I Testimoni di Geova e la violenza sessuale
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I Testimoni di Geova e la violenza sessuale
Ciò che qui si vuol evidenziare [1] è lo «strano atteggiamento del Corpo Direttivo nei confronti della violenza sessuale verso le donne, che, proprio per la sua natura estremamente ondivaga, evidenzia il conflitto fra le tendenze in un certo senso «moderniste» che esistono al suo interno, ed il conservatorismo russellita, per il quale anche la violenza sessuale doveva avere nella donna la sua causa in quanto essa è portatrice di desideri insani e causa del suo male. A nessuno oggi verrebbe in mente di assimilare lo stupro alla fornicazione. La stessa enciclopedia biblica dei Testimoni [2], così definisce la fornicazione: «Rapporti sessuali illeciti al di fuori del matrimonio scritturale ... L’atto illecito di uno stupratore è fornicazione, ma naturalmente, non rende colpevole di fornicazione anche la vittima». Secondo il Codice Penale, lo "Stupro" è definito, al titolo Violenza carnale, l’atto di chi, "Con violenza o minaccia, costringe taluno a congiunzione carnale". Nel 1988, pertanto, l’opinione del corpo direttivo era che la violenza carnale non rende colpevole di fornicazione anche la vittima, il che è perfettamente corretto. Ma, vogliamo fare alcuni passi indietro, diciamo fino a trent’anni fa, per vedere in che modo lo stesso argomento è stato trattato, evidenziando così quell’atteggiamento di insicurezza nei confronti dell’elemento femminile, del quale abbiamo parlato? La domanda alla quale, volta per volta, risponderanno le pubblicazioni sotto riportate, è: Lo stupro equivale a fornicazione se la vittima [la donna] non grida?
«Tali precedenti scritturali si applicano ai cristiani, che devono ubbidire al comando: ‘Fuggite la fornicazione’. (1 Cor. 6:18) Così se una donna cristiana non grida e non fa ogni sforzo per fuggire, sarà considerata come se avesse acconsentito all’oltraggio. La donna cristiana che vuole mantenersi pura e ubbidire ai comandamenti di Dio, quindi, se oggi si trova in questa situazione, dev’essere coraggiosa e seguire il suggerimento delle Scritture, e gridare. In effetti, questo consiglio è per il suo benessere; poiché, se cedesse ai desideri passionali dell’uomo, non solo commetterebbe fornicazione o adulterio, ma sarebbe colpita dal disonore». - La Torre di Guardia del 1° novembre 1964, pagina 671. Nel 1964, quindi, lo stupro, in certe circostanze, equivale alla fornicazione. La vittima di una violenza è quindi considerata una donna immorale! Si fa riferimento alla legislazione mosaica, una legislazione nella quale la donna non era considerata un essere umano a tutti gli effetti, ma solo una proprietà dell’uomo e si applica a piè pari al ventesimo secolo. Si trascura che la donna israelita non aveva diritti, o quasi, che l’ultimo dei dieci comandamenti ordinava all’uomo: «Non desiderare la casa del tuo simile. Non devi desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava né il suo toro né il suo asino né alcuna cosa che appartiene al tuo prossimo» . - Esodo 20:17. La "donna", le "cose", il "toro", l’"asino" eccetera, erano poste sullo stesso piano. La donna inoltre non aveva accesso al tempio come l’uomo, non poteva fare testamento, e mille altre cose. E il Corpo Direttivo applica quelle leggi alle donne d’oggi.
Quattro anni dopo, il pensiero del Corpo Direttivo è immutato: «Come cristiana avete l’obbligo di resistere. Questa resistenza include il gridare e creare quanto più scompiglio sia possibile per cercar di spaventare l’aggressore e fare accorrere i soccorsi ... Si tratta lì di una controversia di integrità alle leggi di Geova. Quindi non sarebbe affatto appropriato sottostare quietamente alla violenza, poichè questo significherebbe acconsentire alla fornicazione». - La Torre di Guardia del 1° ottobre 1968, pagine 599, 600.
Un criminale atto di violenza diventa "una controversia di integrità". Ancora una volta la debolezza e la fragilità femminili sono una colpa e anche "se si va incontro alla possibilità di morire [le donne] hanno l’obbligo di fuggire la fornicazione" (ibidem). Si scambia l’integrità morale con tutt’altra cosa. La paralisi che può sopravvenire per il terrore, l’incapacità di lottare in momenti terribili, la mancanza di coraggio che come disse il saggio don Abbondio "se uno non ce l’ha non se lo può dare", tutto queste viene considerato compartecipazione ad un reato!
Pochissimo tempo dopo, nel 1969 e nel 1971, con la pubblicazione dell’Ausiliario per capire la Bibbia, si cambia atteggiamento, anche se non si esprimono commenti, si danno le seguenti definizioni di Stupro e di Fornicazione: (1) "Violare, violentare. Questa azione è definita illecito rapporto sessuale senza il consenso della donna, mediante uso di forza, violenza, intimidazione o inganno circa la natura dell’atto". (2) Rapporti sessuali fra due persone consenzienti non sposate fra loro" (pagine 1290 e 471). Le due cose quindi sono in antitesi l’una con l’altra. Nella prima non vi è il consenso della donna, nella seconda vi è il suo accordo. Non vi sono vie di mezzo.
Russell e il suo puritanesimo colpiscono ancora nel 1974: « ... Se non gridava era come se fosse morta ugualmente». «Inoltre, se non avesse gridato avrebbe rovinato la sua relazione con Geova Dio e con la congregazione cristiana; ne sarebbe stata disassociata o scomunicata e che questo era peggio che essere uccisa». - Svegliatevi! Del 22 agosto 1974, pagina 15. Non c’è possibilità di equivoco: lo stupro è una delle cause di disassociazione. La donna è due volte vittima: prima del violentatore, poi della società Torre di Guardia e di un suo comitato giudiziario. Chi è qui il colpevole? Forse alcuni indicherebbero il violentatore, ma la Torre di Guardia non ha dubbi: è la vittima.
«Come reagisce la maggioranza delle vittime» ... «La paura è spesso accompagnata da confusione e incertezza. Per esempio, una diciannovenne ha spiegato: ‘Non ho lottato fisicamente in alcun modo, in parte perché ero spaventata, soprattutto perché nella mia ingenuità pensavo che una ragazza dovesse fare quello che le dicono ... Il modo repentino in cui è successo mi ha lasciato del tutto confusa e inerme’. Questa ragazza ha reagito come molte altre in circostanze simili». «Davanti alle minacce di violenza fisica il terrore paralizza la maggior parte delle donne». - Svegliatevi! del 22 novembre 1980, pagine 5, 6.
Non è che ci sia un radicale cambiamento, ma ammette che la donna che subisce un’aggressione del genere può essere paralizzata dal terrore e che non sempre riesce a mettersi a gridare a o reagire comunque. Non si parla più di fornicazione da parte sua. Nell’articolo si può notare un atteggiamento di comprensione verso le donne vittime della violenza e non vi è nessun tono condannatorio. Lo stupro è violenza e non c’entra né la congregazione né il comitato giudiziario.
Ma, purtroppo, il bordeggio ritorna a fare vittime: «Gli disse che se l’avesse toccata avrebbe gridato come non aveva mai udito nessuno gridare. Spiegò che, se non avesse gridato, avrebbe compromesso la sua relazione con Dio e con la congregazione cristiana». «La donna cristiana ha l’obbligo di opporsi, perché è implicata l’ubbidienza alla legge di Dio di ‘fuggire la fornicazione’». - La Torre di Guardia del 15 aprile 1981, pagina 7.
Se le povere Testimoni si erano sentite sollevate nel leggere la precedente opinione del Corpo Direttivo, il loro sollievo fu di breve durata. Di nuovo la vittima della violenza può essere portata davanti ad un comitato giudiziario per subirne una di diversa, ma altrettanto ripugnante, sorta! Ci si chiede come è possibile che la violenza criminale di uno stupratore possa rovinare la relazione con Dio di una donna cristiana!
Che Dio è quello che non capisce il terrore, il disorientamento, la confusione, di una donna in quelle circostanze? Dio sa che lei è innocente, che non ha voluto lo stupro, Dio legge il suo cuore, solo lui può giudicare. Ma la Società, se non stabilisce regole perderebbe la sua identità, e quindi ha bisogno di catalogare anche questa materia: Stupro silenzioso = convocazione comitato giudiziario; Stupro con cachinno = innocente. Nel primo caso, la vittima ha commesso il "peccato imperdonabile" e viene consegnata a "Satana per la distruzione della carne" (1° Corinti 5:5).
Coraggio! Arriva La Torre di Guardia del 1° settembre 1983, pagine 30 e 31. Così questa rivista risponde alla domanda: "Cosa intendiamo qui con fornicazione?": «La persona (maschio o femmina) che viene violentata non sarebbe colpevole di porneia». Ancora una volta le donne dei Testimoni possono tirare un sospiro di sollievo: Essere violentate non costituisce offesa alla congregazione. Niente comitato giudiziario.
Nemmeno un anno dopo gli epigoni di Brooklyn ci ripensano e fanno marcia indietro: «Lo stupratore le chiede [alla donna] di infrangere la legge di Dio commettendo fornicazione» - Svegliatevi! del 22 luglio 1984, pagina 24. Lo stupratore non chiede un bel niente, la violenta e basta. Si è mai visto uno stupratore chiedere permesso? O uno stupratore che si preoccupa della fede religiosa della sua vittima? Ma non basta: «La donna minacciata di stupro dovrebbe ricordare che lo stupratore è un essere umano. Senza dubbio ci sono circostanze nella sua vita che lo hanno portato a comportarsi così ... la donna deve trattarlo in modo comprensivo, come un altro essere umano».
Se non si trattasse di cosa tanto seria, potremmo pensare che al Corpo Direttivo va di celiare. Egli chiede alla vittima di trattare l’aggressore con rispetto e con comprensione. Non si rende conto di contraddirsi in maniera veramente plateale. Innanzitutto la reazione umana normale non è quella di intrattenere piacevoli conversari con chi ci vuole violentare!
E poi come si può dimenticare ciò che si è detto nella Svegliatevi! del 22 novembre 1980, pagine 5 e 6, dove è detto: «È giusto che faccia del male al suo assalitore? Certo ... può usare qualsiasi mezzo abbia a disposizione per evitare la relazione sessuale». Sarebbe veramente interessante poter vedere la reazione di Milton Henschel o di Ted Jaracz di Albert Schroeder o delle loro mogli se un feroce criminale li assalisse per violentarli: forse gli offrirebbero delle riviste e, dopo, per non mettere in imbarazzo l’assalitore, lo porterebbero alla Betel per mettergli a disposizione una stanza per compiere la bisogna!
Ma non solo, alle vittime geoviste viene confermato che lo stupro silenzioso senza lotta, grida e cachinni vari è il peccato imperdonabile, alla stessa stregua dell’omicidio, dell’apostasia e del mangiare la torta ad un compleanno! La Svegliatevi! a pagina 25 continua dicendo: «Se avessi ceduto e lui mi avesse violentata, alla fine sarei morta e non avrei avuto nessuna speranza d’essere risuscitata». È grave che i testimoni di Geova aggiungano così gravi pesi sulle spalle dei loro compagni d’opera, è veramente grave che nel nome di Gesù facciano tale violenza alla sua Parola e al suo Amore!
Qualche mese più avanti, l’edizione dell’8 novembre precisava che: «Perché la vittima fosse considerata colpevole di fornicazione doveva esserci la prova che era consenziente». A parte ogni considerazione sul modo di acquisire la "prova", che non può essere fornita da testimoni in quanto, di solito, atti del genere non vengono compiuti sulla pubblica piazza, l’unico commento che si può fare è rappresentato dal confronto fra queste parole e quelle di soli quattro mesi prima. A luglio, se viene violentata "non avrebbe avuto nessuna speranza di risurrezione", a novembre, "solo se è consenziente è colpevole". Si, no, si, no ....
Ma non è ancora finita. Svegliatevi! del 22 maggio 1986, pagina 28, ritorna sull’argomento, per precisare che: "Avrete la coscienza a posto. (Anche se foste violentate, non avrete perso il rispetto di voi stesse o la purezza davanti a Dio)". Questo, naturalmente, nel caso che la donna si sia esibita nel solito repertorio di grida, volgarità, gesti disgustosi, tutti volti a far cessare nell’aggressore il desiderio sessuale. Solo a queste condizioni il Corpo Direttivo concede alla donna violentata "la coscienza a posto". In tutte le altre circostanze, ancora una volta, ci si deve ritenere una sordida complice del proprio assalitore, ed una sorta di ninfomane che in fondo stava cercando proprio quello!
Quando il troppo è troppo anche la Torre di Guardia deve far finta di tener conto dell’opinione dei suoi lettori. Evidentemente inondata di lettere che esprimevano qualche disaccordo, la Società dovette ammorbidire un po’ il suo atteggiamento, e così, quattro mesi dopo, nell’edizione di Svegliatevi! del 22 settembre 1986, ammette che: "È vero che la donna deve reagire in base al grado di pericolo in cui pensa si trovi la sua vita".
Finalmente un minimo di misericordia! La Società generosamente concede alla donna aggredita di lasciarsi violentare se essa ritiene che questo sia il male minore e che, in caso contrario, potrebbe correre pericolo di vita. Ci chiediamo: come mai non è più necessario morire per avere la coscienza a posto agli occhi di Dio? Forse Dio nel breve periodo cambiò il suo pensiero? C’è stata qualche "nuova rivelazione di verità"? C’è anche un tentativo di imbrogliare il lettore, dicendo che: « ... riteniamo che questo sia preso in considerazione nei consigli dati nel riquadro di pagina 23 (22 maggio 1986)». Ma le cose, invece, non stanno per niente così! Se nel riquadro tale situazione fosse stata presa in considerazione, il lettore (o, i lettori) autore della domanda non avrebbero scritto alla Società esprimendo il loro disaccordo.
Siamo giunti all’edizione di Svegliatevi! dell’8 marzo 1993 e nuovamente la Società si occupa dello stupro. Non possiamo esimerci a questo punto dall’esprimere alcune perplessità per la insolita frequenza con la quale le pubblicazioni di quest’organizzazione si occupano dell’argomento. Sarà pure vero che negli Stati Uniti e nel resto del mondo occidentale, quello dello stupro è divenuto un problema rilevante, ma ciò nonostante, meraviglia il numero spropositato di giovani testimoni di Geova che sono oggetto di tale vile attentato alla loro integrità. Quasi quasi viene il dubbio che la Società abbia in fondo ragione (conoscendo molto meglio di noi il suo gregge) e che da parte delle frustratissime giovani del loro gruppo ci sia una qual certa tendenza a cercarsele, queste disavventure. Naturalmente, ci ripugna anche il solo pensarlo, ma è evidente che la Società lo pensa, altrimenti non ne parlerebbe tanto ed in tali termini!
In quest’ultima edizione che qui citiamo, si fa una disamina fra ciò che, secondo il Corpo Direttivo è giusto pensare dello stupro e ciò che non lo è. Si comincia col dire: «Idea sbagliata: Chi è vittima di uno stupro ne è in parte colpevole a meno che non opponga resistenza attivamente. Realtà: Per definizione lo stupro avviene quando si ricorre o si minaccia di ricorrere all’uso della forza per avere un rapporto sessuale, di qualsiasi genere, contro la volontà dell’altra persona ... Perciò, la persona violentata non è colpevole di fornicazione ... Il fatto che una donna, essendo terrorizzata e disorientata, sia costretta a cedere a uno stupratore non significa che acconsenta a quell’atto. Il consenso si basa su una libera scelta ed è attivo, non passivo».
Se gli autori di queste parole fossero giornalisti professionisti invece di essere degli scadenti sciupa inchiostro, bisognerebbe dargli il premio Pulitzer! Quale linguaggio soave, quale comprensione. Riescono con un candore senza eguali a presentare come "idea sbagliata" quello che fino a quel momento era "Verità!". Dicono quello che dicono senza fare il minimo accenno al fatto che questo rappresenta un punto di vista nuovo e diametralmente diverso dai precedenti. Tutte le riviste dei cinque o sei anni precedenti avevano insegnato l’esatto contrario, e imponevano espressamente alle donne vittime di un’aggressione sessuale di essere disposte anche a cedere la loro vita se non volevano essere disassociate. Ora che il punto di vista è mutato non viene spesa nemmeno una parola di rammarico per quelle che, obbedendo alle precedenti direttive, sono morte. Nessuna parola di scusa, né per loro né per quelle che non essendo riuscite a seguire i loro consigli disumani avevano vissuto fino a quel momento afflitte da tremendi sensi di colpa, essendo state disassociate.
Un’ultima notazione: a pagina 8 della stessa rivista vi è un riquadro, nel quale è contenuto un articoletto intitolato "Identikit del potenziale stupratore", che potrebbe essere più validamente intitolato "Identikit del potenziale violentatore spirituale". È interessante notare che sei delle dodici caratteristiche del potenziale violentatore possono applicarsi benissimo all’atteggiamento della Società. Eccole: "Vi tratta male insultandovi, non tenendo conto di come la pensate oppure arrabbiandosi o irritandosi quando gli date un suggerimento". "Cerca di controllare certi aspetti della vostra vita, come il vostro modo di vestire o chi sono i vostri amici". "Diventa geloso". "Denigra le donne in generale". "Vi intimidisce ... . "L’unico modo di reagire alla frustrazione è arrabbiandosi". "Non vi considera al suo stesso livello".
Sergio Pollina
Quanto riportato in questa pagina è una parte di uno studio molto più ampio e completo che si può scaricare cliccando qui (formato pdf). Il materiale può essere liberamente usato per lo studio e l'approfondimento, con l'unica limitazione di citarne ogni volta la fonte.
[1] L’argomento è oggetto di un articolo molto più dettagliato e al quale si rimanda, in Free Minds Journal, vol. 13, n. 4 Luglio/agosto 1994.
[2] Perspicacia nello studio delle Scritture, (1988) Vol. 1 pag. 962, sub voce, Fornicazione.