo 11 di Daniele, per esempio, secondo l’originale interpretazione del Corpo Direttivo (CD) dei Testimoni, riguarderebbe il nostro tempo e descriverebbe il conflitto fra le super potenze della nostra epoca, considerata “il tempo della fine”.
Prima di addentrarci nei dettagli di queste interpretazioni, è opportuno esaminare il brano biblico attenendosi a quelle che sono le documentate e certe corrispondenze storiche, desunte dai libri di I e II Maccabei, dalle opere di Giuseppe Flavio, nonché dagli scritti di altri storici antichi. Vorrei premettere inoltre che, secondo la moderna critica testuale, queste “profezie” sono da ritenersi in realtà storia presentata nella veste di profezia, secondo un artificio letterario piuttosto comune nei tempi biblici.
Molti studiosi ritengono che il libro che porta il nome di Daniele sia stato composto nella sua forma finale nel II sec. a.C., in un periodo di intensa persecuzione della nazione giudaica.[2] L’Autore «suppone di essere vissuto nel passato e immagina di contemplare quell’avvenire di cui in realtà è contemporaneo».[3] Lo scrittore in tal modo si proponeva di edificare ed incoraggiare i Giudei perseguitati ed oppressi.
La questione tuttavia è qui secondaria: che si tratti di reale profezia o meno, lo scopo di questo scritto è quello di evidenziare e definire nei dettagli la corrispondenza storica dei fatti menzionati in Daniele 11 e le incongruenze delle spiegazioni che invece vengono date dai Testimoni.
Nelle pagine seguenti, citerò i versetti e ne riporterò l’“adempimento”.[4] Premetto che l’analisi di questi passi non è agevole, essendo gli avvenimenti descritti complessi ed intricati. La lettura richiede quindi molta pazienza ed attenzione. Un simile esame tuttavia è essenziale per comprendere gli errori interpretativi compiuti dai Testimoni di Geova.
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IL NORD CONTRO IL SUD
Daniele cap.11
1 “E in quanto a me, nel primo anno di Dario il medo stetti per lui come rafforzatore e come fortezza.2 E ora ti dirò ciò che è verità: “Ecco, ci saranno ancora tre re che sorgeranno per la Persia, e il quarto ammasserà grandi ricchezze più di tutti gli altri. E appena sarà divenuto forte nelle sue ricchezze, solleverà ogni cosa contro il regno di Grecia.
Inizia un elenco di re a partire da Ciro II (558-530 a.C.). I successori di Ciro furono nell’ordine: Cambise (530-522 a C.); Dario I (521-486 a.C.); Serse I (485-465 a.C.).
Ciro il Grande
Serse (il quarto re dopo Ciro) riprese le spedizioni contro la Grecia. Nonostante l’eroismo dei greci alle Termopili, l’Attica venne invasa e Atene fu incendiata e occupata dai Persiani. Secondo Erodoto[5], Serse mosse contro la Grecia un esercito immenso, composto da 1.700.000 fanti, 80.000 cavalieri, oltre a 20.000 fra Arabi e Libici che conducevano cammelli e guidavano carri da guerra. Gli equipaggi delle navi ammontavano a 517.610 uomini. L’esercito era composto quindi dalla sbalorditiva cifra di 2.317.610 uomini!
Si può realmente dire che Serse ‘sollevò ogni cosa contro la Grecia’. Serse è ricordato nel libro di Ester sotto il nome di Assuero (ebr. Akhashwerosh).
3 “E un re potente certamente sorgerà e dominerà con esteso dominio e farà secondo la sua volontà.
Alessandro Magno (356-323 a.C.)
La storia indica che dopo Serse l’unico re “potente” e che ‘dominò con esteso dominio’ fu Alessandro il Macedone. Secondo un’enciclopedia, «Alessandro Magno (Pella 356 a.C. - Babilonia 323 a.C.), re di Macedonia (336 a.C. - 323 a.C.), fu uno dei più grandi strateghi militari e conquistatori della storia».[6] La medesima fonte riporta i seguenti fatti relativi alle conquiste di Alessandro:
Nel 334 a.C. assieme ai suoi generali Antigono, Tolomeo (il futuro Tolomeo I) e Seleuco (in seguito Seleuco I), con un'armata di 35.000 soldati sconfisse i persiani presso il fiume Granico. Con questa battaglia si aggiudicò la supremazia su tutta l'Asia. Nel 333 a.C., nella battaglia di Isso sconfisse il re Dario III; nel 332 a.C distrusse Tiro, dopo un assedio durato sette mesi, successivamente conquistò Gaza e passò in Egitto, dove fu accolto come liberatore. In questo modo si assicurò il controllo sull'intera costa orientale del Mediterraneo. Nel 331 a.C. sottomise la capitale della Cirenaica, estendendo così i confini del suo regno fino all'impero di Cartagine. Sempre nel 331 a.C. sconfisse i persiani nella battaglia di Gaugamela.Poco dopo la città di Babilonia si arrese e Alessandro conquistò Susa, impadronendosi dei suoi enormi tesori, e quindi Persepoli, la capitale persiana, che saccheggiò e incendiò. L'impero persiano era ormai definitivamente sconfitto; il territorio di Alessandro raggiungeva le coste meridionali del mar Caspio, includendo l'odierno Afghanistan, e si estendeva verso nord fino all'attuale Turkestan nell'Asia centrale. Per sottomettere questa vasta area aveva impiegato soltanto tre anni, ma la sua sete di conquista non sembrava ancora placata: secondo molti storici ambiva a riunire l'Oriente e l'Occidente in un impero mondiale.Nel 326 a.C. attraversò il fiume Indo e invase il Punjab, dove sconfisse il re indiano Poro; Alessandro allestì una flotta con cui raggiunse il golfo Persico, quindi attraversò il deserto fino a Susa, dove arrivò nel 324 a.C. Qui si fermò un anno, con l'intenzione di preparare nuove conquiste in Occidente, ma, giunto a Babilonia, si ammalò e morì a soli trentatré anni.
Si può veramente dire che Alessandro fu “capo di un regno immenso”[7] o che ‘dominò con esteso dominio’.[8]
Estensione delle conquiste di Alessandro Magno
4 E quando sarà sorto, il suo regno sarà infranto e sarà diviso verso i quattro venti dei cieli, ma non alla sua posterità e non secondo il suo dominio con cui aveva dominato; perché il suo regno sarà sradicato, sì, per altri che non sono questi.
L’impero di Alessandro fu diviso, alla sua morte, non tra i suoi figli – che erano stati uccisi –, ma tra i suoi generali, i diadochi o «successori».[9]
Dopo molte guerre, che si protrassero per 40 anni, finite con la battaglia di Ipso nel 301, si formarono quattro monarchie: la Tracia, dominata da Lisimaco[10]; la Macedonia, governata da Cassandro[11]; la Siria, retta da Seleuco; l’Egitto e la Giudea (appartenente al territorio allora chiamato Celesiria), sotto il dominio di Tolomeo.[12]
Nel capitolo 11 di Daniele vengono considerate solo le vicende dei due regni che durarono più a lungo e che ebbero maggiore influenza sulla nazione giudaica, cioè il regno dei Seleucidi e quello dei Lagidi (discendenti di Tolomeo figlio di Lago), le cui aree di dominio si trovavano rispettivamente a nord e a sud del paese di Giuda.[13]
Queste due dinastie, sono quindi “re del nord” e “re del sud” di cui si parla nei versetti seguenti:
5 “E il re del sud diverrà forte, pure uno dei suoi principi; e prevarrà contro di lui e certamente dominerà con esteso dominio più grande del potere di governare di quello.
Il “re del sud” è Tolomeo I Sotere (306-285), il primo sovrano della dinastia ellenistica di Egitto. Uno dei suoi principi o capo è Seleuco I Nicatore (304-281), che si alleò dapprima a Tolomeo I per vincere Antigono (battaglia di Gaza nel 312, che segnò l’inizio dell’era dei Seleucidi). Si diresse poi verso Babilonia e dopo averla conquistata si costruì un vasto regno che dal Pendjab si estendeva fino all’Ellesponto.
6 “E alla fine di alcuni anni si alleeranno l’uno con l’altro, e la medesima figlia del re del sud verrà al re del nord per fare un accordo equo. Ma essa non riterrà la potenza del suo braccio; ed egli non sussisterà, né il suo braccio;
Verso il 252 il “re del nord” Antioco II Theós (261-246), conclusa un’alleanza con Tolomeo II Filadelfo (285-247), sposò sua figlia Berenice e ripudiò la sua prima moglie (e sorellastra) Laodice. Quando Tolomeo II, padre di Berenice morì, il potere di lei (“la potenza del suo braccio”) fu notevolmente ridotto. Antioco la ripudiò, sposò di nuovo Laodice e nominò suo successore il figlio di quest’ultima, Seleuco II. Il versetto 6 continua:
e sarà ceduta, essa stessa, e quelli che l’avevano condotta, e colui che la generò, e chi la rese forte in quei tempi.“Essa stessa perderà la vita insieme con tutti i suoi parenti, suo padre e suo marito”. (PS).
Laodice fece avvelenare il marito, Berenice, il figlio che questa aveva avuto da Antioco e i membri della sua corte. Il figlio di Laodice, Seleuco II Callinico (246-226), venne fatto proclamare dalla madre re di Siria, divenendo così il “re del nord”.
Per vendicare questo tradimento Tolomeo III Ervegete (247-221), fratello di Berenice, mosse guerra a Seleuco II, riuscendo ad invadere la Siria Seleucide fino all’Eufrate, riportandone un enorme bottino. Portò via con sé come un trofeo le immagini delle divinità del popolo vinto insieme agli oggetti per il loro culto. Egli ‘prevalse’ a tal punto che ottenne il dominio, oltre che della Celesiria, anche di Seleucia (il porto di Antiochia, la capitale del regno seleucida!) e di altri punti dell’Asia Minore e del Mar Egeo.7 E uno dal germoglio delle sue radici certamente sorgerà al suo posto, e verrà verso le forze militari e verrà contro la fortezza del re del nord e agirà certamente contro di loro e prevarrà.8 E anche con i loro dèi, con le loro immagini di metallo fuso, con i loro oggetti desiderabili d’argento e d’oro, e con i prigionieri verrà in Egitto.
Ed egli stesso per alcuni anni starà lontano dal re del nord.
“Si riferisce ad una specie di tregua prolungata, ma temporanea. L’espressione però potrebbe anche indicare che, nonostante il suo successo, Tolomeo non riuscì subito a conquistare la stessa potenza del re del Nord”.[14]
9 “Ed effettivamente verrà nel regno del re del sud e tornerà al suo proprio suolo”.“Dopo alcuni anni di pace, il re del nord attaccherà l’Egitto, ma sarà costretto a ritirarsi” (vv.8b, 9, PS).
Si allude a una controffensiva di Seleuco, male attestata dagli storici.[15] Questa ritirata di Seleuco II non si addice al suo soprannome, nonché alle sconfitte che subì (Callinico significa infatti “Gloriosamente Vittorioso”).
10 “Ora in quanto ai suoi figli, si ecciteranno e realmente raccoglieranno una folla di grandi forze militari. E nel venire certamente verrà e inonderà e attraverserà. Ma tornerà, e si ecciterà fino alla sua fortezza.
I figli del “re del nord” furono Seleuco Cerauno III (226-223 a.C.) e Antioco III (223-187 a. C.). Dopo il breve regno di Seleuco III, salì al trono di Siria suo fratello Antioco III detto il Grande, che nel suo lungo regno dimostrò grande energia e abilità militare.
Antioco III
Approfittando della debolezza del nuovo re d’Egitto Tolomeo IV, gli tolse Seleucia nel 219 e gli mosse guerra. Antioco nel 218 giunse fino a Samaria e a Filadelfia (Amman) e probabilmente fece occupare anche Gerusalemme.
Dopo qualche mese di tregua la guerra riprese con decisione nel 217: Tolomeo in persona guidò l’esercito e inflisse ad Antioco una grave disfatta a Rafia, presso il confine dell’Egitto recuperando così la Celesiria. La vittoria fu però senza seguito (v.12b); per la sua indecisione ed indolenza non seppe ricavarne dei vantaggi risolutivi. Tolomeo fece pace con Antioco e tornò in Egitto.11“E il re del sud si inasprirà e dovrà uscire e combattere con lui, cioè col re del nord; e certamente farà sorgere una grande folla, e la folla in effetti sarà data in mano a quello.12 E la folla sarà certamente portata via. Il suo cuore si esalterà, ed egli in effetti farà cadere decine di migliaia; ma non userà la sua forte posizione.
13 “E il re del nord dovrà tornare e radunare una folla più grande della prima; e alla fine dei tempi, alcuni anni, egli verrà, facendo ciò con grandi forze militari e con una gran quantità di beni.
Al momento dell’avvento al trono del giovanissimo Tolomeo V Epifane (205-181), Antioco III ritornò con forze, sostenuto dall’alleanza di Filippo V re di Macedonia e aiutato dalle rivolte interne che erano scoppiate in Egitto, invase la Celesiria e giunse fino a Gaza, che riuscì a riconquistare senza colpo ferire nel 201 a.C.
14 E in quei tempi molti sorgeranno contro il re del sud.
Oltre agli intrighi di Filippo di Macedonia e di Antioco, un po’ dappertutto si registrarono nei territori del regno egiziano sommosse, sollevazioni e movimenti di insurrezione.
“E i figli dei ladroni appartenenti al tuo popolo, da parte loro, saranno portati per cercar di avverare una visione; e dovranno inciampare.
Alcuni Giudei presero le parti di Antioco III, considerato da essi il liberatore d’Israele. Probabilmente la sommossa antiegiziana era motivata da ragioni religiose, suscitate da qualche visionario pseudoprofeta. Tali tentativi di ribellione fallirono.[16]
15 “E il re del nord[17] verrà ed eleverà un bastione d’assedio e realmente catturerà una città con fortificazioni. E in quanto alle braccia del sud, non resisteranno, né il popolo dei suoi scelti;[“il manipolo dei suoi scelti”(Be)] e non ci sarà potere per continuare a resistere.16 E colui che gli verrà contro farà secondo la sua volontà, e non ci sarà nessuno che resista davanti a lui. E starà nel paese dell’Adornamento e ci sarà lo sterminio nella sua mano.
Si fa allusione al lungo assedio di Gaza, assediata e vinta nel 201, oppure di Sidone, conquistata nel 198. Una controffensiva egiziana in Giudea ottenne solo di ritardare l’ingresso di Antioco III in Gerusalemme. Il generale egiziano Scopa con i suoi mercenari etoli (”il popolo dei suoi scelti”) subì una gravissima disfatta che pose fine definitivamente al dominio del “re del sud” sulla Celesiria. Anche Gerusalemme e la Giudea (il “paese dell’Adornamento”) passarono così sotto i Seleucidi che eliminarono ogni oppositore (questo avverrà specialmente sotto il successore di Antioco III, come vedremo più avanti).
17 E volgerà la sua faccia per venire con la forza del suo intero regno,
Come conferma anche lo storico latino Tito Livio (59 a.C-17 d.C.) nei suoi Annali: «Fiducioso in tutte le forze del suo regno, dopo aver raccolto ingenti truppe di terra e di mare».[18]
e ci saranno con lui accordi equi; e agirà con efficacia. E riguardo alla figlia delle donne, gli sarà concesso di ridurla in rovina. Ed essa non resisterà, e non continuerà ad essere sua.“Farà un’alleanza dando sua figlia in sposa al re del sud, con l’intenzione di distruggerne il regno; ma il suo piano non avrà successo”.(PS)
Cleopatra I, figlia di Antioco III,
venne data in sposa a Tolomeo V Epifane
Presentendo un intervento romano, Antioco risolse di accordarsi con Tolomeo, fidanzandolo con sua figlia Cleopatra; il matrimonio ebbe luogo a Rafia nel 194. Questo matrimonio politico non riuscì, in quanto Cleopatra, quando scoppiò la guerra tra il padre Antioco e i romani, sostenne il marito e prese le parti di Roma.
18 Ed egli rivolgerà la faccia ai paesi costieri e realmente ne catturerà molti. E un comandante dovrà far cessare per sé il biasimo da parte di lui, così che il suo biasimo non sarà. Lo farà ricadere su quello.19 E rivolgerà la faccia alle fortezze del suo proprio paese, e certamente inciamperà e cadrà, e non sarà trovato.
Antioco, dopo essersi assicurato il dominio su tutte le città greche dell’Asia Minore, passò in Europa, occupando in parte la Tracia e i possedimenti macedoni. Subì però una grande disfatta dai Romani, guidati da Cornelio Scipione, a Magnesia (oggi Manisa) nella Lidia, nel 189 a.C.[19] A questi fatti accenna 1 Macc. 8:6-8. Durante una spedizione contro le province orientali che si erano ribellate, fu ucciso nel 187, per aver tentato d’impadronirsi dei tesori conservati in un tempio di Bel in Elimade (Elam).
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Fino a questo versetto l’interpretazione che viene data di questo capitolo dai Testimoni di Geova è sostanzialmente identica a quella che si può trovare in qualsiasi opera di consultazione ed aderisce strettamente ai fatti storici. Come abbiamo notato, nei versetti finora commentati, vi sono descritte in maniera piuttosto chiara e dettagliata le vicende storiche iniziate con il regno di Ciro II (558-530 a.C.) fino alla morte di Antioco III, nel 187 a.C.; un periodo quindi di circa 370 anni. La successione dei vari regnanti è riportata in maniera pressoché consecutiva.
Questo è un particolare da ricordare quando considereremo l’interpretazione che viene data dai Testimoni ai versetti successivi (19-45).
Nel libro Prestiamo attenzione alle profezie di Daniele![20] troviamo questa tabella (il grassetto è mio):
Possiamo notare subito un particolare: in questo elenco vengono inclusi Seleuco IV e Antioco IV, dei quali finora non si è fatta alcuna menzione. Questo è un dettaglio determinante perché contrassegna una svolta fondamentale nell’interpretazione che viene data di questo capitolo.
Per il CD, dal versetto 20 in poi, l’identità di questi “re” cambia completamente: secondo i Testimoni, il ruolo del re del nord viene ora assunto rispettivamente:
1. dall’impero romano;2. in seguito si trasferisce – nel 1871! – all’impero germanico retto dal Kaiser Guglielmo I;3. durante la I guerra mondiale il “re del nord” è l’Impero Tedesco;4. diventa poi il Terzo Reich di Hitler5.ed infine il blocco comunista durante la guerra fredda.
Analoghi sviluppi riguarderebbero il re del sud. Così, mentre i primi 19 versetti abbracciano un arco di tempo inferiore ai quattro secoli, i successivi 24 (escludendo gli ultimi due, che, secondo i Testimoni non si sono ancora adempiuti) includerebbero un periodo di oltre duemila anni. Inoltre, come abbiamo detto in precedenza, la successione dei regni seleucidi e lagidi è riportata senza notevoli interruzioni o salti temporali.
La spiegazione della Società richiede invece acrobazie e balzi tra epoche diverse. Per esempio, tra il re del sud Tolomeo IV, che regnò dal 181 a.C. e la regina Zenobia[21] che iniziò a regnare alla morte del marito nel 267 d.C., c’è un vuoto di oltre quattro secoli! Abisso ancora maggiore per il “salto evolutivo” seguente, da Zenobia all’Impero Britannico: quasi 12 secoli!. Mentre poi fino al versetto 19 si descrive la dinastia seleucide, riportando le gesta dei singoli re (individui) che la composero, in seguito questi “re” diverrebbero imperi o blocchi di nazioni, che, fra l’altro, nulla ebbero a che fare con i seleucidi e le loro azioni![22]
Perché questi presunti cambiamenti di identità – così straordinari – non vengono minimamente evidenziati? Perché, per esempio, mentre nei primi 21 versetti ricorre tre volte l’espressione ‘al suo posto deve sorgere un altro’, in seguito non si fa alcun accenno alle trasformazioni, molto più significative, che sarebbero avvenute dalla dinastia seleucide a Roma, da Roma all’impero Tedesco, e dal Terzo Reich al blocco comunista?[23]
Il Terzo Reich di Hitler venne predetto da Daniele?
Basterebbero queste osservazioni a far sorgere il ragionevole dubbio che quello che il CD vuol far dire a Daniele non sia in realtà ciò che l’Autore intendeva. Queste interpretazioni ricordano molto le “profezie” di Nostradamus che, a detta dei numerosi “esperti” riguarderebbero il nostro tempo ed il futuro dell’umanità. Se non che, le numerose predizioni vengono regolarmente smentite.
Riporto la tabella tratta dal succitato libro della Watchtower che riassume le presunte trasformazioni nell’identità dei due “re”:[24]
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Note:
[1] Il commentario si intitola Prestate attenzione alle profezie di Daniele!, edito in italiano dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, Roma 1999. Tale libro viene contrassegnato dalla sigla dp-I (dall’inglese Daniel’s Profecy; la lettera I indica l’edizione italiana). Nel riferirmi a questo libro userò tale sigla.
[2] «La cornice storica è fittizia e rimanda a quattro secoli prima, ai tempi di Nabucodonosor, dei suoi successori e dei primi re persiani». – G. Ravasi, Introduzione all’Antico Testamento, c.XIV, p.126. Ed. Piemme, Casale Monferrato 1991.
[3] La Bibbia, Pietro Vanetti, Garzanti Editore 1983; introduzione a Daniele, p. 1699.
[4] Le citazioni, se non diversamente indicato, sono tratte dalla Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, con riferimenti, ed. Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, Roma 1987.
[5] Le Storie, VII, 20, 184, trad. di L. Annibaletto, Mondadori, Milano, 1982.
[6] Alessandro Magno, Enciclopedia® Microsoft® Encarta © 1993-1997 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.
[7] La Bibbia, Parola del Signore [PS], traduzione interconfessionale in lingua corrente, ed. LDC - ABU, (Torino) Roma 1985
[8] L’autore di 1Macc. 1:3 dirà che «si spinse fino ai confini della terra…e la terra davanti a lui fu tranquilla». La Bibbia,Versione di F. NARDONI (Na), Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 1960
[9] A ciò allude brevemente I Maccabei 1:9: “Dopo la sua morte tutti cinsero il diadema e dopo di loro i loro figli per molti anni e si moltiplicarono i mali sulla terra”. Versione della Conferenza Episcopale Italiana, [CEI] Unitelm spa, Padova, 1988.
[10] La fine delle guerre dei diadochi si ebbe nel 281 con la battaglia di Corupedio: Seleuco vinse Lisimaco, che rimase ucciso e in tal modo i regni superstiti rimasero tre.
[11] Questa dinastia durò fino al 168 a.C. quando i romani assoggettarono la Macedonia, che divenne in seguito provincia romana. Alla fine ci furono così solo due regni.
[12] Vedi Giuseppe Flavio: Antichità Giudaiche, Libro XII, 1-3.
[13] «Disinteressandosi dei due regni minori di Macedonia e di Tracia, l’angelo si sofferma a descrivere le vicende del regno d’Egitto, specialmente nei suoi rapporti con quello di Siria». Nota nella Nuovissima Versione della Bibbia, versione di GIUSEPPE BERNINI,(Be) Ed. Paoline, 1984. Dalle note di questa versione biblica ho attinto numerose informazioni.
[14] Nota nella versione della Bibbia cura di Bernini.
[15] «Il testo … può riferirsi tanto a Tolomeo che, vinto Seleuco, fece ritorno nel suo regno, quanto a Seleuco che, vinto, tentò ancora, benché senza successo, di misurarsi col re d’Egitto». Ibid. In dp-I p. 221, § 23, si legge: «Il re del nord … penetrò “nel regno”, o reame, dell’egiziano re del sud, ma fu sconfitto. Verso il 242 a. E.V., con pochi superstiti del suo esercito, Seleuco II ‘tornò al proprio suolo’, ritirandosi nella capitale della Siria, Antiochia».
[16] «In genere sembra si faccia riferimento a qualche moto, favorevole forse ad Antioco III, messo in cattiva luce perché considerato come preludio di quelli che in seguito trameranno con Antioco IV contro l’Alleanza». Nota nella versione di Bernini.
[17] Dopo questo versetto l’espressione “re del nord” non viene più usata fino al v.40.
[18] Tito Livio, Annali, 33:19.
[19] Ibid. 37:39-44.
[20] P. 228.
[21] È il caso di sottolineare anche che tutti i re menzionati finora erano uomini. Per la Società Torre di Guardia, in questo caso il “re del sud” è una donna. Perché non viene quindi definita regina del sud? Il CD afferma che «poiché le espressioni “re del nord” e “re del sud” sono titoli, si possono riferire a chiunque detenga il potere, un re, una regina o un blocco di nazioni» (dp-I, p.240, nota). Questa debole spiegazione non è in armonia con il brano in esame: qui la successione dei vari re è descritta nei dettagli, compresi gli aspetti personali e familiari delle due dinastie. Più volte si ripete ‘sorgerà uno...’ e vengono menzionate anche delle donne (vv.6b, 17). I presunti cambiamenti di identità, da individui a blocchi di nazioni, sarebbero stati inoltre di sicuro evidenziati e, anziché usare il titolo individuale “re”, l’autore avrebbe scritto “regno”, come in 11:2b o 8:20-22. Il senso del termine “re” è quindi personale ed individuale e la spiegazione dei Testimoni stravolge logica e contenuto dell’intero brano.
[22] A parte Roma. Anche in questo caso però l’ingerenza di Roma viene dettagliatamente e individualmente specificata: “E un comandante dovrà far cessare per sé il biasimo…” (11:18). Il comandante non è Roma, in senso generale o come nazione (vedi dp-I, p.226, §34 parentesi quadra), ma Cornelio Scipione. (Vedi commento a v.18).
[23] Vv. 7,20,21. È chiara inoltre la successione dei governati, anche senza che vi sia la precisazione ‘al suo posto deve sorgere’. Non sono per niente evidenti invece i presunti cambiamenti di identità che la Società legge nei versetti successivi. Anzi, il fatto che non si usi quasi più nemmeno il titolo “re del nord” lascia intendere che, almeno nei vv. da 21-40, si parli sempre dello stesso individuo.
[24] dp-I, p.284.