Lettera di un Testimone di Geova all'Espresso:
Egregio Magister, mi sono imbattuto oggi nel suo articolo riguardante i Testimoni di Geova e le loro "difficoltà" nell'intesa con lo Stato Italiano. Devo dire che il suo articolo, come il testo della petizione popolare, hanno suscitato in me sentimenti piuttosto contrastanti. Il suo articolo, nonostante contenga un gran numero di riferimenti interessanti e corretti, spesso dà l'impressione di non essere completamente imparziale riguardo l'argomento.
Per prima cosa le vorrei cortesemente chiedere di controllare le sue fonti sulla storia dei Testimoni di Geova, dato che il suo articolo contiene alcune imprecisioni qua e là. A tal fine mi permetto di consigliarle di rivolgersi al primo Testimone di Geova che vede, o di recarsi presso una locale Sala del Regno, e di farsi dare una copia del libro "Testimoni di Geova: proclamatori del Regno di Dio", ovvero la biografia dei Testimoni di Geova edito dalla Watch Tower & Tract Society of Pennsylvania nel 1993 e dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova nel 1995. Converrà con me che un libro edito dai diretti interessati è, in ogni caso, da ritenersi una fonte autorevole sull'argomento.
Altra cosa che mi lascia perplesso è la Petizione Popolare citata nel suo articolo. A parte una notevole serie di forzate malinterpretazioni ed estrapolazioni assolutamente fuori luogo, è il firmatario della petizione stessa che mi lascia perplesso. Se ha la possibilità di fare una semplice ricerca in uno dei tanti "Search Engine" su Internet, vedrà che il personaggio in questione è un ex Testimone di Geova che, dopo la sua disassociazione, sembra dedichi gran parte del suo tempo a prodigarsi nello screditare la religione dei Testimoni di Geova. Pur rispettando ciò egli vuol fare della sua vita e del suo tempo, mi permetto di farle notare come in moltissime situazioni (legga processi, indagini di organi di polizia, testimonianze ed altro) chi è emotivamente coinvolto venga tenuto "in disparte" in maniera che le sue emozioni non interferiscano con ciò che si sta facendo. Ora, visto che il sig. Aveta, sembra così assolutamente coinvolto, dal punto di vista emotivo, mi chiedo quanto credito gli si possa dare nelle sue affermazioni, visto che come minimo, il suo punto di vista è certamente tutt'altro che "super partes". Che quindi il Suo giornale dedichi tanto spazio alla petizione popolare scritta da costui mi sembra, come minimo, un atteggiamento poco imparziale.
Lo stesso dicasi per la citazione "prima ancora un'altra ex ministro, Ombretta Fumagalli Carulli, aveva firmato con una ventina di colleghi un'interrogazione zeppa di accuse". La frase è volutamente piantata lì, in mezzo all'articolo, in sospeso. Un'altra veloce ricerca su Internet, Le garantisco che non Le avrebbe occupato più di 5 minuti, l'avrebbe condotta [vedi nota] contenente una lettera spedita da Francesco Corsano all'On.le Avv. Nicola Mancino contenente una seria disamina di tutti i punti contenuti nell'interrogazione parlamentare. Avrebbe potuto, quantomeno riportare, per completezza, il link in questione. Queste osservazioni non vogliono essere critiche a sé stanti ma vorrebbero essere piuttosto un'accorata richiesta ad un maggiore approfondimento per evitare malinterpretazioni. In questo periodo, nonostante le conquiste dell'uomo nel corso dell'ultimo secolo, si sta assistendo a sempre maggiori episodi di intolleranza (razziale, religiosa, sessuale ecc. ecc.) e una corretta informazione è uno dei passi fondamentali per evitare di aggravare situazioni già delicate di per sé.
Per prima cosa le vorrei cortesemente chiedere di controllare le sue fonti sulla storia dei Testimoni di Geova, dato che il suo articolo contiene alcune imprecisioni qua e là. A tal fine mi permetto di consigliarle di rivolgersi al primo Testimone di Geova che vede, o di recarsi presso una locale Sala del Regno, e di farsi dare una copia del libro "Testimoni di Geova: proclamatori del Regno di Dio", ovvero la biografia dei Testimoni di Geova edito dalla Watch Tower & Tract Society of Pennsylvania nel 1993 e dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova nel 1995. Converrà con me che un libro edito dai diretti interessati è, in ogni caso, da ritenersi una fonte autorevole sull'argomento.
Altra cosa che mi lascia perplesso è la Petizione Popolare citata nel suo articolo. A parte una notevole serie di forzate malinterpretazioni ed estrapolazioni assolutamente fuori luogo, è il firmatario della petizione stessa che mi lascia perplesso. Se ha la possibilità di fare una semplice ricerca in uno dei tanti "Search Engine" su Internet, vedrà che il personaggio in questione è un ex Testimone di Geova che, dopo la sua disassociazione, sembra dedichi gran parte del suo tempo a prodigarsi nello screditare la religione dei Testimoni di Geova. Pur rispettando ciò egli vuol fare della sua vita e del suo tempo, mi permetto di farle notare come in moltissime situazioni (legga processi, indagini di organi di polizia, testimonianze ed altro) chi è emotivamente coinvolto venga tenuto "in disparte" in maniera che le sue emozioni non interferiscano con ciò che si sta facendo. Ora, visto che il sig. Aveta, sembra così assolutamente coinvolto, dal punto di vista emotivo, mi chiedo quanto credito gli si possa dare nelle sue affermazioni, visto che come minimo, il suo punto di vista è certamente tutt'altro che "super partes". Che quindi il Suo giornale dedichi tanto spazio alla petizione popolare scritta da costui mi sembra, come minimo, un atteggiamento poco imparziale.
Lo stesso dicasi per la citazione "prima ancora un'altra ex ministro, Ombretta Fumagalli Carulli, aveva firmato con una ventina di colleghi un'interrogazione zeppa di accuse". La frase è volutamente piantata lì, in mezzo all'articolo, in sospeso. Un'altra veloce ricerca su Internet, Le garantisco che non Le avrebbe occupato più di 5 minuti, l'avrebbe condotta [vedi nota] contenente una lettera spedita da Francesco Corsano all'On.le Avv. Nicola Mancino contenente una seria disamina di tutti i punti contenuti nell'interrogazione parlamentare. Avrebbe potuto, quantomeno riportare, per completezza, il link in questione. Queste osservazioni non vogliono essere critiche a sé stanti ma vorrebbero essere piuttosto un'accorata richiesta ad un maggiore approfondimento per evitare malinterpretazioni. In questo periodo, nonostante le conquiste dell'uomo nel corso dell'ultimo secolo, si sta assistendo a sempre maggiori episodi di intolleranza (razziale, religiosa, sessuale ecc. ecc.) e una corretta informazione è uno dei passi fondamentali per evitare di aggravare situazioni già delicate di per sé.
Andrea Ghirardini
***
Achille Aveta risponde ad Andrea Ghirardini:
Mi sento in dovere di ringraziare il Testimone di Geova Ghirardini per almeno due ragioni: 1 - per l'attenzione che dedica alla mia attività; 2 - per il suo invito "ad un maggiore approfondimento".
La lettera del sig. Ghirardini è un fulgido esempio di "argomentazione ad personam": attaccare un avversario sul piano personale piuttosto che affrontare le tesi da lui esposte per valutarne la fondatezza. Infatti il Ghirardini preferisce non entrare nel merito delle presunte "malinterpretazioni ed estrapolazioni" di cui - a suo dire - sarebbe infarcita la relazione illustrativa della petizione popolare (consultabile in altra pagina di questo sito), ma indulge nell'esternare perplessità sul conto del sottoscritto. Il sig. Ghirardini appare turbato dal fatto che anch'io sono stato Testimone di Geova e ricava da questa mia trascorsa militanza geovista la conclusione che sarei tanto "emotivamente coinvolto" da non risultare attendibile come voce critica del movimento geovista.
Premesso che non mi risulta che il sig. Ghirardini abbia avuto l'opportunità di conoscermi personalmente, su quali elementi fonda una valutazione così apodittica e sommariamente delegittimante della mia attività di studioso del fenomeno geovista? Ha forse letto qualcuna delle centinaia di pagine da me scritte sul movimento cui aderisce? Sa il Ghirardini che, nello studio di fenomeni sociali, è opportuno seguire il criterio che B.R. Wilson chiama "distacco partecipante", con il quale si cerca di bilanciare empatia e distacco specialmente nell'approccio a una realtà religiosa? Non a caso Sandro Magister, nella sua inchiesta sui Testimoni di Geova, ha doverosamente citato la documentata testimonianza di R.V. Franz - ex componente del Direttivo mondiale geovista - universalmente riconosciuto (anche da Massimo Introvigne, che solitamente non è tenero con gli ex adepti) come autorevole, talvolta unica, fonte di informazione per la conoscenza di vicende interne al geovismo.
Caro Ghirardini, non sarebbe stato più serio tentare di confutare le obiezioni e le perplessità sull'operato del movimento geovista che oltre 20.000 cittadini italiani hanno condiviso e ritenuto di dover segnalare al Parlamento, piuttosto che tentare di screditarmi sic et simpliciter?
Veniamo ora all'invito a "un maggiore approfondimento". Il Ghirardini rimprovera all'Espresso un atteggiamento parziale perché Magister non avrebbe privilegiato fonti geoviste, a detta del Testimone di Geova, più autorevoli sugli argomenti trattati. Probabilmente l'ottimo Magister, proprio perché conosce bene la "qualità" delle fonti geoviste, ha ritenuto necessario dare spazio ad altre fonti che non ha considerato faziose. A questo punto occorre dare contezza delle ragioni per cui le fonti ufficiali geoviste vanno lette con la massima cautela!
Il geovismo è un'ideologia che fa della riscrittura della propria storia un principio irrinunciabile. Per dare prova del tipo di critica che sono abituato a muovere al geovismo, offro qualche dimostrazione dell'assunto appena citato. Un primo esempio lo ricavo proprio dallo scritto di Magister, dove si menziona uno dei tanti fallimenti profetici che costella la centenaria storia del geovismo: quello legato all'anno 1925 come data in cui sarebbero stati ricreati, in carne ed ossa, i Patriarchi dell'A.T. per assumere il dominio sull'intera Terra.
La lettera del sig. Ghirardini è un fulgido esempio di "argomentazione ad personam": attaccare un avversario sul piano personale piuttosto che affrontare le tesi da lui esposte per valutarne la fondatezza. Infatti il Ghirardini preferisce non entrare nel merito delle presunte "malinterpretazioni ed estrapolazioni" di cui - a suo dire - sarebbe infarcita la relazione illustrativa della petizione popolare (consultabile in altra pagina di questo sito), ma indulge nell'esternare perplessità sul conto del sottoscritto. Il sig. Ghirardini appare turbato dal fatto che anch'io sono stato Testimone di Geova e ricava da questa mia trascorsa militanza geovista la conclusione che sarei tanto "emotivamente coinvolto" da non risultare attendibile come voce critica del movimento geovista.
Premesso che non mi risulta che il sig. Ghirardini abbia avuto l'opportunità di conoscermi personalmente, su quali elementi fonda una valutazione così apodittica e sommariamente delegittimante della mia attività di studioso del fenomeno geovista? Ha forse letto qualcuna delle centinaia di pagine da me scritte sul movimento cui aderisce? Sa il Ghirardini che, nello studio di fenomeni sociali, è opportuno seguire il criterio che B.R. Wilson chiama "distacco partecipante", con il quale si cerca di bilanciare empatia e distacco specialmente nell'approccio a una realtà religiosa? Non a caso Sandro Magister, nella sua inchiesta sui Testimoni di Geova, ha doverosamente citato la documentata testimonianza di R.V. Franz - ex componente del Direttivo mondiale geovista - universalmente riconosciuto (anche da Massimo Introvigne, che solitamente non è tenero con gli ex adepti) come autorevole, talvolta unica, fonte di informazione per la conoscenza di vicende interne al geovismo.
Caro Ghirardini, non sarebbe stato più serio tentare di confutare le obiezioni e le perplessità sull'operato del movimento geovista che oltre 20.000 cittadini italiani hanno condiviso e ritenuto di dover segnalare al Parlamento, piuttosto che tentare di screditarmi sic et simpliciter?
Veniamo ora all'invito a "un maggiore approfondimento". Il Ghirardini rimprovera all'Espresso un atteggiamento parziale perché Magister non avrebbe privilegiato fonti geoviste, a detta del Testimone di Geova, più autorevoli sugli argomenti trattati. Probabilmente l'ottimo Magister, proprio perché conosce bene la "qualità" delle fonti geoviste, ha ritenuto necessario dare spazio ad altre fonti che non ha considerato faziose. A questo punto occorre dare contezza delle ragioni per cui le fonti ufficiali geoviste vanno lette con la massima cautela!
Il geovismo è un'ideologia che fa della riscrittura della propria storia un principio irrinunciabile. Per dare prova del tipo di critica che sono abituato a muovere al geovismo, offro qualche dimostrazione dell'assunto appena citato. Un primo esempio lo ricavo proprio dallo scritto di Magister, dove si menziona uno dei tanti fallimenti profetici che costella la centenaria storia del geovismo: quello legato all'anno 1925 come data in cui sarebbero stati ricreati, in carne ed ossa, i Patriarchi dell'A.T. per assumere il dominio sull'intera Terra.
Siccome questa predizione di J.F. Rutherford (capo indiscusso del geovismo dal 1917 al 1941) tardava a realizzarsi, per tenere alta la tensione escatologica degli affiliati, nel 1929 i vertici geovisti si inventarono un efficace colpo di scena; lasciamo che a narrarci la vicenda sia una fonte geovista (J.F. Rutherford, Salvezza, 1939, pp. 301-302): "A San Diego, California, v'è un pezzo di terreno, sul quale, nell'anno 1929, fu costruita una casa, che fu chiamata Beth-Sarim (=Casa dei Principi); ...e lo scopo di acquistare la proprietà e fabbricare la casa fu per avere una tangibile prova che vi sono oggidì sulla terra di coloro ...i quali credono che i fedeli uomini antichi saranno ben presto risuscitati dal Signore, verranno un'altra volta sulla terra, per prendere controllo degli affari visibili del governo teocratico".
Quindi tutto chiaro: la Beth-Sarim era stata costruita per servire come dimora dei Patriarchi, i quali avrebbero governato sulla Terra di lì a poco! Ovviamente passano i decenni, le visioni di Rutherford non si realizzano e quella casa, ancora in piedi, diventa una testimonianza alquanto scomoda per i Testimoni di Geova; perciò viene venduta a privati e si cerca di fare dimenticare lo scopo per cui essa fu costruita. Tanto è vero che nell'Annuario 1976 dei Testimoni di Geova, pag. 193, i vertici geovisti - con una buona dose di sicumera - riscrivono quel pezzo di storia raccontando agli adepti un'altra versione dei fatti. Leggiamola: "A suo tempo, qualcuno fece un'offerta con il preciso scopo di costruire a San Diego una casa per il fratello Rutherford".
Avete letto bene, per non essere costretti a tirare in ballo “dolorosi” aspetti del fallimentare escatologismo geovista, si cerca di dissimulare il vero scopo per il quale fu costruita Beth-Sarim. Addirittura gli ideologi geovisti arrivano a manipolare anche il senso dei propri scritti; infatti, nell'Annuario citato vengono menzionate le prime parole del libro "Salvezza", che ho riprodotto in precedenza, interrompendo la citazione proprio al punto in cui Rutherford spiegava lo scopo per cui era stata realizzata quella principesca dimora! Vedete con quanta facilità un "nobile" scopo (legato all'adempimento di profezie bibliche così come le vedeva Rutherford nella sua sfera di cristallo) viene trasformato in un più prosaico fine: costruire una dimora confortevole per il leader ammalato. Il tutto con l’evidente scopo di dissimulare la realtà agli stessi affiliati, confidando sul fatto che la letteratura meno recente è sostanzialmente indisponibile per la stragrande maggioranza degli adepti attuali!
Un altro esempio di riscrittura della storia geovista da parte degli ideologi del movimento me lo suggerisce il Ghirardini quando menziona la lettera del 24/11/1998, indirizzata al Presidente del Senato, che i vertici italiani del geovismo hanno redatto per perorare la causa dell’Intesa. A proposito della presenza “formale” del movimento geovista nel nostro Paese, il Vicepresidente della Congregazione geovista, tra l’altro, dichiarava che "a detta Camera di Commercio [di Milano] fu iscritta nel luglio 1946 ... una società a responsabilità limitata appositamente costituita e non l'ente statunitense [Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania]".
Un altro esempio di riscrittura della storia geovista da parte degli ideologi del movimento me lo suggerisce il Ghirardini quando menziona la lettera del 24/11/1998, indirizzata al Presidente del Senato, che i vertici italiani del geovismo hanno redatto per perorare la causa dell’Intesa. A proposito della presenza “formale” del movimento geovista nel nostro Paese, il Vicepresidente della Congregazione geovista, tra l’altro, dichiarava che "a detta Camera di Commercio [di Milano] fu iscritta nel luglio 1946 ... una società a responsabilità limitata appositamente costituita e non l'ente statunitense [Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania]".
Ma questo Vicepresidente non legge neanche gli atti costitutivi della Congregazione che presiede? Non sa che l'atto costitutivo della Congregazione in argomento attesta che tale ente esponenziale americano si registrò come società commerciale alla Camera di Commercio di Milano l'8/7/1946? A cosa si devono queste versioni discordanti, fornite da atti e organi della stessa Congregazione in tempi diversi? Forse nell'atto costitutivo di associazione occorreva "retrodatare" la presenza in Italia dell'ente esponenziale americano per accreditare la tesi che il culto geovista fosse "consolidato nella tradizione italiana", inducendo così in errore le Autorità pubbliche chiamate a pronunciarsi sulla concessione del riconoscimento della personalità giuridica alla Congregazione? Se così fosse, come andrebbe valutata la condotta dei rappresentanti della Congregazione?
Ma, a mio avviso, l’esempio più drammatico di revisionismo è quello legato alle sofferenze subite dai Testimoni per mano del tiranno nazista. Da tempo i mass media danno risalto ad iniziative dei Testimoni di Geova con le quali essi intendono ricordare tali sofferenze. Ebbene, è doveroso evidenziare che anche queste iniziative rientrano in un progetto di revisionismo storico adottato dai vertici geovisti, attraverso il quale si tenta di celare la vera genesi delle atrocità subite da alcuni Testimoni sotto il nazismo. Una documentata indagine storica (cf. A. Aveta - S. Pollina, Scontro tra totalitarismi: nazifascismo e geovismo, Editrice Vaticana, 2000) ha evidenziato che molte furono le concause di questa dolorosa pagina di sofferenze; per brevità mi limito ad elencare le meno note:
- l’irragionevolezza di Rutherford che passò da un esplicito tentativo di compromesso con Hitler a una posizione di forte contrapposizione con il regime appena questo non cedette alle lusinghe del “Generalissimo” (appellativo con il quale Rutherford era definito dai suoi seguaci);
- la convinzione dei Testimoni dell’epoca di vivere gli “ultimi giorni” di questa società (infatti Rutherford arringava continuamente i seguaci prevedendo addirittura che nel 1941 mancavano “pochi mesi” prima dell’Armaghedon biblico); questa certezza dell’imminenza della “fine” indusse i Testimoni dell’epoca ad azioni provocatorie recepite dal nazismo come veri e propri atti di sfida politica, contro i quali rabbiosa fu la reazione del sistema nazista.
In conclusione, non si può che condividere l’opinione della storica C.E. King, la quale presenta il conflitto tra Testimoni e nazismo come un problema di scontro tra due opposti fanatismi, caratterizzati entrambi da un accentuato totalitarismo.
Mi fermo qui, non perché sia a corto di ulteriori argomenti, ma per rispetto di chi ha avuto la pazienza di leggermi. Ovviamente, ben altre sono le ragioni che inducono migliaia di cittadini italiani a chiedere al Parlamento la costituzione di un’apposita commissione di inchiesta sulle attività della Congregazione geovista prima della stipula dell’Intesa. Com’è stato autorevolmente osservato, “l’Intesa ci sembra sia qualcosa di più di una semplice tutela di diritti. Essa, infatti, apre delle possibilità di azione e di diffusione e dà una patente di affidabilità di fronte alla coscienza dei cittadini. Quanto meno essa garantisce di fronte a eventuali pericoli che un determinato gruppo possa rappresentare per il bene collettivo. Ora ci si deve domandare se queste condizioni si pongano nei confronti dei Testimoni di Geova”.
Ma, a mio avviso, l’esempio più drammatico di revisionismo è quello legato alle sofferenze subite dai Testimoni per mano del tiranno nazista. Da tempo i mass media danno risalto ad iniziative dei Testimoni di Geova con le quali essi intendono ricordare tali sofferenze. Ebbene, è doveroso evidenziare che anche queste iniziative rientrano in un progetto di revisionismo storico adottato dai vertici geovisti, attraverso il quale si tenta di celare la vera genesi delle atrocità subite da alcuni Testimoni sotto il nazismo. Una documentata indagine storica (cf. A. Aveta - S. Pollina, Scontro tra totalitarismi: nazifascismo e geovismo, Editrice Vaticana, 2000) ha evidenziato che molte furono le concause di questa dolorosa pagina di sofferenze; per brevità mi limito ad elencare le meno note:
- l’irragionevolezza di Rutherford che passò da un esplicito tentativo di compromesso con Hitler a una posizione di forte contrapposizione con il regime appena questo non cedette alle lusinghe del “Generalissimo” (appellativo con il quale Rutherford era definito dai suoi seguaci);
- la convinzione dei Testimoni dell’epoca di vivere gli “ultimi giorni” di questa società (infatti Rutherford arringava continuamente i seguaci prevedendo addirittura che nel 1941 mancavano “pochi mesi” prima dell’Armaghedon biblico); questa certezza dell’imminenza della “fine” indusse i Testimoni dell’epoca ad azioni provocatorie recepite dal nazismo come veri e propri atti di sfida politica, contro i quali rabbiosa fu la reazione del sistema nazista.
In conclusione, non si può che condividere l’opinione della storica C.E. King, la quale presenta il conflitto tra Testimoni e nazismo come un problema di scontro tra due opposti fanatismi, caratterizzati entrambi da un accentuato totalitarismo.
Mi fermo qui, non perché sia a corto di ulteriori argomenti, ma per rispetto di chi ha avuto la pazienza di leggermi. Ovviamente, ben altre sono le ragioni che inducono migliaia di cittadini italiani a chiedere al Parlamento la costituzione di un’apposita commissione di inchiesta sulle attività della Congregazione geovista prima della stipula dell’Intesa. Com’è stato autorevolmente osservato, “l’Intesa ci sembra sia qualcosa di più di una semplice tutela di diritti. Essa, infatti, apre delle possibilità di azione e di diffusione e dà una patente di affidabilità di fronte alla coscienza dei cittadini. Quanto meno essa garantisce di fronte a eventuali pericoli che un determinato gruppo possa rappresentare per il bene collettivo. Ora ci si deve domandare se queste condizioni si pongano nei confronti dei Testimoni di Geova”.
Achille Aveta
***
Risposta di Sergio Pollina ad Andrea Ghirardini:
Nella qualità di secondo firmatario della petizione pubblicata sull’Espresso nella quale si fa richiesta alle autorità governative di una attenta verifica prima di procedere all’intesa con i testimoni di Geova, ritengo di dover intervenire nel dibattito che ha visto partecipare, tra gli altri, il signor Andrea Ghirardini, esponente dei testimoni di Geova, il quale ritiene imparziale l’articolo di Sandro Magister e inattendibile il dott. Achille Aveta nella sua esposizione dei motivi per i quali si è ritenuto opportuno interpellare il Parlamento su una materia così delicata.
Il sig. Ghirardini muove a Magister l’appunto di non aver consultato una fonte ufficiale del Geovismo, il libro “Testimoni di Geova: proclamatori del Regno di Dio”, che lui definisce “in ogni caso una fonte autorevole sull’argomento”. Sarebbe interessante se egli, in un dibattito sull’antisemitismo ritenesse altrettanto valido il “Mein Kampf” come prova per la discriminazione ebraica. Vorrei, inoltre, ricordare al Ghirardini che fino al 1993 fonte altrettanto autorevole sulle origini del geovismo era un altro libro edito dalla multinazionale Watch Tower Bible & Tract Society of Pennsylvania, ente esponenziale mondiale dei Testimoni, e intitolato “I testimoni di Geova nel proposito divino”, una lettura del quale (sempre che Ghirardini l’abbia letto) mostra preoccupanti riscritture della storia “fidata”, di questo discusso movimento, rendendo così inattendibili entrambi.
Mi rende perplesso la “perplessità” di chi sostiene che un autore non debba essere ritenuto attendibile perché “emotivamente coinvolto”; per cui sarebbe interessante chiedere ai Testimoni quanto tempo deve trascorrere prima che ci si liberi da tale coinvolgimento emotivo. Il dott. Aveta, infatti, non milita più nelle file dei testimoni da quasi un ventennio; è sufficiente tale lungo periodo per averne attenuato l’emotività? E se le cose non stessero così, che dire, allora, di quasi tutti gli scrittori delle pubblicazioni Watch Tower che, per loro stessa ammissione, prima della loro conversione erano Avventisti (vedi il fondatore Russell), Cattolici, Battisti, Presbiteriani, e via discorrendo? Russell, all’epoca della redazione della sua opera omnia “Il divin piano delle età” aveva lasciato gli Avventisti da pochissimo tempo; era allora inattendibile quando mise per iscritto in sei volumi che tutte le altre chiese (fra le quali quella alla quale lui aveva appartenuto) erano figlie del demonio?
Il sig. Ghirardini muove a Magister l’appunto di non aver consultato una fonte ufficiale del Geovismo, il libro “Testimoni di Geova: proclamatori del Regno di Dio”, che lui definisce “in ogni caso una fonte autorevole sull’argomento”. Sarebbe interessante se egli, in un dibattito sull’antisemitismo ritenesse altrettanto valido il “Mein Kampf” come prova per la discriminazione ebraica. Vorrei, inoltre, ricordare al Ghirardini che fino al 1993 fonte altrettanto autorevole sulle origini del geovismo era un altro libro edito dalla multinazionale Watch Tower Bible & Tract Society of Pennsylvania, ente esponenziale mondiale dei Testimoni, e intitolato “I testimoni di Geova nel proposito divino”, una lettura del quale (sempre che Ghirardini l’abbia letto) mostra preoccupanti riscritture della storia “fidata”, di questo discusso movimento, rendendo così inattendibili entrambi.
Mi rende perplesso la “perplessità” di chi sostiene che un autore non debba essere ritenuto attendibile perché “emotivamente coinvolto”; per cui sarebbe interessante chiedere ai Testimoni quanto tempo deve trascorrere prima che ci si liberi da tale coinvolgimento emotivo. Il dott. Aveta, infatti, non milita più nelle file dei testimoni da quasi un ventennio; è sufficiente tale lungo periodo per averne attenuato l’emotività? E se le cose non stessero così, che dire, allora, di quasi tutti gli scrittori delle pubblicazioni Watch Tower che, per loro stessa ammissione, prima della loro conversione erano Avventisti (vedi il fondatore Russell), Cattolici, Battisti, Presbiteriani, e via discorrendo? Russell, all’epoca della redazione della sua opera omnia “Il divin piano delle età” aveva lasciato gli Avventisti da pochissimo tempo; era allora inattendibile quando mise per iscritto in sei volumi che tutte le altre chiese (fra le quali quella alla quale lui aveva appartenuto) erano figlie del demonio?
La storia dei Testimoni italiani (pubblicata nel 1993 nel loro Annuario) evidenzia con chiarezza che moltissimi di loro erano tutti fuoriusciti dal cattolicesimo: che valore dovremmo allora attribuire ai loro scritti e alle loro dichiarazioni che oggi sono considerati “momenti eroici” del loro sviluppo in questo paese? Che dire, poi, delle testimonianze (numerose e pletoriche) di alcuni ex gesuiti, ex monache convertiti al geovismo che, nelle colonne della loro rivista ufficiale “Svegliatevi!” cercano (per usare la terminologia del Ghiradini) di “screditare la religione cattolica” dalla quale provengono? Sono anche loro emotivamente coinvolti e quindi inattendibili? E allora perché pubblicarne le esperienze come esempio di eroica virtù e degne di fede assoluta?
Non so quali frequentazioni abbia il Ghiradini con le procure della Repubblica e con le caserme dei carabinieri, ma risulta solo a lui che le testimonianze di chi è emotivamente coinvolto (leggi “pentiti”) vengano tenute “in disparte”. È proprio vero il contrario. Esse vengono valutate con la massima attenzione alla ricerca dei riscontri oggettivi. Dopo di che vengono assunte a base per i processi che, spesso, portano alla condanna dei colpevoli. Senza tali testimonianze la piovra avrebbe i tentacoli più lunghi di quanto li abbia ancora adesso.
È evidente che Ghirardini non conosce il dott. Aveta, in quanto gli “sembra assolutamente coinvolto”. Se vi è una persona serena nella sua disamina storica di questo e di altri movimenti religiosi ai quali ha rivolto la sua attenzione di studioso, questi è proprio Aveta, del quale i riconoscimenti del mondo della cultura sono troppo numerosi per poterli qui elencare.
Mi sembra anche opportuno ricordare che la petizione è stata sottoscritta oltre che da Aveta e da me, anche da un costituzionalista e sottoposta al vaglio di numerosi esperti di diritto che, dopo aver verificato la rispondenza degli addebiti in essa contenuti con le fonti normative del geovismo, l’hanno ritenuta ineccepibile. Aggiungo anche che se 20.000 cittadini italiani hanno sentito l’esigenza di chiedere al loro Parlamento una maggiore attenzione prima di procedere in un sentiero così delicato come quello della stipula di un’Intesa con un gruppo confessionale così “chiacchierato”, credo che si debba loro, per lo meno, il medesimo rispetto che chiesero i testimoni di Geova quando, nel 1982 con una colluvie di petizioni popolari, chiesero a tutte le autorità dello Stato, a cominciare dal Presidente della Repubblica, di intervenire a favore di una coppia di coniugi (Giuseppe e Consiglia Oneda) accusati di omicidio nei confronti della loro figlia Isabella, la cui condanna essi ritenevano un atto di ingiustizia. Ricordiamo che allora si raggiunsero le 100.000 firme!
Se, poi, vi è qualcuno “emotivamente coinvolto” questi è proprio l’estensore della lettera spedita all’On. Mancino nel 1998, e cioè il sig. Francesco Corsano, esponente di spicco dei Testimoni, che diversamente da Aveta che ha un interesse meramente culturale e giurisprudenziale nella vicenda, si giocava, insieme ai suoi amici, il riconoscimento giuridico e le ricche prebende che da esso derivano.
Desidererei concludere richiamando l’attenzione del paziente lettore sul paventato pericolo di inasprire gli episodi di intolleranza razziale, religiosa e sessuale che la petizione potrebbe innescare. L’intolleranza di chi, come i Testimoni, espelle dalla loro organizzazione chi continua a credere in Dio, in Cristo e nella Bibbia, ma non nelle cervellotiche date stabilite dai vari Rutherford e Franz, costringendoli ad una vita grama di emarginazione e di odio da parte dei loro ex amici e congiunti, è forse innocua e non riprovevole? E che dire dell’intolleranza razziale di chi, come i testimoni, ha escluso per i primi 120 anni della loro storia dalle alte sfere della loro gerarchia (il Corpo Direttivo) chiunque non fosse bianco e anglosassone? Ci potrebbe il signor Ghirardini fornire un solo nominativo di uomo di colore (qualsiasi colore) che dal 1879 al 1998 abbia fatto parte delle leve di comando?
Non so quali frequentazioni abbia il Ghiradini con le procure della Repubblica e con le caserme dei carabinieri, ma risulta solo a lui che le testimonianze di chi è emotivamente coinvolto (leggi “pentiti”) vengano tenute “in disparte”. È proprio vero il contrario. Esse vengono valutate con la massima attenzione alla ricerca dei riscontri oggettivi. Dopo di che vengono assunte a base per i processi che, spesso, portano alla condanna dei colpevoli. Senza tali testimonianze la piovra avrebbe i tentacoli più lunghi di quanto li abbia ancora adesso.
È evidente che Ghirardini non conosce il dott. Aveta, in quanto gli “sembra assolutamente coinvolto”. Se vi è una persona serena nella sua disamina storica di questo e di altri movimenti religiosi ai quali ha rivolto la sua attenzione di studioso, questi è proprio Aveta, del quale i riconoscimenti del mondo della cultura sono troppo numerosi per poterli qui elencare.
Mi sembra anche opportuno ricordare che la petizione è stata sottoscritta oltre che da Aveta e da me, anche da un costituzionalista e sottoposta al vaglio di numerosi esperti di diritto che, dopo aver verificato la rispondenza degli addebiti in essa contenuti con le fonti normative del geovismo, l’hanno ritenuta ineccepibile. Aggiungo anche che se 20.000 cittadini italiani hanno sentito l’esigenza di chiedere al loro Parlamento una maggiore attenzione prima di procedere in un sentiero così delicato come quello della stipula di un’Intesa con un gruppo confessionale così “chiacchierato”, credo che si debba loro, per lo meno, il medesimo rispetto che chiesero i testimoni di Geova quando, nel 1982 con una colluvie di petizioni popolari, chiesero a tutte le autorità dello Stato, a cominciare dal Presidente della Repubblica, di intervenire a favore di una coppia di coniugi (Giuseppe e Consiglia Oneda) accusati di omicidio nei confronti della loro figlia Isabella, la cui condanna essi ritenevano un atto di ingiustizia. Ricordiamo che allora si raggiunsero le 100.000 firme!
Se, poi, vi è qualcuno “emotivamente coinvolto” questi è proprio l’estensore della lettera spedita all’On. Mancino nel 1998, e cioè il sig. Francesco Corsano, esponente di spicco dei Testimoni, che diversamente da Aveta che ha un interesse meramente culturale e giurisprudenziale nella vicenda, si giocava, insieme ai suoi amici, il riconoscimento giuridico e le ricche prebende che da esso derivano.
Desidererei concludere richiamando l’attenzione del paziente lettore sul paventato pericolo di inasprire gli episodi di intolleranza razziale, religiosa e sessuale che la petizione potrebbe innescare. L’intolleranza di chi, come i Testimoni, espelle dalla loro organizzazione chi continua a credere in Dio, in Cristo e nella Bibbia, ma non nelle cervellotiche date stabilite dai vari Rutherford e Franz, costringendoli ad una vita grama di emarginazione e di odio da parte dei loro ex amici e congiunti, è forse innocua e non riprovevole? E che dire dell’intolleranza razziale di chi, come i testimoni, ha escluso per i primi 120 anni della loro storia dalle alte sfere della loro gerarchia (il Corpo Direttivo) chiunque non fosse bianco e anglosassone? Ci potrebbe il signor Ghirardini fornire un solo nominativo di uomo di colore (qualsiasi colore) che dal 1879 al 1998 abbia fatto parte delle leve di comando?
Parlando di intolleranza religiosa ci potrebbe spiegare perché l’organizzazione alla quale egli appartiene colloca da sempre chi non è testimone di Geova fra i reprobi destinati alla distruzione eterna, alla faccia della tolleranza? E che dire della parità sessuale? Come si concilia la loro con il fatto che, a tutt’oggi, in tutti gli scritti e le norme dei Testimoni, la donna è sempre invariabilmente indicata come “sottomessa”, con l’obbligo di essere “ubbidiente” all’uomo e quindi non meritevole di condividere i suoi stessi privilegi nell’ambito delle loro strutture ecclesiastiche?
Sono dispiaciuto di aver sottratto così tanto spazio e tempo a chi avrà la costanza di leggermi sino in fondo, ma, nel caso che uno di tali lettori fosse il signor Ghirardini, gli sarei grato se potesse dare, sulle pagine dell’Espresso, una sua valutazione obiettiva e non “emotivamente coinvolta” a quanto, anche se succintamente, ho qui esposto.
Sono dispiaciuto di aver sottratto così tanto spazio e tempo a chi avrà la costanza di leggermi sino in fondo, ma, nel caso che uno di tali lettori fosse il signor Ghirardini, gli sarei grato se potesse dare, sulle pagine dell’Espresso, una sua valutazione obiettiva e non “emotivamente coinvolta” a quanto, anche se succintamente, ho qui esposto.
Sergio Pollina
Nota: In questa pagina vengono esaminati alcuni punti della risposta di Francesco Corsano, portavoce della Watch Tower, all'Interrogazione Parlamentare del novembre 1998 [torna al testo].