I Testimoni di Geova -
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Le dottrine

La croce di Betsaida


Di questa nuova prova archeologica ne parlano C.P.Thiede e M.d’Ancona nel libro La Vera Croce, Mondadori 2001.
Queste informazioni sono tratte dalle pagine da 174 a 176 del loro libro, tranne le foto che invece sono state prese dal testo di Fred Strickert Bethsaida. Home of the Apostles (Collegeville 1998) [1].
Ecco cosa scrive C.P.Thiede: «Durante gli scavi in corso a Betsaida, città natale degli apostoli Pietro e Andrea, è venuta alla luce una casa con cantina, dove sono state ritrovate anfore per il vino insieme con piccole falci da mietitura. A pochi passi c’era un cortile di 12 per 12,9 metri.



Il ritrovamento più sorprendente avvenne nel 1994, in un altro locale a nord del cortile: Gloria Strickert, moglie di Fred Stickert, uno degli archeologi responsabili degli scavi, trovò un pezzo di terracotta sul quale compariva una croce. Fred Strickert ne dà la seguente descrizione:
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La croce, tracciata con mano alquanto maldestra, manca della parte superiore e così com’è misura 4, ¼ per 5, ½ pollici. Consiste in un cerchio dal quale si dipartono quattro bracci formatti rispettivamente da due linee parallele ravvicinate. Il “cerchio” non è perfetto, col diametro orizzontale di 1,65 pollici, contro i 2,12 di quello verticale. Però tutt’e tre i bracci completi si allungano 2,12 pollici dal centro. Un tracciato più leggero si diparte per altri 1,30 pollici dal braccio inferiore, così che la forma della “croce greca”, in cui tutti i bracci hanno lunghezza uguale, risulta trasformata in quella della “croce latina”, in cui i bracci orizzontali intersecano quello verticale a un terzo dalla cima. Pertanto la croce, a dispetto del suo aspetto grezzo, presenta una sorta di complessità voluta – Bethsaida. Home of the Apostles, pp. 149-150.
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Il coccio dovrebbe provenire da una giara adibita a deposito, del tipo in uso fra il 100 a.C. e il 70 d.C. Per il fatto che è stato trovato in situ, nelle vicinanze della cantina con i vasi per il vino, alcuni dei quali integri, Strickert vi ravvisa un «posto segreto in previsione del crollo della casa» nel contesto di Betsaida e gli assegna come data il primo secolo. In concreto, la datazione delle terrecotte analoghe, dal 100 a.C. al 70 d.C., fa pensare che nel nostro caso «primo secolo» voglia dire «non più tardi del 70 d.C.».

Ammessa tale datazione, la croce di Betsaida risulterebbe la croce cristiana più antica del mondo in assoluto, anteriore a quella di Ercolano (link) anche se di soli nove anni circa [2].  Sicché è comprensibile che Strickert esiti a dare giudizi apodittici. L’archeologo sottolinea l’assenza di un’iscrizione che la identifichi al di là di ogni dubbio e rammenta la rarità delle croci nelle arti visive prima dell’età costantiniana. Tuttavia alla fine il suo giudizio è cautamente positivo:
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Non è da escludere del tutto l’esistenza di croci in epoca primitiva. Il disegno del frammento di Betsaida non ha paralleli nelle figurazioni pre-constantiniane … La chiave per interpretare questa croce è data dalla presenza di bracci che si allungano in quattro direzioni partendo da un cerchio centrale. Ora, il cerchio denota pienezza e unità, e i bracci diversità.

La diversità è tipica di un centro multiculturale dov’erano ugualmente praticati il culto imperiale, il giudaismo e il cristianesimo; dove i discepoli portavano nomi greci; e dove i greci chiedevano di incontrare Gesù. La pienezza e l’unità possono esprimersi anche nel pane comune in un pasto commemorativo. Il medesimo centro di unità e di diversità si richiama alla crocifissione in Giovanni 12,24, dove Gesù dice che la morte di un solo chicco di grano produce molto frutto – Bethsaida. Home of the Apostles, p. 152.
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Abbiamo citato ampiamente Stickert anche per sottolineare come un archeologo di fama, che lavora nell’identico sito insieme con colleghi ebrei e cristiani, soppesi le testimonianze con le dovute precauzioni. Già nel 1982 Bargil Pixner, suo collega negli scavi di Betsaida, lavorando alla scarpata meridionale di Betsaida-et-Tell aveva scoperto un pezzo di roccia basaltica con una piccola croce. Però aveva resistito alla tentazione di assegnarla una data e si era limitato a ipotizzare che in teoria potesse risalire a cristiani del tardo periodo bizantino.

Ma riconsiderò la sua posizione dopo che il coccio scoperto proprio al centro del villaggio di pescatori venne fatto risalire a prima del 70 d.C. Allora ipotizzò che in origine la croce sul coccio volesse attribuire al sole il significato di simbolo cruciforme di Cristo, il sole invincibile subentrato al pagano Sol Invictus. In seguito – ma ovviamente solo in seguito – l’artista, non del tutto soddisfatto del risultato, avrebbe allungato l’asta verticale per ottenere un’adeguata croce «latina». Per quale motivo tanto impegno? Forse perché si trattava di una giara del tutto particolare che conteneva il vino per la celebrazione eucaristica a memoria dell’Ultima Cena».
Francesco Pastore


[1] Immagini pubblicate con il consenso dell'Autore (link).

[2] Ovviamente la croce di Ercolano potrebbe essere molto più antica; il 79 d.C. è la data più bassa possibile. La croce di Betsaida potrebbe essere anch’essa anteriore al 70 d.C.


 
   
       
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Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo
dei Testimoni di Geova
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