I Testimoni di Geova -
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Le dottrine


W. Barclay e la TNM



William Barclay 1907 - 1978 (link)

Per cercare di dimostrare che la traduzione di Giov. 1:1 ("La parola era un dio") nella TNM abbia il sostegno degli studiosi, la WTS ha citato il noto traduttore biblico William Barclay, nella "Domanda dai Lettori" del 1° novembre 1977, pp. 671, 672:

Domande dai lettori
· In Giovanni 1:1 il termine "dio" è applicato a entrambi il Padre e il Figlio, la Parola. Ma nel testo greco il termine "dio" (theos) è scritto in modo diverso in questi due casi. Perché? Che cosa significa?

A chi non ha familiarità con la lingua greca può sembrare che il fatto che la parola sia prima scritta theon e poi theos abbia un significato. Ma la differenza sta semplicemente nell'osservanza del caso grammaticale greco.
Giovanni 1:1 dice: "[In] principio era la Parola, e la Parola era con il Dio [ton theon], e la Parola era dio [theos]".

Il greco ha cinque casi: nominativo, genitivo, dativo, accusativo e vocativo. Il modo in cui si scrive una parola può variare secondo il caso che si usa. Prendete, per esempio, l'articolo determinativo "il". Nei primi quattro di questi casi, l'articolo determinativo maschile di numero singolare si scrive rispettivamente: [ò, tou, to, ton].

Similmente, in Giovanni 1:1 la parola theos si scrive secondo il particolare caso che si usa. Nella prima menzione ("la Parola era con il Dio") è al caso accusativo e perciò è scritta [theon]. Ma nella seconda menzione è al caso nominativo, e perciò è scritta [theos]. Il modo in cui è scritto theos non indica di per sé la persona o la posizione di chi è designato, come mostra II Corinti 4:4, 6. Nel versetto quattro Satana è identificato come [theos], "l'iddio di questo sistema di cose", e al versetto sei il Creatore è chiamato [theos]. Theos è scritto nello stesso modo in entrambi i versetti, poiché in ciascuna ricorrenza è usato il caso nominativo. Quindi il fatto che theos si scriva in modo diverso nelle due menzioni di Giovanni 1:1 non indica nessuna differenza di significato; in entrambe le menzioni il significato è "dio".

Ciò che è interessante è che in Giovanni 1:1 l'articolo determinativo ò [ho] non è usato davanti a theos quando si riferisce al Figlio, la Parola. Riguardo a questo punto il noto traduttore biblico William Barclay scrive:

"Ora di norma, eccetto ragioni speciali, i nomi greci sono sempre preceduti dall'articolo determinativo, . . . Quando un nome greco non è preceduto dall'articolo, diviene più una descrizione che un'identificazione, e ha più il carattere di un aggettivo che quello di un nome. Si può vedere esattamente la stessa cosa in inglese [o, in italiano]. Se dico: 'Giacomo è l'uomo', allora identifico Giacomo con qualche determinato uomo a cui penso; ma, se dico: 'Giacomo è uomo', allora semplicemente descrivo Giacomo come una persona umana, e la parola uomo è divenuta una descrizione e non una identificazione. Se Giovanni avesse detto ho theos en ho logos, facendo precedere entrambi i nomi dall'articolo determinativo, allora avrebbe definitamente identificato il logos [la Parola] con Dio, ma siccome l'articolo determinativo non precede theos esso diviene una descrizione, e più un aggettivo che un nome. Per dirlo piuttosto alla buona, la traduzione quindi diviene: 'La Parola era della stessa classe di Dio, apparteneva allo stesso ordine di essere di Dio'. . . . Qui Giovanni non identifica la Parola con Dio. Per dirlo molto semplicemente, egli non dice che Gesù era Dio". - Many Witnesses, One Lord (1963), pagine 23, 24.

Quindi, in entrambe le loro traduzioni il dott. Edgar J. Goodspeed e il dott. James Moffatt rendono la frase: "La Parola [o Logos] era divina". Questo riflette l'eccellente distinzione che l'apostolo Giovanni fece con le sue parole, una distinzione che è in armonia col fatto che Gesù non fu uguale al Padre in potenza ed eternità ma fu il Figlio creato del Padre. (1 Cor. 11:3) La Traduzione del Nuovo Mondo rende accuratamente il versetto: "Nel principio era la Parola, e la Parola era con il Dio, e la Parola era dio".

Le pagine originali

pag. 671

pag. 672
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Avete notato i puntini di sospensione ad un certo punto di questa citazione? Nei puntini si riporta una frase essenziale per la corretta comprensione di ciò che il prof. Barclay voleva dire. Omettendo quella frase il suo pensiero viene completamente stravolto. Ecco la frase completa (metto fra parentesi quadre ed in grassetto il punto omesso dalla WTS):

«Per dirlo piuttosto alla buona, la traduzione quindi diviene: "La Parola era della stessa classe di Dio, apparteneva allo stesso ordine di essere di Dio [Il solo traduttore moderno che ha affrontato questo problema con chiarezza e precisione è Kenneth Wuest, che traduce 'La Parola era in quanto all'essenza essenzialmente deità'. Ma troviamo anche che la NEB ha risolto brillantemente il problema traducendo con estrema accuratezza: "Ciò che Dio era la Parola era'.] Qui Giovanni non sta identificando la Parola con Dio. Per dirlo più semplicemente non dice che Gesù era Dio».

     

Le pagine originali
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Quindi il prof. Barclay voleva solo far notare che grammaticalmente Giovanni non identifica la persona della Parola con quella del Padre, ma che il testo presenta due esseri personali della stessa natura, una ho Logòs e l'altro tòn theòn e che Theòs én ho Logòs non vuol dire che Gesù era il Padre ma che Gesù era Dio per natura.

Questo è quello che si comprende chiaramente leggendo le parole del prof. Barclay per intero. La citazione mutilata che ne viene invece fatta dalla WTS porta ad una conclusione completamente diversa. Viene fatto dire a Barclay che egli non crede nell'uguaglianza di natura del Figlio con il Padre.

Questo uso improprio e scorretto delle sue parole è stato fatto notare dal professor Barclay in una lettera scritta ad un suo collega, lettera di cui riproduco il testo:


William Barclay, 32 Holmhead Road, Glasgow, G44 3AR
Telefono 041-837 4917

26 Agosto 1977

Dott. Donald P. Shoemaker,
Dipartimento di Studi Biblici,
Università di Biola.

Caro Professor Shoemaker,

Grazie per la sua lettera dell'11 agosto.

L'articolo della Torre di Guardia mi ha, mediante studiate mutilazioni, fatto dire l'opposto di ciò che io intendevo dire. Ciò che volevo significare, come lei ben sa, è che Gesù non è lo stesso che Dio, o, se la vogliamo porre con molta crudezza, che egli è della stessa sostanza di Dio, cioè che è della stessa essenza di Dio, ma il modo in cui la Torre di Guardia ha stampato il mio articolo ha semplicemente fatto sì che si traesse la conclusione che Gesù non è Dio nel modo che a loro conviene.

Se essi omettono dalla loro risposta la traduzione di Henneth Wuest e della NEB, omettono l'intero punto.

Lei ha fatto bene a scrivere ed io non credo che sia necessario aggiungere altro per chiarire la mia posizione.

Con ogni osservanza

Sinceramente suo,

William Barclay




La lettera orginale del prof. Barklay
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Suggerimenti e consigli dati dalla Società Torre di Guardia sul corretto modo di citare le parole altrui:

Accuratezza nelle affermazioni


I testimoni di Geova sono un'organizzazione di verità. Dovremmo voler dichiarare la verità ed essere sempre assolutamente accurati in tutti i particolari. Questo si dovrebbe fare non solo riguardo alle dottrine ma anche nelle citazioni, in ciò che diciamo intorno ad altri o nel modo in cui li rappresentiamo, e negli argomenti che implicano dati scientifici o notizie di cronaca. Le affermazioni errate fatte a un uditorio possono essere ripetute e l'errore può essere ingrandito. Le inesattezze che sono riconosciute da un uditorio suscitano dubbi in quanto all'autorità dell'oratore su altri punti, forse mettendo anche in dubbio la veracità del messaggio stesso. - Manuale per la Scuola di Ministero teocratico, pag. 110, § 10,11.


 
   
       
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Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo
dei Testimoni di Geova
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