I Testimoni di Geova -
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TNM e profezie

Giovanni 8:1-11

"Chi di voi è senza peccato..."




Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa”.

Si tratta di uno dei brani del Vangelo fra i più conosciuti. Riporto il passo come viene reso nella Bibbia edita dalla CEI:

1 Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. 2 Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. 3 Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, 4 gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5 Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6 Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. 7 E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». 8 E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9 Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. 10 Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11 Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».

Questo brano era così reso nella Traduzione del Nuovo Mondo (TNM) del 1987:

1 Ma Gesù andò al monte degli Ulivi. 2 Comunque, all’alba si presentò di nuovo al tempio, e tutto il popolo veniva da lui, ed egli, sedutosi, insegnava loro. 3 Ora gli scribi e i farisei condussero una donna colta in adulterio, e, dopo averla posta in mezzo a loro, 4 gli dissero: “Maestro, questa donna è stata colta nell’atto di commettere adulterio. 5 Nella Legge Mosè ci ha prescritto di lapidare tale sorta di donne. Ma tu che ne dici?” 6 Naturalmente, dicevano questo per metterlo alla prova, per avere qualcosa di cui accusarlo. Ma Gesù si chinò e scriveva col dito per terra. 7 Persistendo essi nell’interrogarlo, si drizzò e disse loro: “Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei”. 8 E chinatosi di nuovo scriveva per terra. 9 Ma quelli che avevano udito questo uscirono uno per uno, a cominciare dagli anziani, ed egli fu lasciato solo, come pure la donna che stava in mezzo a loro. 10 Drizzatosi, Gesù le disse: “Donna, dove sono essi? Nessuno ti ha condannata?” 11 Essa disse: “Nessuno, signore”. Gesù disse: “Neanche io ti condanno. Va; da ora in poi non praticare più il peccato”.


Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra”.

Nella TNM del 2017 questo passo non c'è più! I versetti da 1 a 11 sono stati del tutto omessi. Se al mondo esistesse solo la TNM non potremmo quindi mai conoscere questo brano che si ritrova invece in tutte le altre Bibbie italiane.

La motivazione di questa cancellazione è che questi versetti non compaiono nei più antichi manoscritti.[1] Nella precedente edizione della TNM il testo era comunque riportato, scritto in caratteri più piccoli e una nota in calce osservava che questo brano (noto come "pericope dell'adultera") non era presente nei manoscritti principali. Ecco cosa si leggeva nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane (ed. 1963):


La stessa cosa si legge nella TNM con riferimenti del 1987:

*** Rbi8 Giovanni 7-8:11 ***
I manoscritti אBSys omettono i versetti dal 53° al capitolo 8, versetto 11°, che (con alcune variazioni nei vari testi greci e versioni) dicono quanto segue:

53 E ciascuno se ne andò a casa sua.

8 Ma Gesù andò al monte degli Ulivi. 2 Comunque, all’alba si presentò di nuovo al tempio, e tutto il popolo veniva da lui, ed egli, sedutosi, insegnava loro. 3 Ora gli scribi e i farisei condussero una donna colta in adulterio, e, dopo averla posta in mezzo a loro, 4 gli dissero: “Maestro, questa donna è stata colta nell’atto di commettere adulterio. 5 Nella Legge Mosè ci ha prescritto di lapidare tale sorta di donne. Ma tu che ne dici?” 6 Naturalmente, dicevano questo per metterlo alla prova, per avere qualcosa di cui accusarlo. Ma Gesù si chinò e scriveva col dito per terra. 7 Persistendo essi nell’interrogarlo, si drizzò e disse loro: “Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei”. 8 E chinatosi di nuovo scriveva per terra. 9 Ma quelli che avevano udito questo uscirono uno per uno, a cominciare dagli anziani, ed egli fu lasciato solo, come pure la donna che stava in mezzo a loro. 10 Drizzatosi, Gesù le disse: “Donna, dove sono essi? Nessuno ti ha condannata?” 11 Essa disse: “Nessuno, signore”. Gesù disse: “Neanche io ti condanno. Va; da ora in poi non praticare più il peccato”.

In una nota della "Bibbia per lo studio" (ed. 2020) la "Torre di Guardia" scrive quanto segue per giustificare la sua omissione:

*** nwtsty Giovanni — Approfondimenti al capitolo 7 ***
I manoscritti più antichi e autorevoli non presentano il brano di Gv 7:53–8:11. È chiaro che questi 12 versetti furono aggiunti al testo originale del Vangelo di Giovanni. (Vedi App. A3.) Non sono presenti nei due più antichi papiri rinvenuti che contengono il Vangelo di Giovanni: il papiro Bodmer II (P66) e il papiro Bodmer XIV-XV (P75), entrambi risalenti al II secolo. Non sono nemmeno contenuti nel codice Sinaitico e in quello Vaticano, risalenti al IV secolo. Il primo riscontro di questo brano si trova in un manoscritto greco del V secolo, il codice di Beza, ma non se ne hanno ulteriori attestazioni in altri manoscritti in greco fino al IX secolo. È omesso dalla maggior parte delle prime traduzioni in altre lingue. Una famiglia di manoscritti greci colloca questa aggiunta alla fine del Vangelo di Giovanni, mentre un’altra la colloca dopo Lu 21:38. La sua presenza in punti diversi di questi manoscritti avvalora la conclusione che si tratta di testo spurio. La stragrande maggioranza degli studiosi è concorde nel dire che questi versetti non facevano parte del testo originale di Giovanni.

Pare certo che tali versetti non facessero parte del vangelo di Giovanni ma siano piuttosto attribuibili all'evangelista Luca:

«Il brano non compare nei manoscritti più antichi e affidabili del quarto Vangelo, e questo ha portato la quasi unanimità dell'esegesi moderna a considerarlo un'inserzione posteriore. La pericope

non presenta infatti il caratteristico stile giovanneo e rompe i discorsi tenuti da Gesù durante la festa delle capanne. Lo stile e la sensibilità che presenta la farebbero avvicinare a Luca (in alcuni codici importanti viene infatti inserita subito dopo Lc 21,28, anche se non sembra sia sua (Becker).(Giuseppe Segalla, 1991, p. 641)

Anche la collocazione è incerta: alcuni codici la pongono dopo il capitolo 7,36 del Vangelo di Giovanni, altri dopo il 21,24, oppure dopo 21,38. L'inserimento dopo il capitolo 7,53 sembra legato al detto di Gesù: Io non giudico nessuno (Gv 8,15)» [2]

Il problema non riguarda quindi l'autenticità del brano ma la sua attribuzione. Anche se il passo non fa parte del vangelo originario di Giovanni, questo non significa che non riporti un episodio realmente accaduto della vita di Gesù. La pericope rispecchia perfettamente lo spirito evangelico[3] e il corpo direttivo dei testimoni di Geova avrebbe fatto meglio a lasciare il brano nel testo, così come veniva fatto nelle precedenti edizioni della TNM. Omettendolo del tutto impediscono a chi consulta la TNM di leggere questo episodio universalmente noto e che è entrato a far parte del linguaggio comune e della cultura del mondo occidentale.[4]


«Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».

Perché questo passo non compare nei più antichi manoscritti?


La pericope dell'adultera potrebbe essere stata tolta da alcuni manoscritti perché troppo prorompente. Anche Agostino di Ippona (354-430 d.C.) era dello stesso parere. Egli scrisse quanto segue nella sua opera I connubi adulterini:

«Ma ora, dopo che Cristo ha detto all'adultera: Io non ti condannerò; va' e d'ora in poi non peccare più, chi non capirebbe che il marito ha il dovere di perdonare ciò che ha perdonato il Signore di ambedue? Anzi, non deve neppure più chiamarla adultera, se crede che la divina misericordia ha cancellato la colpa della donna pentita.

Tutto questo è inaccettabile, evidentemente, per l'intelletto dei non credenti: infatti alcuni di fede debole, o piuttosto nemici della fede autentica, per timore, io credo, di concedere alle loro mogli l'impunità di peccare, tolgono dai loro codici il gesto di indulgenza che il Signore compì verso l'adultera, come se colui che disse: d'ora in poi non peccare più avesse concesso il permesso di peccare, o come se la donna non dovesse essere guarita dal Dio risanatore con il perdono del suo peccato, perché non ne venissero offesi degli insensati. E infatti quelli ai quali non piace quel gesto del Signore non sono personalmente virtuosi, e non è certo la castità che li rende severi; ma piuttosto appartengono al numero di quegli uomini ai quali il Signore dice: Chi fra di voi è senza peccato, scagli contro di lei per primo la pietra. Solo che quelli, intimoriti dalla coscienza, si ritirarono, rinunciando a tentare Cristo e a punire l'adultera; questi invece sono malati e rimproverano il medico, commettono adulterio e sono implacabili contro le adultere. Ma se a costoro si dicesse, non la frase udita da quelli: Chi è senza peccato (infatti chi c'è senza peccato?), ma: Chi è senza questo peccato, scagli contro di lei per primo la pietra, allora forse, invece di sdegnarsi perché non avevano ucciso l'adultera, rifletterebbero alla grande misericordia del Signore, che li perdona e, per quanto adulteri, li lascia vivere.» (II, 6,7)

Ecco anche che cosa scrivono alcuni studiosi: «Gli esegeti sono d'accordo nel pensare che la pericope creava difficoltà alla Chiesa antica, perché l'adulterio, già condannato in Israele, rientrava tra i peccati ritenuti incompatibili con la condizione del battezzato e comportava l'esclusione dalla comunità, se non dalla misericordia di Dio. Soltanto a poco a poco l'istituzione di pratiche penitenziali ha permesso di reintegrare i peccatori pubblici nella comunione ecclesiale. Il fatto che alla fine la pericope sia stata accolta nel canone confermerebbe la sua autenticità: non si poteva eliminare una tradizione solida». «La storicità e la canonicità non devono essere messe in discussione. Non c'è niente che impedisca di riconoscere nel racconto un fatto storico, che la Chiesa ha accettato e sempre utilizzato. Fose è stato omesso per lungo tempo, perché l'atteggiamento buono e tollerante di Gesù non si conciliava con la disciplina rigida delle comunità cristiane primitive».[5]

Si può dire lo stesso del motivo per cui i Testimoni di Geova hanno tolto questo passo dalla loro traduzione: questo brano mal si concilia con il loro atteggiamento rigido ed intransigente, con i loro comitati giudiziari. I TdG, sotto molti aspetti, sono simili ai Farisei che volevano lapidare questa donna.


Papiro P66, 200 d.C. circa (fonte Wikipedia)


Papiro P75, III secolo d.C. (link)

Il testo dell'adultera non ci è pervenuto nei papiri P66 e P75, i più antichi manoscritti contenenti il vangelo di Giovanni o parti di esso. Non si trova nemmeno nei codici Sinaitico e Vaticano del IV secolo; tuttavia entrambi questi manoscritti in corrispondenza della fine del cap. 7 mettono il segno diacritico che segnala la presenza di una variante tralasciata, motivo per cui generalmente si ritiene che questi testimoni, sebbene scelgano di non riportare il passo, ne conoscano l'esistenza. La pericope infatti è conosciuta almeno già dal III secolo, visto che è citata dalla siriaca Disaskalia Apostolorum:

«Pertanto, o vescovo, per quanto puoi, custodisci quelli che non hanno peccato, affinché possano continuare a non peccare ma guarisci ed accogli quelli che si pentono dei (loro) peccati. Se tu non ricevi colui che si pente, perché sei senza pietà, tu peccherai contro il Signore Dio, perché non ubbidisci al nostro Salvatore e al nostro Dio, non facendo come Gesù ha fatto con colei che aveva peccato, che gli anziani gli avevano posto davanti, lasciando il giudizio nelle sue mani. Lui, il Cercatore dei cuori, le disse: Gli anziani ti hanno condannato, figlia mia? Lei gli rispose: No, Signore. E lui le disse: neppure io ti condanno, vai e non peccare più». (Cap. VII)

Come scrive Raymond Brown nell’Anchor Bible Commentary:

«The 3rd century Didaskalia Apostolorum (II 24:6; Funk ed., I, 93) gives a clear reference to the story of the adulteress and uses it as a presumably well-known example of our Lord's gentleness; this work is of Syrian origin, and the reference means that the story was known (but not necessarily as Scripture) in 2nd-century Syria». (Raymond Brown, Anchor Bible/Commentary on John, 1966 p.355).

Traduzione: «La Didaskalia Apostolorum del III secolo (II 24: 6; Funk ed., I, 93) fornisce un chiaro riferimento alla storia dell'adultera e la usa come un esempio presumibilmente ben noto della gentilezza del nostro Signore; quest'opera è di origine siriana e il riferimento significa che la storia era conosciuta (ma non necessariamente come Scrittura) nella Siria del II secolo».

Non dobbiamo dimenticare poi una constatazione importante: il fatto che i due manoscritti a noi pervenuti del IV secolo non abbiano il testo, non implica che il testo non ci fosse in altri manoscritti coevi. Questo lo sappiamo niente meno che da Girolamo, il quale ci informa che il testo con la pericope dell'adultera era presente in molti antichi manoscritti presenti a Roma che lui aveva consultato, ed è per questo, dice, che ha scelto di tradurre il brano:

“In Evangelio secundum Johnnem in multis et Graecis et Latinis codicibus invenitur de adultera muliere, quae accusata est apud Dominum” (Contro Pelagio, II, 17, 4).

Traduzione: “In molti codici greci e latini del vangelo di Giovanni si trova il passo della donna adultera, che veniva accusata di fronte al Signore”.

Se fossero sopravvissuti questi manoscritti del IV secolo, anziché il Sinaitico e il Vaticano, avremmo forse la pericope dell'adultera sul Nestle-Aland senza parentesi quadre doppie.

Quanto all'obiezione che l'episodio non è storico perché i giudei volevano lapidare l’adultera, mentre il diritto di mettere a morte era riservato alle autorità romane, occorre ricordare che i giudei spesso se ne infischiavano e risolvevano le cose tra di loro. Lo sappiamo da due ordini di considerazioni: 1) Stefano stesso viene lapidato da dei giudei, che non hanno chiesto ai romani il permesso. 2) Gesù, accusato di farsi Dio, durante i suoi discorsi corre il rischio di essere lapidato. Sta scritto “presero le pietre per lapidarlo”, ma Gesù fugge. Ciò mostra che i giudei, quando volevano, agivano senza chiedere il permesso ai Romani.

Se durante la festa di Pasqua Gesù viene consegnato alle autorità romane e non si agisce in modo illegale era perché, vista la festa, la città era piena e si voleva fare tutto nel modo più legale possibile per evitare tumulti e faide tra giudei, qualora i sinedriti avessero lapidato Gesù da soli.

Comunque sia è oltremodo comico che i TdG nella loro TNM omettano la pericope dell’adultera perché assente nei migliori manoscritti (ma almeno c’è in qualcuno), ed invece ripristinino nel Nuovo Testamento, sulla base di nessun manoscritto, e di indizi allucinatori indiretti, un tetragramma divino che invece non c’è da nessuna parte.[6] Doppio peso e doppia misura? [7]

Si può quindi concludere che cancellando questo passo dalla TNM il corpo direttivo ha tolto una parte importante e significativa della Scrittura, commettendo l'errore di cui si parla nel libro dell'Apocalisse, cap. 22 versetto 19: «...e chi toglierà qualche parola di questo libro profetico, Dio lo priverà dell'albero della vita e della città santa, descritti in questo libro» (CEI).

Note:
[1] Si veda la seguente pagina (link esterno): La pericope dell'adultera.
[3] Anche se questo passo non compare nei manoscritti più autorevoli, è certamente in armonia con lo spirito di Gesù. Si potrebbe dire, per assurdo, che se l'episodio non fosse vero, bisognerebbe inventarlo. Le parole di questo brano sono certamente in accordo con altri episodi in cui Cristo ha privilegiato il rispetto per gli esseri umani, contro qualsiasi regola, legalismo o interpretazione di legge.
[4] Per averne una conferma, provate a chiedere a qualsiasi persona di completare la frase "chi di voi è senza peccato...". La "pericope" merita di essere riportata nel testo biblico anche solo per il suo valore culturale e storico.
[7] Questo materiale è stato tratto in parte da una discussione che si è tenuta nel forum Infotdgeova: link.
 
   
       
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Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo
dei Testimoni di Geova
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