Le dottrine
Le origini della festa di Natale
[Tratto da Mario Righetti [*], Storia liturgica, vol. II, Milano, Ancora, 19693, pp. 65-70. Revisione e postilla di Andrea Nicolotti]
Una questione preliminare trattando delle origini della festa di Natale, riguarda la data della nascita del Salvatore. In quale giorno nacque Gesù? I Vangeli ne tacciono completamente, e gli scrittori più antichi non ci hanno lasciato nulla di certo in proposito. Secondo Clemente Alessandrino (+ c. 215), in Oriente alcuni fissavano la nascita il 20 di Maggio[1], altri il 20 di Aprile, altri ancora il 18 di Novembre; ed egli, non senza ironia, appunta coloro "che non si contentano di sapere in che anno è nato il Signore, ma con curiosità troppo spinta vanno a cercarne anche il giorno"[2].
In Occidente S. Ippolito (+ 235), nel Commentario su Daniele, ha per il primo un accenno alla data del 25 Dicembre[3]. Nel 243, l'anonimo autore del De Pascha computus fa nascere Gesù, Sol iustitiae, il 28 di Marzo, per il semplice motivo che in quel giorno, quarto della creazione, Dio creò il sole[4]. Nell’opuscolo De solstitiis et aequinoctiis (fine del III sec. o metà del IV), si dice: “Nostro Signore fu concepito il 28 Marzo, che è giorno della Pasqua, della Passione del Signore e del suo concepimento”, e “Il Signore nacque nel mese di Dicembre, di inverno, il 25”[5].
Similmente si legge in Tertulliano Adversus Judaeos[6] e in S. Agostino, De Trinitate[7]. Questa strana varietà di opinioni, dimostra che in quei primi secoli, non solo non esisteva una tradizione intorno alla data del Natale, ma che la Chiesa non ne celebrava punto la festa, altrimenti, fra tanta diversità di pareri, se ne sarebbe fatto questione viva, come avvenne per determinare la solennità della Pasqua. Del resto, non era tanto la data della nascita di Gesù che interessava la Chiesa, quanto il fatto che si realizzava con la venuta di lui sulla terra, l'inizio del mistero della redenzione[8].
Sennonché, nella prima metà del IV sec., noi incontriamo un documento autentico romano che attesta indiscutibilmente l'esistenza della festa di Natale a Roma il 25 Dicembre[9]. È la Depositio Martyrum filocaliana, un abbozzo di calendario liturgico che rimonta all'anno 354, e nel quale si legge in primo luogo[10]:
VIII Kal. Ianuarii natus Christus in Betleem Iudeae
seguita da un breve elenco di martiri venerati a Roma.
Quale fosse il carattere di questa prima commemorazione natalizia, non sappiamo; probabilmente doveva essere una Memoria, privilegiata senza dubbio, ma non dissimile dalle consuete Memoriae martyrum celebrate nei loro anniversari; la festa infatti restò sempre ancorata fra quelle del Santorale [11].
Possiamo invece chiederci se la Chiesa romana, introducendola nel suo calendario, conoscesse quella analoga dell'Epifania, che si celebrava in Oriente il 6 gennaio. La risposta negativa, a nostro avviso, sembra la più sicura, almeno fino a qualche decennio dalla sua istituzione.
Un altro documento che, secondo taluni, conferma i dati del Filocaliano, è il discorso tenuto da Papa Liberio in S. Pietro nel 353, in occasione della velatio di S. Marcellina, sorella di S. Ambrogio. Il tenore del discorso, più di Ambrogio che di Liberio, ci è conosciuto nella rievocazione fattane dal santo vescovo nel suo De Virginibus, scritto 23 anni dopo.
In esso si parla della festa che si celebrava a Roma in quel giorno, il Natale del Salvatore; ma poiché nello stesso giorno si ricordava dalla liturgia il miracolo di Cana, e la moltiplicazione dei pani, ed era pure consuetudine compiere la consacrazione delle vergini[12], tale celebrazione natalizia non può che riferirsi a quella dell'Epifania[13]. Questa infatti a Roma, nel 376 doveva già coesistere con la festa del 25 dicembre[14].
Come si è giunti a fissare una tale data? I liturgisti hanno proposto due ipotesi. La prima, enunciata già da un antico scrittore siriaco sconosciuto[15], ripresa da H. Usener[16] e da B. Botte[17], suppone che la Chiesa di Roma, dopo la pace, allo scopo di avviare più facilmente alla fede la massa dei pagani, trovò opportuno istituire al 25 dicembre la festa della nascita temporale di Cristo per distoglierli dalla festa pagana, celebrata in quello stesso giorno in onore del "Sole invitto", Mitra, il vincitore delle tenebre. Il culto del sole a quest'epoca era in auge presso i Romani, e non poteva non richiamare all'autorità ecclesiastica la nota immagine profetica del Sol justitiae di Malachia, che la tradizione cristiana applicava a Cristo[18].
Una decorazione musiva della prima metà del III sec. lo rappresenta appunto, frammisto a simboli cristiani, nella figura di Helios, trionfante sopra un carro trascinato da cavalli bianchi[19]. Nel 274, Aureliano aveva innalzato a Mitra un sontuoso tempio, la cui inaugurazione era avvenuta il 25 Dicembre: N(atalis) Invicti CM. XXX, annota pure il calendario civile Filocaliano con l'indicazìone dei ludi circensi da effettuarsi in suo onore[20]. L'ipotesi pertanto prospettata dai critici circa l'origine della festa natalizia si presenta senza dubbio seducente; ma, dobbiamo riconoscere che, a parte l'analogia delle due date e delle due feste, mancano prove positive di una reale sostituzione dell'una all'altra.
Intanto è assai strano che una novità di questo genere, introdotta a principio del IV sec., sia taciuta completamente dai Padri e dagli scrittori ecclesiastici dell'epoca. Si citano bensì alcuni testi di S. Ambrogio[21], S. Massimo di Torino, S. Zenone di Verona, S. Agostino, S. Gerolamo, i quali si dilettano a mettere in relazione Cristo con il sole e il natale di quello col natale di questo; ma essi ne parlavano sviluppando semplicemente l'immagine di Malachia: Orietur vobis sol justitiae (14,2) e ricordando, non già il natale del sole pagano, Mitra, ma il natale del sole visibile, il Sol novus, che nasce con il solstizio d'inverno (25 Dicembre), quando jam incipiunt dies crescere, come nota S. Agostino[22]. Un passo di S. Leone, che sembra in apparenza dire qualche cosa di più, ha in realtà tutt'altro significato[23].
Con tutto ciò, non siamo alieni dall'ammettere come la prima ipotesi sia consona allo stile della Chiesa romana; la quale talvolta si compiacque di introdurre le sue feste, non tanto per commemorare un mistero, o per mettere in rilievo una ragione simbolica, quanto piuttosto per tramandare un fatto avvenuto nell'Urbe, quale la depositio di un martire, la traslazione delle sue reliquie, la dedicazione di una basilica od anche, come forse in questo caso, per combattere una festa pagana dandole un contenuto e un significato cristiano. Più tardi, era l'idea proposta da S. Gregorio Magno ad Agostino per agevolare la conversione degli inglesi.
La seconda ipotesi, suggerita da L. Duchesne[24], fa derivare la data della nascita di Cristo da quella presunta della sua morte. Infatti, come abbiamo già accennato, era opinione molto diffusa a principio del III sec. che il Redentore fosse morto il 25 di Marzo. S. Ippolito (+ 235), nella sua Tavola pasquale, lo afferma decisamente[25]; e il suo computo è importante, perché sta alla base di una tradizione cronologico-liturgica, che possiamo ritenere romana od occidentale[26].
La data, storicamente insostenibile[27], era dovuta a semplici considerazioni astronomico-allegoriche, cioè, che in quel giorno, cadendo l'equinozio di primavera, fosse stato creato il mondo. Ciò posto, era facile il passaggio ad un'altra coincidenza. Cristo non poteva aver trascorso su questa terra che un numero intiero di anni; le frazioni sono imperfezioni che non si confanno con il simbolismo dei numeri e si è quindi portati ad eliminarle il più che si può. L'Incarnazione perciò dovette avvenire, come la Passione, il 25 Marzo; e coincidendo questa con il primo istante della gravidanza di Maria, la nascita di Cristo s'aveva da computare necessariamente al 25 Dicembre. Tale infatti è la conclusione di Ippolito[28].
Questa ipotesi trova conferma in un uso attestatoci dallo storico Sozomeno, e che spiega analogamente perché gli orientali festeggiassero il Natale il 6 Gennaio. “Sozomeno - osserva Duchesne - parla di una setta di Montanisti, che celebravano la Pasqua il 6 Aprile al posto del 25 Marzo in virtù del fatto che il mondo sarebbe stato creato all’equinozio, cioè, secondo essi, il 24 Marzo, la prima luna piena del primo mese doveva essere caduta quattordici giorni più tardi, vale a dire il 6 Aprile. Ora, tra il 6 Aprile e il 6 Gennaio, v'è giusto nove mesi, come tra il 25 Marzo e il 25 Dicembre. La data greca della natività, il 6 Gennaio, si collega così con un computo pasquale basato su considerazioni simboliche e astronomiche del tutto analoghe a quelle che avrebbero dato origine alla festa del 25 Dicembre”[29].
L'ipotesi del Duchesne non manca di qualche probabilità, come ne possiede anche, e forse maggiori, l'altra sopra riferita, la quale infatti sembra riscuotere le preferenze dei liturgisti moderni. A ben riflettere però, le due teorie potrebbero completarsi a vicenda. Le autorità ecclesiastiche, desiderose di sostituire una festa cristiana alla festa solare del 25 Dicembre, trovarono nel sincronismo delle due date (25 Marzo - 25 Dicembre) un motivo di più per mettervi la commemorazione del Natale di Cristo. S. Agostino lo mette più volte in rilievo[30].
Postilla di aggiornamento
[Andrea Nicolotti]:
Gli studi di Thomas Talley sul Natale e sulla diffusione del culto del Dies natalis solis invicti, hanno ridimensionato la predominanza della teoria legata alla sostituzione della festa pagana. Talley sulla base di alcune indicazioni di Agostino e del citato De solstitiis et aequinoctiis, opera anonima di origine africana, ha suggerito la possibilità che il Natale abbia fatto la sua prima apparizione nell’Africa donatista piuttosto che a Roma, forse tra il 243 e il 311[31].
Nuove ed interessanti prospettive sono state aperte dagli studi calendariali. Occorre notare che la liturgia pone al 25 marzo la festività dell'annunciazione dell'angelo a Maria, nove mesi prima della nascita di Gesù festeggiata il 25 dicembre; infatti l’angelo, secondo il Vangelo di Luca, apparve a Maria quando Elisabetta, futura madre di Giovanni Battista, era al sesto mese di gravidanza[32]; di conseguenza la festa della nascita di Giovanni Battista è collocata al 24 giugno, tre mesi dopo l’annunciazione e sei prima del Natale di Gesù. L’Oriente bizantino celebra il 23 settembre l’annuncio a Zaccaria, nove mesi prima della nascita del Battista in giugno.
Nuove ed interessanti prospettive sono state aperte dagli studi calendariali. Occorre notare che la liturgia pone al 25 marzo la festività dell'annunciazione dell'angelo a Maria, nove mesi prima della nascita di Gesù festeggiata il 25 dicembre; infatti l’angelo, secondo il Vangelo di Luca, apparve a Maria quando Elisabetta, futura madre di Giovanni Battista, era al sesto mese di gravidanza[32]; di conseguenza la festa della nascita di Giovanni Battista è collocata al 24 giugno, tre mesi dopo l’annunciazione e sei prima del Natale di Gesù. L’Oriente bizantino celebra il 23 settembre l’annuncio a Zaccaria, nove mesi prima della nascita del Battista in giugno.
Un tentativo di giustificazione storica di queste date la si ritrova nel famoso sermone In diem Natalem di Giovanni Crisostomo: egli riteneva - scorrettamente - che Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, forse sommo sacerdote, sulla scia di una tradizione già attestata nel protoevangelo di Giacomo. Egli riteneva altresì che l'offerta dell'incenso di cui parla l'evangelista Luca fosse l'offerta del sommo sacerdote nel giorno dell'espiazione.
Poiché il giorno dell'espiazione cadeva il 10 di Tishri (il mese che corrisponde al nostro settembre-ottobre), ecco che la natività di Giovanni veniva a cadere a giugno. Si tratta di una spiegazione che il Crisostomo elabora per giustificare la data del 25 dicembre, o si trattava di un'interpretazione altrimenti diffusa?
Questi rapporti di date convergenti solitamente vengono spiegati come frutto di un calcolo basato sulla data - ritenuta già stabilita - del 25 dicembre; manca d’altra parte un chiaro riscontro nel testo evangelico che possa confermare anche solo una di queste date. Esiste però l’indicazione di Luca 1,5-8, il quale parlando di Zaccaria padre di Giovanni ci informa che egli apparteneva alla classe sacerdotale di Abia (ex efêmerias Abia), e che quando gli apparve Gabriele per annunciare lo stato di gravidanza della moglie egli “esercitava sacerdotalmente nel turno del suo ordine” (en tôi hierateuein auton en têi taxei tês efêmerias autou).
Questi rapporti di date convergenti solitamente vengono spiegati come frutto di un calcolo basato sulla data - ritenuta già stabilita - del 25 dicembre; manca d’altra parte un chiaro riscontro nel testo evangelico che possa confermare anche solo una di queste date. Esiste però l’indicazione di Luca 1,5-8, il quale parlando di Zaccaria padre di Giovanni ci informa che egli apparteneva alla classe sacerdotale di Abia (ex efêmerias Abia), e che quando gli apparve Gabriele per annunciare lo stato di gravidanza della moglie egli “esercitava sacerdotalmente nel turno del suo ordine” (en tôi hierateuein auton en têi taxei tês efêmerias autou).
A. Ammassari ritiene che l’indicazione del turno di Abia risalga ad una antica tradizione giudaico-cristiana registrata da Luca[33]; così il rito bizantino, che il 23 settembre fa memoria dell’annuncio a Zaccaria, avrebbe conservato una data storica abbastanza precisa.
È noto che nel santuario di Gerusalemme Davide stesso aveva disposto che i sacerdoti ebrei fossero distinti in 24 tàxeis, ebraico sebaot (1 Cr 24, 1-19); queste classi, avvicendandosi l’una all’altra, dovevano prestare servizio liturgico per una settimana ciascuna, “da sabato a sabato”, per due volte l’anno[34]. Purtroppo l'evangelista ci informa riguardo al turno al quale apparteneva Zaccaria, ma non ci dice in che periodo dell’anno questo turno prestava servizio al Tempio.
È noto che nel santuario di Gerusalemme Davide stesso aveva disposto che i sacerdoti ebrei fossero distinti in 24 tàxeis, ebraico sebaot (1 Cr 24, 1-19); queste classi, avvicendandosi l’una all’altra, dovevano prestare servizio liturgico per una settimana ciascuna, “da sabato a sabato”, per due volte l’anno[34]. Purtroppo l'evangelista ci informa riguardo al turno al quale apparteneva Zaccaria, ma non ci dice in che periodo dell’anno questo turno prestava servizio al Tempio.
Il progresso nello studio dei calendari in uso presso gli Ebrei[35] ha portato ad alcuni tentativi di ricostruire l'ordine di successione di queste classi sacerdotali. La difficoltà più grande, è capire in che modo avvenissero gli avvicendamenti delle classi. Esse, infatti, prestavano servizio per sette giorni ciascuna, e conseguentemente un ciclo completo delle 24 classi ricopriva 168 giorni.
Ci si domanda quindi se la successione delle classi fosse ininterrotta, indipendentemente dal sopraggiungere dell’anno nuovo, provocando un continuo sfasamento rispetto all’anno precedente, o se ogni anno, ad un determinato punto, l’ordine delle classi sacerdotali ripartisse dal principio, con la prima classe (Jehoiarib); le testimonianze talmudiche in proposito non sono univoche.
Già nel XIX secolo Henry Browne e Thomas Lewin, assumendo come valida l’ipotesi della successione ininterrotta, avevano tentato di stabilire la data della nascita di Gesù sulla base dei turni sacerdotali. Il punto di partenza dei loro calcoli fu il dato accertato che il secondo Tempio di Gerusalemme fu distrutto tra il 5 e il 6 agosto del 70, e che il 4 agosto era iniziato il corso sacerdotale di Jehoiarib[36]. Andando a ritroso con la successione delle classi che precedevano, se Gesù fosse nato il 7 a.C. (come essi ritenevano), il turno di Zaccaria in quell’anno sarebbe caduto il 16 maggio, e la nascita di Gesù sarebbe conseguentemente da collocare in agosto[37].
È ovvio che, a seconda dell’anno prescelto per la nascita di Gesù, il turno di Abia viene a cadere in un momento diverso, il che rende questo sistema poco affidabile. Recentemente, Roger T. Beckwith[38] si è decisamente orientato per la soluzione dei cicli sacerdotali annualmente interrotti; egli ritiene che l’arrivo del mese di Tishri fosse il momento in cui si dava inizio ogni anno al ciclo, come era già avvenuto dopo la ricostruzione dell’altare del Tempio dopo l’esilio[39].
Ciò sembra essere confermato anche dai calendari rinvenuti a Qumran[40], dove si seguiva un calendario solare (ideale?) di 364 giorni con un giorno intercalare ogni terzo mese. Qui era previsto un ciclo di avvicendamenti dei turni sacerdotali che durava sei anni, in modo che, allo scadere di ogni ciclo, nella prima settimana del primo anno fosse di servizio il medesimo sacerdote[41].
Ha destato interesse il fatto che secondo questo calendario il turno di Abia, prescritto per due volte l’anno, nel primo dei sei anni ricorre la prima volta dall’8 al 14 del terzo mese del calendario, e la seconda volta dal 24 al 30 dell’ottavo mese del calendario. Ora, questa seconda volta corrisponde all’incirca all’ultima decade di Settembre; ciò permetterebbe di pensare che Zaccaria una volta ogni sei anni avesse il suo turno di servizio in questo periodo di tempo, che è del tutto compatibile con la tradizionale data delle natività di Giovanni Battista e di Gesù. Certo è che non è così facile pensare che nel Tempio di Gerusalemme fosse applicato un calendario solare, a meno che non si pensi che Zaccaria non seguisse il calendario ufficiale.
Ritornando invece al calendario lunare farisaico, sulla base della notizia che il Tempio fu distrutto il 5-6 agosto del 70 d.C. (9-10 di Ab) durante il turno di Jehoiarib, possiamo vedere quale sarebbe stata la successione nelle settimane successive, se il servizio avesse potuto continuare normalmente. Jehoiarib sarebbe stato seguito da Jedaiah, Harim, Seorim, Malchijah e Mijamin, ed Hakkoz avrebbe iniziato il proprio turno il 21 Elul (15 settembre).
Se arrivati a questo punto, in vista dell’inizio di Tishri, la successione sacerdotale fosse ricominciata da principio, ecco che Jehoiarib avrebbe ricominciato il ciclo dal 28 di Elul (22 settembre), e l’ottavo turno di Abijah (quello di Zaccaria) sarebbe cominciato il 17 Heshvan (10 novembre). Se invece si fosse proseguito senza curarsi dell’inizio dell’anno, dopo Hakkoz sarebbe toccato subito ad Abijah, dal 28 di Elul (22 settembre) al 4 di Tishri (29 settembre).
Si può ipotizzare che il sistema dei turni sacerdotali del 70 d.C. fosse il medesimo utilizzato al tempo della nascita di Gesù; nel caso di turni in continua successione, sarebbe assai difficile risalire al periodo ricoperto da Abijah in quell’epoca, non conoscendo né l’anno preciso della nascita di Gesù, né quando vennero fatti cadere gli anni embolismali, ossia gli anni in cui veniva aggiunto un mese in più (un secondo mese di Adar) per riallineare il calendario. Invece, se il servizio ricominciava ogni anno, risulterebbe che il turno di Abijah cadeva sempre intorno alla seconda decade di novembre.
Collocando la nascita di Gesù dopo 15 mesi, si ricavano queste possibilità: in caso di anno ordinario, Gesù sarebbe nato a gennaio-febbraio; in caso di anno con mese embolismale (con il II di Adar), la Natività andrebbe spostata a dicembre-gennaio[42]. Naturalmente occorre tener conto del fatto che le notizie evangeliche non sono utilizzabili con matematica precisione: una indicazione come “nel sesto mese di gravidanza” ha evidentemente un margine di una trentina di giorni. Inoltre, questi calcoli si basano sul presupposto - inverificato - che Gesù e Giovanni siano nati dopo nove mesi esatti di gravidanza.
Qualora si volesse considerare seriamente la possibilità di un tal genere di difficile ricostruzione cronologica, occorrerebbe pertanto considerare i dati con una certa elasticità, senza pretendere di ricavarne delle date assolutamente precise. Jack Finegan, ad esempio, ritiene che Gesù sia nato in inverno, ma rinuncia ad ogni collocazione eccessivamente puntuale[43].
Riassumendo, la nascita di Gesù alla fine di dicembre (o all’inizio di gennaio, come è festeggiata in Oriente), potrebbe essere una data ricavata sulla base di una serie di calcoli congiunti, quindici mesi dopo l’annuncio a Zaccaria, nove mesi dopo l’annunciazione a Maria, sei mesi dopo la nascita di Giovanni il Battista. Un calcolo basato sui turni sacerdotali al Tempio, pur con tutti i suoi limiti, pare non opporsi alla cronologia tradizionale.
Il fatto che vi fossero dei pastori con le loro greggi all'aperto nella notte in cui nacque Gesù[44] non è un motivo per escludere che fosse inverno; ancor oggi a Betlemme è possibile vedere ovini al pascolo nei freddi giorni natalizi[45]. Certamente queste argomentazioni, in mancanza di documenti più precisi, non possono mai avere un valore assoluto.
In conclusione, manca ancora una soluzione definitiva per il problema della data del Natale, ma gli studi degli ultimi decenni hanno aperto nuove prospettive finora trascurate. Certamente la volontà di cristianizzare una festa pagana ha rivestito una certa importanza; ma non è escluso che la collocazione di questa festività al 25 dicembre abbia seguito un proprio percorso, indipendente dalla festa del sole, facendo invece riferimento alla data dell’annunciazione. Non è nemmeno da escludersi che la nascita di Gesù in dicembre sia frutto di una tradizione che si propose di richiamare da vicino i racconti evangelici.
In conclusione, manca ancora una soluzione definitiva per il problema della data del Natale, ma gli studi degli ultimi decenni hanno aperto nuove prospettive finora trascurate. Certamente la volontà di cristianizzare una festa pagana ha rivestito una certa importanza; ma non è escluso che la collocazione di questa festività al 25 dicembre abbia seguito un proprio percorso, indipendente dalla festa del sole, facendo invece riferimento alla data dell’annunciazione. Non è nemmeno da escludersi che la nascita di Gesù in dicembre sia frutto di una tradizione che si propose di richiamare da vicino i racconti evangelici.
Andrea Nicolotti
www.christianismus.it
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Haec dissertatio Franciscae Amati dicatur, quia in nataliciis diebus mihi
hoc argumentum tractare suasit.
hoc argumentum tractare suasit.
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Note:
[*] Il Prof. Mario Righetti (docente di Liturgia a Genova, Accademico pontificio, consultore della Congregazione dei Riti e perito conciliare al Vaticano II) fu l’autore della più voluminosa storia della liturgia latina del XX secolo; presentazione in B. BAROFFIO, Mons. Mario Righetti (1882-1975). Un'esimia figura del clero e della cultura italiana, in "Rivista Liturgica" LXII (1975), pp. 597-606.
[1] Clemente però, che riporta una notizia probabilmente derivata dai seguaci dello gnostico Basilide, parla di genesis, intendendo probabilmente la concezione di Gesù, e non la nascita. Infati i basilidiani celebravano il battesimo di Gesù a Gennaio, e non a Maggio.
[2] Stromata, I,21,146.
[3] IV,23,3: "La prima venuta di nostro Signore, quella nella carne, nella quale egli nacque a Betlemme, ebbe luogo otto giorni prima delle calende di gennaio, di mercoledì, nel quarantaduesimo anno del regno di Augusto". Questo passo è stato considerato da alcuni interpolato (Cfr. B. ALTANER, Patrologia, Casale, 1977, p. 169, che segue il parere di O. Bardenhewer e F. X. Funk). Altri lo vedono come autentico (W. Bauer, A. Harnack), come anche l'editore del testo critico M. Lefèvre (Paris, 1947). Si tratta di un'opera composta probabilmente intorno al 203-204.
[4] De pascha computus 19: “O quam praeclara et divina Domini providentia, ut in illo die quo factus est sol in ipso die nasceretur Christus V kl. Apr. feria IIII. et ideo de ipso merito ad plebem, dicebat Malachias propheta: orietur vobis sol iustitiae, et curatio est in pennis”; Ed. Hartel, CSEL 3.3, 266. L’opera era attribuita a Cipriano.
[5] “Conceptus est ergo Dominus noster octavo calendas aprilis mense Martio, qui est dies Paschae, passionis Domini et conceptionis eius”; “Sed et Dominus nascitur mense Decembri hiemis tempore octavo kalendas ianuarias”. L'opuscolo fu composto in oriente, secondo la sentenza di B. BOTTE che ha dato un'edizione critica nell'opera Noel, Epiphanie: retour du Christ, Paris, 1966, p. 99. Esso è pervenuto tra le opere falsamente attribuite a San Giovanni Crisostomo.
[6] 8,18: “La passione di Cristo fu compiuta nel tempo delle settanta settimane sotto Tiberio Cesare e i consoli Rubellio Gemino e Rufio Gemino, nel mese di marzo, nel periodo della Pasqua, l'ottavo giorno prima delle calende di Aprile, nel primo giorno degli azzimi”.
[7] 4,5: “Secondo la tradizione nacque il 25 dicembre”.
[8] O. CULLMANN, Weihnachten in der alten Kirche, Basel, 1947, p. 9.
[9] Lasciamo naturalmente da parte la testimonianza del Liber Pontificalis che attribuisce a Papa Telesforo (125-136?) l'istituzione della messa natalizia di mezzanotte: “Hic instituit ut... et Natalem Domini noctu missas celebrantur”; ed. DUCHESNE, t. I, p. 129. Ormai nessuno ammette l'autenticità di questa attribuzione arbitraria fatta nel VI secolo.
[10] La Depositio Martyrum fa parte del Calendario filocaliano, ma è preceduta dalla Depositio episcoporum di Roma, l'ultimo dei quali è Papa Silvestro (+ 335). È certo perciò che il Calendario rimonti almeno al 336. Il testo è in Monumenta Germaniae Historica. Auctores Antiquissimi, IX (parte I; 1892) pp. 13-196. Riprodotto in C. KIRCH, Enchiridion fontium historiae ecclesiasticae antiquae, Friburgi, 1965, *544.
[11] Il Santorale è quella parte del Messale o del Breviario, chiamata anche Proprio dei Santi, che contiene i formulari liturgici propri di alcune feste disseminate lungo l’anno e non presenti nel Temporale.
[12] De virginitate, III,1. La velatio virginum al IV sec. sia a Milano che a Roma si faceva di regola nel giorno dell'Epifania, o nella seconda festa di Pasqua, o nelle feste degli Apostoli.
[13] H. FRANK, Zur Geschichte von Weihnachten und Epiphania, in Jahrbuch für Liturgiewissenschaft (1933), p. 10 opina invece per il Natale. Comunque si interpreti il testo ambrosiano, è un fatto che il s. Vescovo compose per il Natale l'inno Intende qui regis Israël. BORELLA. Il rito ambrosiano, Brescia, 1964, p. 56.
[14] Il COEBERGH, basandosi sopra un rescritto dell'imperatore Onorio indirizzato a Simmaco di Roma nel 419, ritiene che a quell'epoca l'Epifania vi era già celebrata come dies solemnis. Cfr. Revue Bénédectine (1965), p. 304
[15] In una nota di commento alla Expositio in Evangelia di BAR SALIBI (+ 1171); ASSEMANI, Bibliotheca Orientalis, tomo II, p. 162.
[16] Das Weihnachtsfest, Bonn, 19693.
[17] Les origines de la Noël et de l'Epiphanie, Louvain, 1963.
[18] Tertulliano difende i cristiani dall'accusa dei pagani di essere "adoratori del sole": “Se il giorno del sole concediamo alla gioia, lo facciamo per un ben altro motivo che per il culto del sole”. Apologeticum, 16,10. Sullo stesso argomento ritorna anche in Ad Nationes, I, 13.
[19] P. TESTINI, Archeologia cristiana, Roma, 1958, p. 167. L'affresco fu scoperto negli scavi intorno al sepolcro di S. Pietro.
[20] Le sigle CM XXX significano Circenses Missus triginta. L'espressione missus nei ludi circensi designava il lancio di un gruppo di bighe o quadriglie nel circo, le quali dovevano compiere cinque o sette giri secondo gli accordi. Dopo di esse seguiva un altro gruppo (missus II) e così via. Il numero variava secondo la solennità del giorno; per lo più era di XXIV. M. R., Il Natale di Mitra e il Natale di Gesù, Torino, 1908, emise l'opinione che la nota Natalis Invicti si debba riferire a Costanzo, vincitore di Massenzio nella battaglia di Mursa (Dicembre 351), ma non fu accettata da alcuno.
[21] Il FRANK (in Archiv für Liturgiewissenschaft (1952), p. 24) ne vede un riflesso nell'inno Intende qui regis Israël, dove dice: Praesepe iam fulget duum, lumenque nox spirat novum, quod nulla non interpolet fideque iugi luceat. Per gli altri Padri, vedi G. BONACCORSI, Il Natale, Appunti d'esegesi e di storia, Roma, 1903, p. 51, ove son riportati i passi relativi.
[22] Il quale in questo passo mostra di credere che proprio N. Signore fosse nato il 25 Dicembre: “Anche infatti Giovanni, a quanto ha tramandato la Chiesa, è nato il 24 giugno, quando ormai i giorni cominciano ad accorciarsi; quindi il Signore è nato il 25 dicembre, quando i giorni cominciano già ad allungarsi”. Ennarationes in Psalmos, 132,15. Cfr. De Trinitate, IV,5. Anche S. Gerolamo ripete questi concetti. Dal solstizio d'inverno "cresce la luce e decrescono le tenebre, cresce il giorno e decresce l'errore, la verità si avvicina. Oggi nasce per noi il sole della giustizia" (Homilia de nativitate Domini, 155-156).
Il calendario dell'astrologo Antiochus segna al 25 Dicembre: “Nascita del sole: cresce il giorno”; citato dal CUMONT, Textes et Monuments relatifs aux mystères de Mithra, I, 342, nota. È interessante pure rilevare da S. Agostino come Fausto manicheo obiettasse ai cristiani: "Celebrate i giorni solenni dei pagani assieme a loro, come le calende ed i solstizi"; Contra Faustum, 20,4.
[23] Egli vuol premunire i fedeli dal non festeggiare quel giorno come se fosse una festa della nuova nascita del sole (de novi, ut dicunt, solis ortu). Tractatus septem et nonaginta, 22. Ai tempi di S. Leone (440-461) gli adoratori di Mitra erano forse del tutto scomparsi. Egli in questo passo allude ai Manichei, i quali veneravano il sole tutti i giorni, ma particolarmente nel dì natalizio di Gesù, essendo solis dies natalis. M. R., op. cit., n. 54.
[24] L. DUCHESNE, Origines du culte chrétien. Étude sur la liturgie latine avant Charlemagne, Paris, 1925, pp. 271-281. Cfr. H. ENGBERDING, Der 25 Dezember als Tag der Feier der Geburt des Herrn, in Archiv für Liturgiewissenschaft (1952), p. 25 sg. che ne riprende la tesi.
[25] Cfr. V. GRUMEL, Traité d'études byzantines; I La Chronologie, Paris, 1958, cap. II. Della Tavola o Canone pasquale il residuo più importante sarebbe il computo inciso sulla cosiddetta statua di Ippolito a Roma; cfr. EUSEBIUS, Historia Ecclesiastica, VI,22.
[26] Cfr. TERTULLIANUS, Adversus Judaeos, 8,18, già citato. Lo stesso affermano il Catalogo Filocaliano dei papi e gli Atti di Pilato, scrittura apocrifa assai diffusa in Oriente a principio del sec. IV e forse prima.
[27] Perché nessun venerdì, 25 marzo, cade, tra gli anni che possono essere presi in discussione, nel plenilunio o nel giorno susseguente alla Pasqua giudaica.
[28] Commentario su Daniele, IV,23. Cfr. M. HANSSENS, La liturgie d'Hippolyte, Rome, 1960, p. 273. Un'altra conferma la troviamo nel già citato passo (IV,5) del De Trinitate di S. Agostino, composto intorno al 400, dove si dice che Cristo “secondo la tradizione nacque il 25 dicembre”.
[29] Origines du culte chrétien, pp. 278-279,
[30] De diversis quaestionibus octoginta tribus liber unus, 56: “Moltiplicati per sei, che è il numero iniziale di questa serie, si ottiene duecentosettantasei, cioè nove mesi e sei giorni, che vengono computati dall’ottavo giorno prima delle calende di aprile [25 marzo], giorno in cui si crede che il Signore sia stato concepito ed è lo stesso giorno della sua passione, sino all’ottavo giorno prima delle calende di gennaio [25 dicembre], in cui è nato”.
[31] Le origini dell'anno liturgico, Brescia, 1991, pp. 93-101.
[32] Luca 1,26-27: “Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria”.
[33] Alle origini del calendario natalizio, in «Euntes Docete» XLV (1992), pp. 11-16.
[34] Cfr. Giuseppe Flavio, Antiquitates, VII,365.
[35] Per una presentazione generale della questione calendariale con bibliografia,
[36] Ad esempio, Flavio Giuseppe, Bellum iudaicum, VI,220-270.
[37] H. BROWNE, Ordo saeclorum, London, 1844; T. LEWIN, Fasti sacri, London, 1865.
[38] The Date of Christmas and the Courses of the Priests, in Id., Calendar & Chronology, Jewish and Christian, Leiden, 1996, pp. 79-92.
[39] Esdra 3,2-6: “Giosuè figlio di Iozadàk con i fratelli, i sacerdoti, e Zorobabele figlio di Sealtiel con i suoi fratelli, si misero al lavoro per ricostruire l'altare del Dio d'Israele, per offrirvi olocausti, come è scritto nella legge di Mosè uomo di Dio [...] Cominciarono a offrire olocausti al Signore dal primo giorno del mese settimo, benché del suo tempio non fossero ancora poste le fondamenta”.
[40] I testi calendariali sono editi e raccolti in S. TALMON, J. BEN-DOV, U. GLESSMER, Qumràn Cave 4.XVI. Calendrical Texts, Oxford, 2001.
[41] Per un commento di questi testi (principalmente 4Q320-321), cfr. S. TALMON, The Calendar Reckoning of the Sect from the Judæan Desert, in «Scripta Hierosolyminitana» IV (1958), pp. 162-199; C. MARTONE, Un calendario proveniente da Qumran recentemente pubblicato, in «Henoch» XVI (1994), pp. 49-76; Id., Calendari e turni sacerdotali a Qumràn, in F. ISRAEL - A. M. RABELLO - A. M. SOMEKH (a cura di), Hebraica. Miscellanea di studi in onore di Sergio J. Sierra per il suo 75° compleanno, Torino, 1998, pp. 325-356; J. FINEGAN, Handbook of Biblical Chronology, Peabody, 19982, pp. 275-278.
Sui difficili problemi di intercalazione del calendario qumranico, che comunque risultava imperfetto, R. T. BECKWITH, The Perpetual Calendar of the Dead Sea Scrolls, in Id., Calendar & Chronology, Jewish and Christian, Leiden, 1996, pp. 120-140; U. GLESSMER, Calendars in the Qumran Scrolls, in P. W. FLINT - J. C. VANDERKAM (a cura di), The Dead Sea Scrolls After Fifty Years, Leiden, 1999, pp. 376-395.
[42] Per le tabelle e i calcoli basati su diversi computi calendariali, cfr. J. FINEGAN, Handbook of Biblical Chronology, Peabody, 19982, pp. 275-278.
[43] Handbook of Biblical Chronology, pp. 278-279.
[44] Lc 2,8: “C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge”.
[45] È quanto testimoniato ad esempio dal biblista Harry Mulder, che passò il Natale del 1967 a Betlemme e prestò attenzione a questo particolare, registrando la presenza di pecore ed agnelli nel villaggio, e concludendo con queste parole: “Non è impossibile che il Signore Gesù sia nato a Dicembre”. Lo scritto di Mulder è anche riportato nel commentario del Vangelo di Matteo di W. HENDRIKSEN, Exposition of the Gospel according to Matthew. New Testament Commentary, Baker Book House, 1973, vol. I, p. 182.
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