Le dottrine
Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2006
da un quotidiano online della provincia di Imperia
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Imperia: Testimoni di Geova tornano sulle trasfusioni
I Testimoni di Geova di Imperia tornano sull'uso del sangue in medicina che, viene evidenziato in un comunicato ai media "Ha subito dei cambiamenti negli ultimi decenni, di pari passo con una maggiore consapevolezza dei rischi di contagio e degli altri effetti indesiderati connessi con le trasfusioni di sangue. Contemporaneamente, la scienza medica ha perfezionato valide alternative alle emotrasfusioni, le quali non sono impiegate solo sui testimoni di Geova, che le rifiutano per motivi religiosi, ma su tutti i pazienti che desiderano evitare i rischi legati alla pratica trasfusionale".Si tratta degli argomenti affrontati in un numero di 'Svegliatevi!' il cui titolo di copertina è 'Sangue: Perché è così prezioso?'"Traendo spunto dalle opinioni di esperti in materia a livello internazionale - proseguono i Testimoni di Geova imperiesi - viene fatto il punto sulla sicurezza delle scorte di sangue e sulle ragioni che spingono molti a cercare di evitarne i rischi avvalendosi delle più moderne tecnologie. A conferma che la chirurgia senza sangue ha fatto enormi passi avanti, solo in Italia ogni anno vengono eseguiti dai 10.000 ai 14.000 interventi chirurgici senza trasfusioni di sangue su testimoni di Geova, grazie a 2.500 medici e chirurghi che operano in oltre 200 ospedali e cliniche private e che hanno sperimentato moderne strategie per curare i pazienti senza sangue. In particolare, nella nostra provincia lo scorso anno sono stati 35 gli interventi chirurgici eseguiti senza trasfusioni su Testimoni, 423 in Liguria".Carlo AlessiVenerdì 28 Luglio 2006 ore 09:31
[L'articolo era visualizzabile al seguente link fino alla metà del mese di agosto: http://www.sanremonews.it/it/internal.php?news_code=27160].
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Ho scritto la seguente lettera al Direttore del suddetto quotidiano, esprimendo i miei commenti in merito all'articolo pubblicato nella rivista Svegliatev!:
Egregio Direttore,Le scrivo in relazione all'articolo “Sangue: perché così prezioso”, pubblicato dal Suo quotidiano il 9/08 [in realtà, il 28 luglio, ndr].Credo che questo articolo costituisca un’ennesima dimostrazione di disinformazione fuorviante, il cui scopo è fondamentalmente quello di far credere che la posizione dei Testimoni di Geova (TdG) sia del tutto compatibile con la medicina e che l’utilizzo del sangue sia invece una dimostrazione di ignoranza e disinformazione da parte della classe medica.Leggendo questo articolo, i TdG vengono rafforzati nella loro erronea convinzione che le trasfusioni di sangue siano inutili; chi non è TdG viene a sua volta “informato” che si può benissimo rinunciare all’utilizzo del sangue, senza subire per questo delle conseguenze irreparabili.Ecco alcuni esempi di come questo articolo seleziona le informazioni in maniera tale da condurre il lettore alle conclusioni desiderate (dai TdG).- Si dedica molto spazio a parlare dei pericolo connessi con le trasfusioni, “dimenticando” di precisare che gli stessi rischi di contrarre infezioni si incorrono con i trapianti di organo, attualmente accettati dai TdG.- Si lascia intendere che gli stessi medici rifiuterebbero di far trasfondere i loro figli. Si noti questa frase:«Non stupisce che Brian McClelland, direttore dell’ente nazionale scozzese per le emotrasfusioni, chieda ai medici di “ricordare che la trasfusione è un trapianto e pertanto trasfondere o meno non è una decisione da prendere alla leggera”. Consiglia ai medici di riflettere su questa domanda: “Se si trattasse di mio figlio, accetterei la trasfusione?”» (p. 6).Non ci possono essere dubbi in merito al fatto che qualsiasi medico (o persona dotata di buon senso) di fronte all’alternativa di lasciar morire un proprio figlio od acconsentire ad una indispensabile trasfusione, opterebbe per quest’ultima decisione. Ma è questo quello che i TdG che leggono l’articolo comprenderanno? Ne dubito molto. A mio parere la gran parte dei TdG concluderà che è preferibile rifiutare il sangue per i propri figli, anche nei casi di emergenza.Del resto in tutto l’articolo non si dice una sola parola in merito al fatto che, almeno in qualche caso, senza sangue si muore. Lo scorso anno in un ospedale che “rispetta le convinzioni dei TdG”, si è verificato proprio un caso del genere, una donna è stata trasfusa, in quanto a giudizio dei medici non esistevano altri metodi per salvarle la vita:«Siamo un centro di riferimento per i Testimoni di Geova e rispettiamo al massimo la loro volontà. Ma i medici, in certi momenti, hanno obblighi ai quali non possono venire meno. Siamo vincolati al giuramento di Ippocrate: è nostro compito e dovere salvare la vita alle persone» spiega il medico.E aggiunge: "Negli anni si sono sviluppate tecniche operatorie che consentono interventi in assenza di trasfusione. Si utilizzano accorgimenti particolari ed è ormai patrimonio del sapere comune che una persona può vivere anche valori molto bassi di emoglobina". Ma, una volta su un milione, c’è una necessità diversa, una complicazione: "E per risolverla si deve anche ricorrere ad un atto che può apparire di forza. Ad una presa di posizione che non si vorrebbe mai adottare"...».www.infotdgeova.it//sangue/trasfusioni.php.Il medico citato in questo articolo, pubblicato dal quotidiano "La Stampa", ha parlato di metodiche alternative, utilizzate in questo centro ospedaliero del Piemonte. Anche la rivista "Svegliatevi!" parla molto di queste terapie alternative, lasciando intendere che siano preferibile all’utilizzo del sangue – e in molti casi questo può anche essere vero – e che se i medici insistono nel continuare a trasfondere, lo fanno perché ormai sono abituati alle trasfusioni, per ignoranza, per incapacità di utilizzare le nuove tecniche e per delle loro convinzioni sbagliate:«… molti medici sono riluttanti a cambiare i loro metodi o non conoscono le terapie attualmente usate in alternativa alle trasfusioni … Contano molto anche le capacità dei chirurghi …Alcuni sostengono che le alternative alle trasfusioni hanno costi troppo elevati, anche se i dati dimostrano il contrario» (p. 7).Tuttavia, nel succitato centro ospedaliero piemontese venivano utilizzate proprio queste terapie alternative, ma per salvare la vita di una TdG è stato necessario trasfondere."Svegliatevi!" non dice mai che, almeno in alcuni casi, le trasfusioni siano assolutamente indispensabili. La conclusione a cui si perviene, leggendo l’intero articolo, è che le trasfusioni siano soltanto superflue e pericolose e che le alternative alla trasfusione siano sempre possibili, anche in casi di grave emergenza.Si ribadisce inoltre quella che non può che essere considerata una posizione contraddittoria ed illogica. Alle pp. 11 e 12 si legge:«[I Testimoni di Geova] rifiutano tutte le trasfusioni di sangue intero o dei suoi quattro principali componenti (globuli rossi, plasma, globuli bianchi e piastrine). Per quanto riguarda le frazioni derivate da questi componenti e i prodotti che le contengono, la Bibbia non si esprime. Quindi ogni Testimone deve prendere la sua decisione al riguardo».I TdG quindi rifiutano di usare il plasma (anche se il plasma è composto al 91.5% da acqua). Accettano tuttavia di usare una frazione del plasma, l’albumina.Copio/incollo a questo proposito dal sito www.infotdgeova.it:«L'intendimento religioso dei Testimoni, ... non vieta categoricamente l'uso di parti [del sangue] come l'albumina, immunoglobuline e preparati per l'emofilia, ciascun Testimone deciderà personalmente se accettarli» (Salvare la vita col sangue, p.27). È il caso di fare alcune osservazioni su queste sostanze, “permesse” perché consisterebbero in «una piccola quantità di un derivato del sangue» ("La Torre di Guardia", 1 novembre 1978, p.31): Le albumine vengono impiegate in caso di gravi ustioni e gravi emorragie.Per produrre la quantità di albumina necessaria per un ustione di terzo grado che interessi dal 30 al 50 per cento della superficie del corpo, occorrono dai 10 ai 15 litri di sangue. Lo stesso si può dire delle gammaglobuline: occorrono circa tre litri di sangue per averne la quantità necessaria a riempire una siringa. … Con quale criterio discriminante si permettono tali sostanze, quando per produrle occorrono quantità cosi elevate di sangue - che deve essere prelevato, lavorato e conservato in una banca del sangue -, mentre la stessa rivista citata sopra, afferma che «il sangue tolto deve essere “versato sulla terra come l'acqua” per mostrare che era di Dio e che non doveva servire a sostenere la vita di una creatura terrena»? (p.30).I TdG vietano ai propri adepti non solo di ricevere il sangue ma anche di donarlo. Vietano anche l’autotrasfusione, in quanto, secondo quanto insegna la Congregazione dei TdG, una volta che il sangue è uscito dal circolo sanguigno deve essere buttato via:«… se il personale medico suggerisce al cristiano di farsi prelevare un po’ di sangue da depositare in una banca del sangue per essere poi utilizzato nelle trasfusioni, il cristiano può seguire la guida della Bibbia per comportarsi nel modo giusto. Egli può far notare che agli antichi Israeliti fu detto che il sangue tolto doveva essere ‘versato sulla terra come l’acqua’, per mostrare che era di Dio e che non doveva servire a sostenere la vita di una creatura terrena. (Deut. 12:24) E può fare riferimento al preciso comando dato ai cristiani di ‘astenersi dal sangue’. In considerazione di ciò, come potrebbe permettere che il suo sangue sia depositato in una banca del sangue per essere poi trasfuso in lui o in altri?».Possibile che i dirigenti di Brooklyn non si rendano conto di quanto cavillosa, contraddittoria e farisaica sia questa loro posizione? Proibiscono (e puniscono con l’espulsione) di donare sangue, di conservarlo (anche se è il proprio sangue), e di lavorarlo per ricavarne frazioni; e poi consentono ai propri seguaci di usare queste frazioni, ricavate da sangue donato da altri, conservato e lavorato!Credo che questi bizantinismi, siano una dimostrazione più che evidente di cosa succede quando si perde di vista lo spirito della Scrittura per soffermarsi sulla lettera. La “legge sul sangue” serviva solo per inculcare il rispetto per la vita. Il sangue era utilizzato come simbolo della vita. I TdG, nel loro letteralismo arrivano al punto di mostrare più rispetto per un simbolo (il sangue) che per la realtà (la vita) che esso rappresenta.Concludendo, “Svegliatevi!” persuaderà ancora di più i TdG di essere nel giusto e che si debba rifiutare il sangue sempre ed in ogni circostanza, anche perché è inutile, pericoloso ed esistono sempre valide e migliori terapie alternative. Nulla si dice in merito al fatto che non sempre, purtroppo, esistono terapie alternative, e che in senza sangue, in parecchi casi, si muore, come si legge nel seguente articolo.“Il Quotidiano di Calabria” - 24 settembre 2004Rifiuta la trasfusione
muore Testimone di GeovaLa donna, 66 anni, era ricoverata al reparto di CardiologiaIL SUO credo imponeva di rifiutare una eventuale trasfusione di sangue. Da buona Testimone di Geova ha rispettato fino all'ultimo il severo precetto. Così è morta, rinunciando a quella trasfusione che di certo le avrebbe salvato la vita. Un "no" secco e deciso, ripetuto senza alcuna esitazione ai medici di turno, che non hanno potuto fare altro se non rispettare la volontà della paziente e della sua famiglia.Protagonista una signora di 66 anni, che chiameremo Angela. La donna, sofferente di asma cardiopatica, era ricoverata da pochi giorni al reparto di Cardiologia dell'ospedale dell'Annunziata.Martedì le sue condizioni si sono aggravate improvvisamente per una sopravvenuta emorragia addominale, che le ha fatto perdere tanto sangue. Solo una trasfusione, a questo punto, le avrebbe permesso di sopravvivere.Nella stanza della signora Angela giunge il medico di turno. Nel frattempo arrivano anche i familiari, anch'essi Testimoni di Geova.Alla paziente e ai suoi cari viene spiegato che le condizioni tendono ad aggravarsi e che la trasfusione è l'unico intervento risolutivo.Angela, sofferente, dice che non è possibile. «Sono Testimone di Geova, la mia religione rinnega la trasfusione di sangue». Il medico di turno cerca di convincere i familiari, anch'essi però dello stesso parere della congiunta.A questo punto i responsabili del reparto di Cardiologia decidono di contattare la Procura della Repubblica di Cosenza, alla quale chiedono di intervenire sulla vicenda della signora Angela. Dagli uffici della magistratura la risposta è però negativa: «Non possiamo intervenire. Bisogna rispettare la volontà della signora».Dopo poche ore la paziente muore. Attorno a lei i familiari, tutti Testimoni di Geova e tutti d'accordo nel dire "no" alla trasfusione.Un credo severo ma rispettato fino in fondo, a costo di perdere la vita. Non è la prima volta che un testimone di Geova muore rinunciando alla trasfusione di sangue.Un precetto inconcepibile per chi pratica un'altra religione, ma sacro e inviolabile per chi chiama "Geova" il suo Dio.
Il succitato articolo di Svegliatevi! è stato “pubblicizzato” anche su altri quotidiani, fra i quali Il Resto del Carlino(edizione di Pesaro) del 13 agosto. In seguito alla pubblicazione di tale articolo, Giovanni Pelonghini, presidente dell'AVIS provinciale di Pesaro e Urbino, ha inviato al “Carlino” la seguente lettera, pubblicata nell'edizione del 20 agosto:
L'Avis ai Testimoni di Geova sull'uso e sull'importanza delle trasfusioni«Oggi il sangue è insostituibile»
Non nascondo di aver letto con perplessità l’articolo dei Testimoni di Geova di Pesaro sul «Carlino» del 13 agosto. Concordo sul fatto che l’uso del sangue abbia subito dei cambiamenti negli ultimi decenni, e ciò a seguito dei progressi medici. Detto questo, è del tutto fuorviante, e pericoloso, voler far intendere che il sangue per fini terapeutici abbia esaurito la propria utilità. Non è affatto vero. Permangono tantissime circostanze in cui l’impiego di sangue ed emoderivati rimane assolutamente indispensabile. Si pensi alle patologie tumorali, del sangue, agli interventi chirurgici maggiori, ai politraumatizzati, alla chirurgia dei trapianti di organo, che richiede l’impiego di enormi quantità di prodotti ematici.Il problema, caso mai, è il crescente fabbisogno di sangue ed emocomponenti che costringe noi dell’Avis a sensibilizzare continuamente l’opinione pubblica per aumentare il numero dei donatori e delle donazioni. Una eventuale carenza di disponibilità di sangue ed emocomponenti può mandare in tilt l’intero Sistema Sanitario Nazionale. Ovviamente, siamo consapevoli che il sangue sia un farmaco, spesso insostituibile, e come tutti i farmaci possa avere degli effetti collaterali.Ed è proprio per questa consapevolezza che l’Avis, con il Sistema Sanitario Nazionale, è impegnata per la «qualità» del sangue donato, costantemente monitorata dagli operatori dei servizi trasfusionali. Sulla base di studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e quindi non dall’Avis, il sangue donato e trattato in Italia si pone ai vertici mondiali per qualità e sicurezza, a garanzia del donatore e, soprattutto, del ricevente.Ovviamente, Avis incoraggia le tecniche che permettano un «risparmio» di sangue ed emocomponenti; è presente nei comitati del «buon uso del sangue» per definire protocolli terapeutici per ottimizzarne il consumo. Ancora, Avis plaude, e stimola, l’utilizzo e la diffusione delle tecniche di autotrasfusione, laddove queste possano essere validamente impiegate. In altri termini, Avis è in prima linea per la promozione del dono di sangue e per il suo corretto ed appropriato uso. Ma da qui a sostenere che la medicina può fare a meno del farmaco «sangue», il passo è sicuramente lungo ed improponibile.Basta pensare alle quantità di sacche di globuli rossi e bianchi, piastrine e plasma utilizzate quotidianamente negli ospedali della nostra provincia e regione e d’Italia.L’articolo dei Testimoni di Geova contiene una domanda: «Sangue: perché è cosi prezioso?». La risposta è semplice. E’ prezioso per due motivi fondamentali: perché per molte applicazioni mediche e chirurgiche continua ad essere indispensabile; perché è raro. Il giorno in cui i progressi ci metteranno a disposizione il sangue artificiale, o ci permetteranno di fare a meno dei prodotti ematici per le cure mediche e chirurgiche, sarà un giorno bellissimo, che la stessa Avis attende con fiducia e speranza. Ma oggi, purtroppo, non è così.Giovanni Pelonghinipresidente Avis provincialedi Pesaro e Urbino
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Articolo pubblicato dal Quotidiano Il Giorno del 9 agosto 2006
(il grassetto nel testo è stato aggiunto)
(il grassetto nel testo è stato aggiunto)
MELEGNANO Intesa con l'Azienda ospedalieraTestimoni di Geova:
«Evitare le trasfusioni è possibile e proficuo»di Alessandra ZanardiMELEGNANO – «No alle trasfusioni: la medicina senza sangue è possibile». Parte dal Sud-est Milanese la campagna di sensibilizzazione sui metodi alternativi promossa dai testimoni di Geova in Asl, ospedali, centri di cura. Il gruppo di zona della congregazione religiosa, che tra Paullo Melegnano, Zelo Buon Persico, San Donato Milanese e Gavazzano comprende oltre 700 adepti, non solo ha organizzato la distribuzione di opuscoli informativi sul tema, ma attraverso appositi Comitati scientifici ha avviato una collaborazione con i principali presidi del territorio per la sperimentazione di metodi alternativi alla trasfusione, non consentita dai dogmi dei Testimoni di Geova.A suggellare l’accordo con i sanitari i 55 interventi senza sangue eseguiti nel 2005 nell’Azienda ospedaliera di Melegnano, che comprende i nosocomi di Zizzolo Predabissi, Cernusco sul Naviglio, Melzo, Gorgonzola e Cassano d’Adda.Dall’intesa con i Testimoni di Geova è scaturito anche un ciclo d’incontri informativi per medici e primari. «L’invito a sperimentare la medicina senza sangue deriva da un precetto religioso, certo, ma anche da esigenze igieniche – dice Renato De Santis, responsabile delle relazioni esterne dei Testimoni di Geova del Sud di Milano – . Assorbire sangue diverso può sviluppare infezioni e rigetti, ridurre le difese immunitarie e rendere più lento il recupero post operatorio. Il ricorso ad altri metodi limita i costi di degenza e quelli per la raccolta conservazione delle sacche». Oggi, l’alternativa più diffusa alla trasfusione è il pre-deposito, cioè l’utilizzo, durante l’operazione, del sangue che il paziente ha depositato in precedenza.In altri casi è possibile raccogliere il liquido perso sotto i ferri e rimetterlo in circolazione con l’ausilio di macchine (in gergo, è quello che si chiama recupero intraoperatorio); in altre situazioni ancora si usa l’eritroproteina, un ormone prodotto dal midollo osseo che favorisce la formazione dei globuli rossi. Bisturi a ultrasuoni, che riducono al minimo le perdite durante l’incisione, e trattamenti in camera iperbarica, che favoriscono l’ossigenazione dei tessuti, completano il quadro dei metodi extra trasfusione.«Il recupero intraoperatorio è una strada percorribile, se il paziente è d’accordo e le condizioni fisiche lo permettono», conferma Ruggero Rocchi, direttore sanitario pro-tempore dell’Azienda ospedaliera melgnanese, che tuttavia precisa: «In caso di necessità, cioè quando la persona si trova in pericolo di vita o in stato di totale incoscienza, il ricorso alla trasfusione diventa però inevitabile, non ci sono alternative di sorta». Inoltre – conclude l’esperto – attualmente il sangue raccolto dai donatori è sicuro. I protocolli sanitari sono molto rigorosi. Per cui non esistono assolutamente trasfusioni pericolose. Ci sentiamo di garantirlo».