Le dottrine
Il "Caso Oneda"
Un tragico un fatto di cronaca che negli anni '80
colpì profondamente l'opinione pubblica.Quando un governo non è pronto ad accettare le conseguenze, anche letali, delle loro scelte interpretative del testo biblico, i Testimoni di Geova iniziano la loro campagna di lotta e di disinformazione.[1] Si consideri, come caso emblematico, ciò che accadde quando nel 1980 esplose in Italia la polemica relativa al "caso Oneda", la bambina sarda talassemica per la cui morte i genitori furono incriminati e condannati per omicidio. Una lettera della filiale romana della Società Torre di Guardia, indirizzata "A tutti i sorveglianti di circoscrizione e di distretto" del 12 marzo 1982, a commento della sentenza della Corte d'Assise di Cagliari, così recitava: "Naturalmente, la condanna degli Oneda è da considerarsi un vero e proprio attacco contro l'organizzazione dei testimoni di Geova. Essi sono stati infatti condannati perché professano tale fede".
Intanto, fu predisposta una procedura di attacco che creasse un clima di intimidazione nei confronti dei magistrati e che predisponesse favorevolmente l'opinione pubblica. Si cominciò con una lettera spedita ad alcuni "anziani" Testimoni di provata fiducia [2], nella quale venivano date queste istruzioni:
Ci è stato suggerito dai legali che curano il caso degli Oneda (i coniugi interessati [3] della Sardegna ancora detenuti in attesa di giudizio), che per tentare di accelerare il procedimento penale e influire positivamente su di esso occorre interessare l'opinione pubblica facendo stampare su quotidiani e periodici degli articoli sulla vicenda ... Un punto fondamentale è il seguente. Prendete contatto con i giornalisti dal 12 gennaio al 16 gennaio 1982, ma non prima né dopo. In quel periodo cercate di incontrarvi con i giornalisti al più presto possibile. Vi preghiamo caldamente di considerare strettamente riservato il contenuto della presente e di inviarci immancabilmente gli eventuali articoli pubblicati.
Ma, nonostante gli sforzi posti in atto, i risultati non furono soddisfacenti, e i coniugi colpevoli furono condannati. Sicché con un'altra circolare del 25 marzo 1982, il "popolo di Geova" fu informato del "misfatto" con queste parole:
- Dai fatti a nostra disposizione risulta chiaramente che colpendo i coniugi Oneda si è voluto colpire l'organizzazione dei testimoni di Geova con l'intento forse di limitare possibilmente il loro diritto alla libertà di religione, sancito dalla Costituzione Italiana ... Il Corpo Direttivo dell'organizzazione dei testimoni di Geova ritiene sia necessario reagire a questo attacco nelle forme e nei modi che indichiamo di seguito [4].
E, quando il 7 dicembre 1982, gli Oneda furono condannati nonostante tutto, così si espressero i responsabili della filiale italiana in una circolare indirizzata a "Tutte le congregazioni", datata 24 dicembre 1982: "L'opinione pubblica deve avere la possibilità d'essere informata dei fatti e degli abusi che vengono perpetrati verso le minoranze"[5].
Infine, e qui è evidente la malafede dei vertici dell'Organizzazione, così di recente è stato riassunto l'episodio relativo alla tragedia della famiglia Oneda:
In Italia, nel 1982, una coppia che con solerzia si era rivolta a medici di quattro nazioni per la figlioletta affetta da una malattia incurabile fu condannata a 14 anni di prigione con l'accusa di omicidio, dopo che la bambina era morta mentre le veniva somministrata una trasfusione per ordine del tribunale [6].
Riesce veramente incomprensibile, se non si attribuisce tale comportamento a pura malafede, spiegare perché in questa pubblicazione venga data un'informazione così corrotta e non rispondente a verità. La condanna a 14 anni, per esempio. Il ben noto (per lo meno ai Testimoni di Geova) dossier o "libro bianco" [7], descrivendo i fatti, precisò che: "[la corte d'Assise d'Appello di Roma] ... con sentenza del 13 giugno 1986 derubricava il reato condannandoli [gli Oneda] per omicidio colposo a 3 anni e 8 mesi di reclusione. Infine la Corte Suprema di Cassazione con sentenza del 16 febbraio 1987 respingeva i ricorsi proposti su questioni attinenti soprattutto all'elemento psicologico del reato".
Perché far credere a una condanna così pesante, quale era stata quella comminata dalla Corte d'Assise di Cagliari, quando in realtà il risultato finale era stato profondamente modificato?
E che dire della dichiarazione secondo la quale la "coppia con solerzia si era rivolta a medici di quattro nazioni per la figlioletta affetta da una malattia incurabile"? Niente di meno rispondente alla verità! Apprendiamo dalla viva voce degli imputati chi erano i "medici di quattro nazioni" ai quali si erano rivolti [8]:
"A noi sembrava impossibile che, oltre alle trasfusioni di sangue non esistessero altre cure alternative perché la bambina soffrisse meno. Ci siamo informati da tante persone, le quali ci hanno parlato di altri Professori che potevano praticare cure alternative. Abbiamo inviato le cartelle cliniche della piccola ad un professore di Milano il cui nome è Saggese; non ricordo, comunque, se questi ci avesse dato una risposta. Ad un professore svizzero il cui nome è Hoffman abbiamo inviato ugualmente, per due volte, poiché non aveva risposto, la cartella clinica".
Quindi i "medici di quattro nazioni" si riducono solo a due: uno di Milano e uno della Svizzera, che fra l'altro erano tutti e due Testimoni di Geova. Uno dei due, ad ogni buon conto, si rifiutò persino di rispondere alle richieste degli Oneda che gli si erano rivolti non perché pensassero che potesse fare qualcosa (era soltanto un omeopata), ma perché ciò faceva parte della strategia della Società per avere successivamente in tribunale degli elementi a discolpa [9].
Senza volerci allontanare troppo da questo caso, desideriamo fare una riflessione che serva a chiarire quanto di distorto vi è nel comportamento e nei ragionamenti dei Testimoni di Geova. È purtroppo un fatto noto che da un certo tempo a questa parte vi è un notevole incremento di quelle che sono state definite le "stragi del sabato sera", causate da vari fattori: l'eccessiva velocità, il bere troppo, il far tardi nelle discoteche e così via. Di fronte all'enorme numero di morti causati dal libero esercizio di alcune attività perfettamente legittime da parte di cittadini italiani (l'andare a ballare, il bere più del consueto, fare le ore piccole), le autorità hanno cercato di opporre un freno alle stragi mediante alcuni interventi, fra i quali la chiusura anticipata delle discoteche.
Certamente, questa decisione non voleva essere un atto discriminatorio nei confronti dei gestori di tali locali, né nei confronti degli appassionati della musica e del ballo, ma soltanto una misura cautelativa. Lo stesso discorso vale per certe attività dei Testimoni di Geova. Nessuno contesta che l'interpretazione della Bibbia sia libera e nessun governo ha il diritto di intervenire in tale materia. Ma quando una certa norma seguita da un qualsiasi gruppo religioso comporta la morte di migliaia di cittadini, allora è il caso che, religione o no, le autorità se ne occupino e prendano provvedimenti di conseguenza. Questa non è persecuzione né volontà discriminatoria, ma semplicemente fa parte dei compiti istituzionalmente attribuiti a ogni autorità governativa: quelli della tutela della salute e della vita dei cittadini (garantiti dall’art. 32 della Costituzione).
I Testimoni di Geova, però, hanno deciso che la battaglia per difendere il loro "diritto" alla gestione della salute e della vita, propria e dei figli, è una lotta che va combattuta a oltranza, costi quel che costi, esattamente come avvenne qualche anno fa nel triste episodio di Waco, nel Texas, dove il "profeta" David Koresh aveva deciso che la polizia federale non doveva ingerire nei suoi affari, e questo a qualunque costo: anche quello della vita sua e dei suoi adepti.
Quello della difesa a oltranza della posizione sul sangue è diventata ormai una bandiera per i Testimoni di Geova; non è solo un problema di libertà religiosa o di osservanza di un precetto biblico, si tratta di una sorta di "braccio di ferro" tra loro e le autorità costituite per vedere chi infine la spunterà, per poter affermare in tal modo, prepotentemente, la loro esistenza e la superiorità della loro "legge" su quella degli uomini (che è d'origine demonica). E a tale scopo essi si sono attrezzati superbamente. Hanno costituito 850 "Comitati di assistenza sanitaria" nei quali più di 4.500 dei loro "anziani" sono stati addestrati per far fronte a ogni necessità che dovesse insorgere in merito all'uso del sangue. Hanno creato un fondo speciale per le spese legali allo scopo di mettere in campo una nutrita batteria di avvocati che li aiutino nella loro battaglia, e tutto questo per difendere un diritto che, come vedremo, sono loro stessi i primi a violare.
L'elemento che emerge con chiarezza da quanto abbiamo illustrato è che la posizione dei Testimoni di Geova sul sangue è estremamente pericolosa e strumentale, in quanto non deriva da un fatto esclusivamente dottrinale o da un'adesione pedissequa al testo biblico, ma dalle mutevoli esegesi del Corpo Direttivo il quale le adatta di volta in volta alle esigenze della propria "politica"[10].
Infatti è degno di nota che i versetti biblici usati per mettere al bando le vaccinazioni e i trapianti d'organo (ora consentiti) erano gli stessi che vengono adesso utilizzati per vietare l'uso del sangue. Non è la Bibbia, ma il Corpo Direttivo che stabilisce fin dove il Testimone può spingersi nel tutelare il suo diritto alla vita. Appartiene al supremo consesso dottrinale e amministrativo geovista, infatti, questa dichiarazione, tratta da una lettera della filiale di Roma [11]:
Perché allora chi si fa trasfondere per esempio un concentrato di emazie può essere disassociato mentre chi si fa praticare un siero antivipera no? Perché attualmente il Corpo Direttivo ritiene di potersi assumere la responsabilità di intervenire nei confronti di chi accetta una trasfusione di sangue in toto o di qualcuno dei principali ed immediati componenti del sangue, mentre non ritiene di dover intervenire nei confronti di chi si limita a prendere una frazione di una frazione.
Ma sono ben altre le responsabilità che il Corpo Direttivo ha ritenuto e ritiene ancora di potersi assumere nei confronti della vita altrui. Esso infatti, coerentemente con la propria posizione di conflitto con le leggi e le norme che regolano la vita delle persone in molti paesi, non esita a promuovere atti d'illegalità se questi servono per dare forza e vigore alla sua legge, collocata al di sopra delle leggi umane perché ritenuta di origine divina.
Ecco che il Corpo Direttivo ha assunto con il trascorrere del tempo la funzione di controllore dei Testimoni di Geova e ha organizzato delle squadre per porre sotto sorveglianza gli ospedali di tutto il mondo dove i Testimoni di Geova vanno a farsi curare per far sì che non venga loro somministrato sangue [12], anche se essi stessi fossero favorevoli ad accettarlo. Si noti l'ambiguo linguaggio usato dalla rivista Svegliatevi! del 22 novembre 1993, dove si menziona una nuova offensiva promossa dalla sede centrale di Brooklyn della Società Torre di Guardia: "Perciò grazie alla disposizione dei Comitati di assistenza sanitaria i testimoni di Geova sono aiutati a ubbidire alla perfetta legge di Geova di astenersi dal sangue, non facendo compromessi".
Si noti l'espressione "sono aiutati a ubbidire". Essa ricorda molto da vicino le parole di una lettrice del Dayton Daily News del 1° gennaio 1994, che accusava i Testimoni di Geova d'essere molto più colpevoli del dott. Kevorkian (medico noto per le sue iniziative a favore dell'eutanasia) di promuovere la morte. La donna ha scritto: "Il dott. Kevorkian è accusato di aver partecipato all'assistenza dei suicidi, e i membri dell'Organizzazione religiosa [dei Testimoni di Geova] fanno esattamente la stessa cosa con la loro ferma opposizione a quelle procedure mediche che sono spesso indispensabili per salvare la vita del paziente ... Dal mio punto di vista, il dott. Kevorkian è molto meno colpevole di promuovere la morte della gente di quanto lo è quest'Organizzazione".
Note:
1 È recente la polemica insorta fra la comunità ebraica in Italia e le autorità di governo riguardo alla data scelta da quest'ultimo per le votazioni politiche del 27 marzo 1994, che avrebbe coinciso con la festività della Pasqua ebraica. È inimmaginabile anche il solo ipotizzare ciò che accadrebbe se, per mera ipotesi, il nostro governo dovesse stipulare l'intesa con i Testimoni di Geova, così come l'ha stipulata con le comunità israelitiche. Essi, infatti, nel preambolo della loro "proposta d'intesa", esordiscono dicendo: "La fede religiosa dei Testimoni di Geova comanda ad essi taluni comportamenti pratici che, discostandosi dal comune sentire, richiedono una speciale disciplina nell'ordine civile".
Quali sono alcuni di questi "comportamenti pratici"? Innanzitutto pretenderebbero per tutti i loro giovani l'assoluta esenzione dal servizio militare (art. 4 della proposta), poi esigerebbero che venisse (artt. 5 e 12) loro consentito di "osservare [negli istituti ospedalieri, cliniche, case di cura, pensionati e ogni altra istituzione] i precetti della propria fede religiosa in materia alimentare e terapeutica". Ciò in pratica vuol dire che tutte le pubbliche istituzioni delle quali usufruiscono i Testimoni di Geova dovrebbero garantire un'alimentazione nella quale non vi sia traccia di sangue.
Quindi, al bando polli non dissanguati debitamente, cacciagione varia, vino marsala, würstel, mortadella e molto altro; mentre cliniche e ospedali vari si troverebbero continuamente in crisi per l'obbligo di dover curare tutte le patologie senza il ricorso a indispensabili trasfusioni di sangue o a prodotti ematici, trovandosi così continuamente di fronte a gravissimi problemi di coscienza. E questo perché la bozza d'intesa recita testualmente: "La Repubblica italiana ... riconosce il diritto dei Testimoni di Geova, in aderenza alle loro profonde convinzioni religiose, di rifiutare l'assunzione di sangue o derivati, anche se prescritta come trattamento sanitario, e di non essere assoggettati a pratiche sanitarie generali finalizzate alle emoterapie ... entro un anno dalla entrata in vigore dalla legge ... dovrà essere redatto a cura del Ministero della Sanità ... un elenco delle strutture sanitarie pubbliche o convenzionate nelle quali sia possibile l'impiego di metodiche alternative alle emoterapie".
Per quanto riguarda, poi, l'astensione dalle attività lavorative, l'art. 13 prevede che "Ai Testimoni di Geova dipendenti da enti pubblici o privati viene riconosciuto il diritto di astenersi dall'attività lavorativa il tempo necessario per la partecipazione alle principali assemblee cristiane previste annualmente e per l'adempimento dei doveri essenziali del loro culto". Infine, pretenderebbero (art. 14) "una presenza nei programmi radiotelevisivi improntata a criteri di un equilibrato pluralismo religioso". Del tutto pertinente ed estremamente interessante è un’osservazione di Miriam Mafai, apparsa su la Repubblica del 12 febbraio 1994, che, commentando la decisione di un medico "obiettore" di non somministrare la pillola anticoncezionale a una paziente, così scrive:
"Non è necessario aver letto Hegel o Alexis de Tocqueville per sapere infatti che, se ognuno di noi anteponesse al rispetto delle leggi democraticamente promulgate il rispetto dei propri personali convincimenti etici o religiosi, tutti rispettabili, quello che andrebbe in pezzi è proprio lo Stato, lo Stato di tutti e che tutti deve garantire e proteggere. Al posto di uno Stato di diritto avremmo la fine della convivenza civile, la frammentazione e la balcanizzazione della società. Potremmo assistere a vicende assurde; potremmo vedere un magistrato che si rifiuta di concedere il divorzio perché sostenitore della indissolubilità e sacralità del vincolo matrimoniale, potremmo vedere un ufficiale di stato civile che, essendosi convertito all'islamismo, ratifica la bigamia, o il medico testimone di Geova che nega una trasfusione di sangue perché contraria ai suoi principi religiosi e così via".
2 Siglata SCA e datata 30 dicembre 1981.
3 Nel linguaggio dei Testimoni di Geova, "interessati" vuol dire che essi non erano ancora battezzati, pur essendo dei "proclamatori", cioè persone che andavano di casa in casa a diffondere il verbo geovista.
4 Il fatto che il Corpo Direttivo, composto esclusivamente da cittadini americani, si permetta così disinvoltamente di organizzare e predisporre strategie di attacco alle istituzioni della Repubblica, avvalendosi della cieca e incondizionata ubbidienza di centinaia di migliaia di cittadini italiani, non può non preoccupare seriamente. E questo anche in considerazione del fatto che esso non è alieno da tali pericolose e indebite interferenze. Possiamo ricordare il caso della repubblica centrafricana del Malawi (ex Niassa) dove ai cittadini Testimoni di Geova fu formalmente proibito dal Corpo Direttivo americano di acquistare una tessera del partito nazionale del Malawi, scatenando così un'ondata di ostilità nei loro confronti che fu causa di innumerevoli lutti e tragedie per quella popolazione.
5 Al riguardo, sembra interessante citare la pertinente osservazione fatta da A. Guarino nel libro Obiezione di coscienza e valori costituzionali, Napoli, 1992. In esso, a pag. 123, egli così si esprime in merito alla liceità della negoziazione con il governo di determinate confessioni religiose: "Quando una confessione religiosa lotta per far sì che la legalità statale si adegui alla moralità specifica propugnata dalla confessione stessa, quest'ultima non può che ricondursi alla figura sostanziale del gruppo di pressione, che come tutti i gruppi di pressione dispone dei normali canali (partiti, opinione pubblica) predisposti in una democrazia rappresentativa proprio perché gli interessi della base facciano sentire il loro peso nelle decisioni politiche da prendere. Al gruppo confessionale, in quanto gruppo di pressione, non può essere consentito il canale della negoziazione" (corsivo nostro).
6 I Testimoni di Geova: Proclamatori del Regno di Dio, op. cit., pag. 184.
7 Intolleranza religiosa alle soglie del duemila, edito dall'Associazione Europea dei Testimoni di Geova per la libertà religiosa, Roma 1990, pag. 130.
8 Corte d'Assise di Cagliari, verbale di dibattimento n. 21/81 del 26/2/1982, risposta a interrogatorio.
9 Al riguardo si veda AA.VV., I testimoni di Geova tra mito e realtà..., op, cit., pagg. 103-116.
10 Un esempio di tale modo d'agire è esemplificato dall'abolizione del divieto di vaccinarsi perché, quando iniziò in grande stile l'attività missionaria dei Testimoni di Geova in molti paesi del terzo mondo, il certificato di vaccinazione era indispensabile ai loro ministri di culto che venivano mandati in missione, come d'altra parte, confermano La Torre di Guardia del 1° giugno 1962, pag. 351; La Torre di Guardia del 1° maggio 1965, pag. 283 e La Torre di Guardia del 1° dicembre 1974, pag. 735.
11 Siglata FPA dell'8 maggio 1980 (corsivo nostro).
12 A questo riguardo è sufficiente richiamare l’attenzione sulle direttive impartite a tutti i responsabili delle comunità geoviste in Italia con circolare del 3 gennaio 1996: "Se in qualche situazione critica il comitato sanitario vi chiede di rimanere con il paziente all’ospedale perché i medici minacciano di fargli una trasfusione, fate del vostro meglio per cooperare. Potreste dover organizzare le cose in modo che altri anziani e fratelli maturi vi assistano affinché ci sia sempre qualcuno presente fino a che il paziente migliori e la minaccia di una trasfusione sia eliminata".
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Questa pagina è stata tratta da
"MOVIMENTI RELIGIOSI ALTERNATIVI - Effetti dell'adesione e motivi dell'abbandono",
Sergio Pollina - Achille Aveta, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1998,
"MOVIMENTI RELIGIOSI ALTERNATIVI - Effetti dell'adesione e motivi dell'abbandono",
Sergio Pollina - Achille Aveta, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1998,
pagine da 190 a 197 (cliccare qui per la recensione ).
Copyright © 1998 - È vietato riprodurre questo articolo o parti di esso senza il consenso esplicito degli autori
Propaganda e disinformazione
La Società pubblicò tre articoli sul "caso Oneda" nella rivista Svegliatevi!, il primo quando vi fu il processo a Cagliari (Svegliatevi! 8/11/1982), il secondo quando si tenne il processo di appello (Svegliatevi! 22/5/1983) ed il terzo nella Svegliatevi! dell'8/5/1984, dopo che la Cassazione aveva annullato le prime due condanne, stabilendo che doveva essere celebrato un nuovo processo, che si concluse con la condanna a 3 anni e otto mesi di carcere per omicidio colposo.
I Testimoni fecero ricorso in Cassazione contro quest'ultima sentenza. In effetti, volevano che si accusassero di omicidio altre persone, quali i medici di Cagliari, i Carabinieri e così via. Con sentenza del 16 febbraio 1987, la Corte di Cassazione confermò tuttavia la mite condanna a 3 anni e otto mesi per omicidio colposo, confermando così quanto aveva stabilito la corte d'assise d'appello di Roma, che, su rinvio della Cassazione, aveva derubricato il reato da omicidio volontario a colposo.
Le edizioni di Svegliatevi! sul "caso Oneda" vennero diffuse in milioni di copie e la Società incoraggiava i "fratelli" ad impegnarsi zelantemente nel distribuirne il maggior numero possibile, come si può leggere, per esempio, in questo annuncio pubblicato nel Ministero del Regno (4/84, p.7):
FATE SUBITO I PIANI PER FARE I PIONIERI AUSILIARI IN MAGGIO!
Per tutti quelli che possono farvi posto, il servizio di pioniere ausiliario è un ottimo modo per partecipare più attivamente al ministero di campo in maggio. Ma un'ulteriore ragione per impegnarci con zelo in questa attività nel mese di maggio è la preannunciata distribuzione dello speciale numero di Svegliatevi! dell'8 maggio. Pensate quale splendida testimonianza si potrà dare diffondendo estesamente questa rivista che in quattro articoli tratta i più recenti sviluppi del caso Oneda e la nostra vera posizione di genitori che amano i propri figli e che rispettano i princìpi biblici! Ecco dunque una grande occasione anche per coloro che non hanno ancora potuto provare le gioie del servizio di pioniere ausiliario. Fate subito i vostri piani per l'intensa attività di maggio!
I TdG in generale pensano che gli Oneda siano stati completamente assolti perché l'annullamento delle due precedenti sentenze deciso dalla Cassazione venne inteso dalla maggioranza dei Testimoni come un'assoluzione. Questo era anche quello che si faceva pensare nell'ultima Svegliatevi! dedicata al "caso Oneda" che annunciava trionfante nel titolo di copertina "Finalmente liberi!". In realtà la Cassazione stabilì soltanto (secondo la prassi giudiziaria) che venisse tenuto un nuovo e definitivo processo, che si concluse, come abbiamo visto, con la condanna dei coniugi sardi.
Di quest'ultima e definitiva condanna non si fece tuttavia nessun accenno in riviste, lettere o circolari interne. Dato che era diffusa la convinzione tra i "fratelli" che con la sentenza della Cassazione il caso fosse chiuso, perché creare ulteriore turbamento diffondendo la notizia che invece a Roma gli Oneda erano stati condannati? Era invece certamente doveroso informare i "fratelli" dell'esito del processo, considerando il clamore sollevato sulla vicenda ed i milioni di riviste e volantini stampati e diffusi! Il silenzio della Società - in questo ed in altri casi - dimostra come i dirigenti della Watch Tower sappiano usare e manipolare astutamente persone ed informazioni per sostenere i loro intenti propagandistici, a scapito della buona fede di molti sinceri TdG che ripongono in loro assoluta fiducia.