Testimoni di Geova
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«Hanno distrutto mia figlia»


La denuncia di un testimone di Geova, ex dipendente della Banca d'Italia
«È un sistema totalitario che usa metodi intimidatori e comitati giudiziari»
La storia: «I capi esercitano un controllo di pensiero sugli appartenenti. Sono vere e proprie torture con continue umiliazioni. Tutto pilotato da Brooklyn» - «Terrorizzano le persone per indurle a studiare la Bibbia con l'unico scopo di fare proselitismo. Ciò che conta nell'organizzazione è l'apparenza.
Di PIERANGELO GIOVANETTI

È testimone di Geova da quasi quindici anni. Anche la ex moglie è diventata testimone di Geova e pure la figlia. Poi la figlia è stata «disassociata», cioè espulsa perché un paio di volte aveva bevuto un po' più del dovuto. Lui è invece rimasto, anche se ha maturato un'idea precisa della setta religiosa: «È un sistema totalitario, che usa metodi intimidatori per il controllo del pensiero, sottoponendo gli iscritti ai temutissimi "comitati giudiziari". Tutto è pilotato da Brooklyn, dove ha sede la direzione centrale e che gestisce l'organizzazione come una prigione».

A 51 anni, dipendente della Banca d'Italia in pensione, di origini venete (Bassano del Grappa) ma a Trento dal 1975, Giovanni Calore ha deciso di denunciare pubblicamente quanto avviene fra i Testimoni di Geova anche in Trentino Alto Adige. «I capi, gli anziani, usano gli strumenti dei "privilegi concessi o negati" per esercitare un autentico controllo sul pensiero dei propri appartenenti», afferma. «Mia figlia è stata distrutta psicologicamente e umiliata nella sua dignità, nei suoi entusiasmi, usando come strumento sadico proprio il meccanismo dei privilegi concessi o non concessi. È stata una tortura quella commessa verso mia figlia Noemi».

Spiega il testimone di Geova: «I capi fanno uso della minaccia della "guerra di Dio" (Armageddon) per terrorizzare le persone ed indurle così a studiare la Bibbia, con l'unico scopo di fare proselitismo. Inoltre - aggiunge - incitano, con un accanimento che ha spesso dell'isteria, ad usare il nome Geova, quasi fosse un amuleto verbale. E invece di praticare la carità e la condivisione vengono fermamente scoraggiate le collette anche allo scopo di aiutare chi è nel bisogno».

Giovanni Calore porta il suo caso personale. «Quando mia ex moglie, della quale ora mi ritengo scritturalmente libero, ha preso la decisione unilaterale di sciogliere la nostra famiglia nonostante i miei numerosi e reiterati tentativi di evitare la separazione legale, soprattutto per il bene dei nostri figli, ho dovuto constatare come all'organizzazione interessi soltanto tutelare a tutti i costi la propria immagine. Poco o assolutamente nulla, invece, è stato fatto per tutelare i singoli nelle loro drammatiche e purtroppo frequenti vicissitudini familiari». «Molti sono stati e molto sono i fratelli Testimoni di Geova - continua Giovanni Calore - che piangono per l'indifferenza e l'autentica mancanza di vero amore da parte proprio di chi dovrebbe essere esemplare in questo.

E mi riferisco ai rappresentanti dell'organizzazione, agli anziani, che parlano tanto di amore e poi si chiudono fra i confini del proprio comodo orticello. Dicono "Geova provvederà", pensando così di salvare la propria coscienza dall'indifferenza nonché dalla freddezza dimostrata, ma lasciando così una scia di persone che soffrono anche per anni per tale mancanza di interesse, e per l'autentica ipocrisia dei rappresentanti dell'organizzazione».

«In tanti anni di attività all'interno dell'organizzazione dei Testimoni di Geova - spiega Giovanni Calore - ho potuto verificare molte cose che nulla hanno a che fare con le Sacre Scritture, se non andarvi proprio contro. La dirigenza dei testimoni di Geova, come nei sistemi totalitari, elimina brutalmente ognuno che osa dissentire o che sbaglia strada. Sarebbe come se un padre, allo scopo di tutelare il "buon nome" (si fa per dire) della famiglia, uccidesse i propri figli che dissentono dalla sua posizione».

Calore continua: «Sulla base di fatti incontrovertibili e verificati da anni, posso dire che l'organizzazione dei Testimoni di Geova e i suoi rappresentanti, chiamati "sorveglianti", eliminano senza pietà i propri "fratelli", costringendoli ad un isolamento sociale e psicologico terribile, che non di rado sfocia in autentiche crisi interiori con conseguenze gravissime sia appunto sul piano fisico, che sulla psiche, nonché sulla spiritualità stessa di chi ne è vittima. In realtà numerose sono le Scritture che dimostrano come i cosiddetti "comitati giudiziari" dei testimoni di Geova non sono ammissibili per chi fa parte del cristianesimo».

Non è frequente che un testimone di Geova parli pubblicamente e denunci l'organizzazione. Calore spiega: «Lo stile dei Testimoni è quello di terrorizzare velatamente le persone per convertire a tutti i costi, mediante autentico "terrorismo" psicologico, quanti erano vittime di tali "sapienti e velate" minacce. Il cristianesimo invece non ha nulla a che fare con la tirannide. I Testimoni si sentono invece abbandonati e ignorati dall'organizzazione quando ne hanno bisogno.

A meno che non vi sia in gioco l'immagine della stessa, nel qual caso si nota invece un'efficiente ed efficace attività volta come sempre a celare e spesso ad estirpare con ogni mezzo tutto ciò che potrebbe nuocere a tale artefatta immagine». Ed aggiunge: «Come può definirsi cristiana un'organizzazione che da decenni cerca di stabilire date riferite alla "fine dei tempi" (tra l'altro continuamente aggiornate in quanto si sono verificate inattendibili) quando Gesù stesso non poteva farlo (vedi Marco, 13,32), a meno che non ci si ponga al posto di Dio».

Per Calore «è inammissibile che un'organizzazione che si vuole definire cristiana predichi tanto l'onestà quando invece molti degli aderenti praticano il lavoro nero dicendo a chi fosse turbato per tale fatto, che su questo l'organizzazione non può intervenire perché sono "fatti personali"». E conclude Giovanni Calore: «Quello che voglio dire a tanti fratelli è che anche le persone che non sono Testimoni di Geova hanno caratteristiche eccellenti. Non sono persone appestate, aride spiritualmente, come dicono gli anziani. Anzi, c'è grande libertà di spirito e di pensiero, e la possibilità di fare un autentico percorso spirituale».

Le scritture
«Numerose sono le scritture che dimostrano come i cosiddetti "comitati giudiziari" dei testimoni di Geova non siano ammissibili per chi fa parte del vero cristianesimo», spiega Giovanni Calore, che comunque è ancora testimone di Geova. «Si confrontino le scritture di: 1Corinti 4:5, 1Corinti 6:5; Luca 6:37-38; Giacomo 4:11-12; Giovanni 12:47; Matteo 7:1; Giovanni 8:15; Giovanni 3:17; Luca 12:14; Romani 14:10; Romani 14:13; Romani 2:1», dice. «I capi però non sopportano critiche. Non c'è libertà di discussione all'interno dei Testimoni di Geova e probabilmente queste mie affermazioni mi procureranno conseguenze.
Ma andavano dette».
Alcuni interventi:
Lettera1
Lettera2
Lettera3
Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova
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