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La mia storia...
Esperienza ricevuta nel 2007
"Vivere è la cosa più rara del mondo. I più esistono solamente"
La mia storia, come darle inizio, cosa includere e cosa trascurare senza perdere il significato delle vicende vissute, come riuscire a trovare le giuste parole per consegnare a chi verrà, ciò che significa veramente vivere dall'interno un'esperienza come questa?
Oggi, a trentasette anni, dopo interminabili disgraziate circostanze, mi sono finalmente liberato da quel credo nel quale tra l'altro, non nacqui, ma che inevitabilmente ha marchiato e rovinato la mia gioventù, la mia carriera e presumibilmente tutto il resto della mia esistenza. Le azioni compiute restano immutate, la macchina del tempo per ristabilire gli eventi nefasti e rimediare agli errori, non esiste. L'unica cosa che posso tentare, per non rendere vano il tempo trascorso e gli inutili sforzi compiuti, è cercare di rendere pubblico ciò che ho vissuto, sperando se non altro, che chi leggerà questa mia lettera, se ne avrà la volontà e la pazienza, rifletta e si ravveda se pensa di diventare un Testimone di Geova.
Fin da bambino, (forse e stato il primo male di tutto questo.), mi ero sempre continuamente interrogato sull'esistenza di un creatore, sul perché siamo in luogo tanto meraviglioso per così troppo poco tempo, sull'infinità, maestosità ed immensità che ci circonda ovunque e sull'impossibilità di conoscerne e goderne abbastanza. Miseri esseri, che alzando gli occhi al cielo, ne rimaniamo rapiti e muti.
Le risposte che ebbi dalla mia famiglia, dalla scuola, dalla formale e accademica istruzione cattolica, non riuscirono a persuadermi per niente, né saziarono la mia sete di conoscenza. Così, verso gli undici anni per un po' di tempo smisi anche di credere in Dio. Crescendo, mi feci, come molti altri, una personale idea e una propria "religione". Il che, comunque, non mi appagava per niente e continuavo a soffrire nell'attesa di una risposta, di un qualcosa di vero, di più grande in cui credere. Con questo consumante desiderio di scoprire, di trovare una spiegazione più razionale possibile ai misteri della nostra esistenza, fui sicuro d'averla finalmente trovata quando incrociai nel mio cammino un Testimone di Geova.
Non era uno qualunque, altrimenti non sarebbe stato né il primo né l'ultimo che avevo incontrato, ma solo uno dei tanti. Non riservo a tutt'oggi nei suoi confronti il ben che minimo rancore, poiché era ed è tuttora, una persona irreprensibile, preparata e profondamente buona. Grazie a lui, alla sua intelligenza e al suo altruismo, mi persuasi di aver trovato finalmente le risposte a tutte le mie domande. per mezzo delle sue penetranti spiegazioni con Bibbia alla mano, e al suo amorevole interessamento nei miei confronti, mi convinsi con assoluta certezza di aver finalmente rinvenuto la verità.
Sei veramente stupido! penserà qualcuno. Già, è semplice a dirsi e magari in parte è vero, ma vi assicuro, i ragionamenti filavano e io non ero quello che ingoiava dei nuovi dogmi da digerire senza masticazione, mi bastavano quelli ingeriti continuamente in chiesa.
Sempre e troppo sbrigativamente ogni cosa che riguardava Dio era classificata come inspiegabile, e continuare così non mi sarebbe servito proprio a niente. Il bello questa volta, stava proprio qui. Non vi erano arcani di nessun genere! Era esattamente quello avevo sempre con tanta avidità cercato. Solo e soltanto quello. Finalmente un Dio comprensibile, vicino ai bisogni dei suoi figli e con soluzioni logiche. Non siamo forse fatti a sua immagine e somiglianza? Ciò che pretendeva da noi, doveva assolutamente essere alla nostra portata, altrimenti come sarebbe stato possibile servirlo e rendergli gloria?
La mia unica sfortuna quindi, se si può parlare di sfortuna, fu quella di incontrare quel Testimone: intelligente, preparatissimo, brillante, sincero, altruista, buono, devoto e desideroso più di me, di trovare una spiegazione verace e plausibile ai misteri della nostra esistenza. Tutte qualità comunque, che anche a lui, là dentro, hanno causato più problemi che altro. Sì perché non puoi essere né mostrarti superiore né tanto meno diverso. Soprattutto guai a distinguersi, altrimenti verrai osservato con sospetto e conseguentemente emarginato. Non che pensare liberamente sia esplicitamente ritenuto un delitto e conseguentemente condannato, ma in una maniera stolta e assurda, che tutt'oggi faccio fatica a comprendere, è avvertito come estremamente azzardato e pericoloso.
Intorno a vent'anni quindi, incontrando tali nuove spiegazioni, cosi logiche, concrete e razionali, fui indotto a credere di aver trovato effettivamente la verità delle cose. Sì, perché nessuno finalmente diceva "...secondo me." o "il tal personaggio asserisce che.". Ogni cosa, con Bibbia che rispondeva alla Bibbia, trovava il legittimo collocamento e la sua coerente risposta. Ovviamente c'erano atteggiamenti e azioni di alcuni membri che erano incompatibili con quello che veniva insegnato, ma l'imperfezione umana e il bisogno vicendevole di progresso, di conoscenza e di crescita spirituale, strappava anche a questo tarlo la possibilità di scavare il suo buco.
Con queste funzionali ed "ecologiche" nuove idee, senza accorgermene, stavo però soltanto cambiando la mia vita in peggio. Iniziando a scegliere di vivere in quella maniera, stavo trasformando tutto. Come chi affetto da una pigra ma inesorabile malattia non si accorge che sta lentamente morendo, anch'io allo stesso modo, ogni giorno, stavo permettendo al male di impadronirsi di me, dei miei pensieri e del mio cuore.
All'epoca di quei fatti ero gia fidanzato con una dolcissima ragazza con cui ero letteralmente cresciuto insieme. Ci eravamo incontrati a scuola, in prima superiore e dopo cinque anni di sincera e leale amicizia, l'affetto diventò incanto e ci mettemmo assieme.
Superati gli esami di maturità, lei decise di andarsene all'università, io di proseguire unicamente con il Conservatorio che avevo frequentato contemporaneamente alla scuola superiore. Stregato della musica e dal mio strumento, quanto dalla mia bella compagna, non mi rendevo allora conto, che con quelle "stupende" nuove filosofie, stavo mettendo in pericolo tutto quanto.
In quei miei meravigliosi vent'anni, un'altra cosa mi regalava gioia e mi entusiasmava: l'onore di essere italiano e poter prestare servizio militare di leva. Sì, proprio quello che tutti i miei coetanei invece maledivano e cercavano di evitare! Alla visita per l'arruolamento, infatti, eccitato come un bambino alle giostre e fiero come Alessandro Magno, mi ero offerto volontario nei paracadutisti. Nella leggendaria, eroica e celebrata "Folgore".
Conoscere la "verità" biblica, non fu quindi certo un bene come poteva sembrare in principio. Ben presto quello che amavo fare incominciò a stridere con ciò che imparavo dalla Bibbia. Ciò che apprendevo su Dio e sulla sua presunta volontà, cozzava terribilmente con tante cose che desideravo fare se non addirittura con tutte. Molte di queste iniziarono come a cambiare colore, a sbiadirsi, a dover per forza perdere di importanza. Alcune, come l'eventuale carriera militare, divennero assolutamente inconciliabili con il fare ciò che Dio voleva. Tra le prime comunque con cui dovetti fare i conti, ci fu il considerare come poter continuare ad amare la propria ragazza. Amarsi carnalmente è considerato un peccato imperdonabile.
La Bibbia vieta i rapporti prematrimoniali, ma questo varrebbe come regola anche per i cattolici.
Avevo ventuno anni e lei anche. A quell'età, le responsabilità della vita e le ansietà d'ogni giorno non ti appartengono e non ne conosci neanche l'esistenza. Godersi quel momento, l'avere un contatto fisico, bramare l'uno il corpo dell'altro, ci pareva essere la cosa più bella e più pulita del mondo. In realtà sono assolutamente convinto oggi, che sia realmente così (alla faccia di chiunque leggendo pensa il contrario!), ma apprendendo e fidandomi di ciò che imparavo dalla Bibbia, o cessavamo con quella condotta, o avremmo dovuto sposarci per continuare ad amarci. pena altrimenti, il disfavore di Dio e la distruzione ad Harmageddon, il gran giorno dell'Iddio Onnipotente.
Volendo quindi sinceramente piacere a Dio, quello era un costume di cui liberarsi se desideravamo operare secondo la sua volontà. C'eravamo messi davvero in una magnifica situazione! per compiacere l'Altissimo e poter continuare ad essere felici del nostro amore avremmo dovuto troncare gli studi, sposarci, accettare un lavoro qualsiasi e buttare al vento le proprie aspirazioni e ambizioni di una vita migliore e più appagante. Meno male, che un po' di senno in questa spirale di follia c'era ancora rimasto. L'opzione vagliata fu di continuare con la scuola, anche se questo comportò inevitabilmente di cessare di desiderarci sensualmente. Solo e soltanto un amore platonico. E bravo Dante e Beatrice!
Mentre scrivo di tutto questo, rido e mi domando: si può essere tanto deficienti e a tal punto inetti? Sì, perché non potevamo certo sapere quanto questa forzata astinenza sarebbe dovuta andare avanti. Non si trattava di mesi (anche se lo speravamo. sulla base di non si sa che cosa.mah!) ma di anni, tanti, parecchi, troppi anni. Resistemmo a quella tragicomica condizione, perché così era, per più di due anni e mezzo. In seguito, su pressione e consiglio degli anziani "illuminati dallo spirito santo", ormai finalmente laureati tutti e due decidemmo di sposarci, fiduciosi che avremmo trovato agevolmente lavoro di lì a poco.
Fu un mostruoso errore. Uno dei più smisurati che possa aver mai commesso. I nostri rispettivi genitori che non erano Testimoni, ovviamente e saggiamente si opposero con ogni mezzo, ma non conoscendo le vere motivazioni che ci spingevano a fare un passo così importante, non poterono nulla per persuaderci a desistere. I miei rassegnarono quasi subito all'inevitabilità, i suoi al contrario la presero male, molto male. Così male che non vennero neanche al matrimonio. per loro, avere una figlia che si sposava nella Sala del Regno dei Testimoni di Geova, era un umiliazione e una vergogna che non potevano sostenere.
Alla luce del pensiero dell'uomo moderno, illuminato, liberale e tollerante verso tutte le fedi e le minoranze, furono senz'altro loro a cadere in un errore irrimediabile, a sbagliare più di noi, ma questo non cambia in ogni caso niente. Quello che doveva essere uno dei giorni più belli da rammentare nella vita, specialmente per mia moglie, rimarrà solo un brutto e doloroso ricordo e per quanto faccia o dica oggi per riuscire a ridisegnare e ridipingere con colori diversi quel quadro, non sarà possibile cambiare proprio un bel niente. Come non si potranno correggere altre terribili idiozie che ho compiuto nei giorni successivi.
Di lì a poco, infatti, avrei dovuto prestare servizio militare e come senz'altro come alcuni sanno, i Testimoni, per obiezione di coscienza, si rifiutano. I veri cristiani, non imparano ad uccidere. dicono le loro pubblicazioni. Riescono però ad ammazzarti dentro, logorandoti la linfa vitale e la forza di sognare. Ancora una volta, per voler essere gradito a Dio, ero costretto a mettere a tacere la mia coscienza, i miei alti valori e le mie idee personali al riguardo. In quel momento andare così brutalmente contro me stesso, non so come, sembrava anche essere giusto.
Lo Stato Italiano e il Ministero della Difesa non si erano affatto dimenticati di me e il consenso alla mia promessa di farlo nei paracadutisti, non tardò ad arrivare. Quel sogno di pochi anni prima, mi costò più che ad ogni altro Testimone, infatti, ricevetti, per aver commesso il "reato di rifiuto di indossare la divisa" la pena alla reclusione nel Carcere Militare di peschiera del Garda a mesi quattro anziché due, o addirittura la libertà con la condizionale come ebbero tanti altri. Quattro mesi non era niente certo, a confronto di chi, negli anni settanta, vi aveva trascorso un anno intero o anche più, ma quei centoventi giorni diventano come una vita intera, ve lo assicuro, se li devi trascorrere in quel modo.
Di questa "magnifica" esperienza, non ho più memoria, inspiegabilmente non ricordo né delle facce, né dei nomi dei centinaia di fratelli che vi ho incontrato. Ho cancellato ogni cosa, eppure quattro mesi sono bel po' di tempo! Ne ho viste realmente tante persone entrare e uscire prima di me mentre io aspettavo pazientemente il mio turno. eh sì, si vede che mi sono proprio divertito! L'unica cosa di tutto questo che sicuramente rimane viva dentro di me, è soltanto la cupa e triste ombra, il vivido ed intenso dolore per non aver fatto il proprio dovere.
Incessantemente mi rimprovero di aver disonorato chi con il proprio sangue, ci ha donato la libertà di cui godiamo ogni giorno. Tra tutto quello che posso aver perso camminando con i Testimoni di Geova, questa è la perdita più grande di tutte. Il mio dispiacere è inconsolabile. Ho infangato e calpestato la memoria di chi ha combattuto e perduto la vita spargendo il proprio sangue per regalarci un mondo migliore. Se solo si potessimo tornare indietro, almeno una volta soltanto.
Finiti quegli "straordinari" quattro mesi, provato e stanco, non mi rimaneva che cercarmi un lavoro. Avrei dovuto, se pur professore di Tromba Diplomato al Conservatorio, continuare a studiare, perfezionarmi, migliorare, fare concorsi per riuscire ad inserirmi nella mia professione. Era il momento per darci dentro a più non posso, costruire le basi per la mia vita futura, per la carriera, ma purtroppo non era più possibile. Ero sposato e questo rendeva tutto terribilmente difficile e arduo.
Cercando di salvare il salvabile e non rendendomi ancora conto di quanto le cose fossero implacabilmente ormai cambiate in peggio, considerammo con mia moglie di trasferirci negli Stati Uniti, dove avevo avuto la fortuna di poter studiare l'anno prima del Diploma con un grande musicista della Chicago Symphony, e dove il lavoro come orchestrale non manca e non è carente come nel nostro paese. poteva essere una possibilità, ma di lì a poco scoprimmo di essere diventati genitori e non ci parve proprio più il caso. Mi trovai quindi un orrendo lavoro stagionale di garzone in una pasticceria dove ovviamente ero sfruttato e sottopagato.
Cercavo di continuare a studiare, di esercitarmi nonostante tutto e tutti, ma le cose non andavano per niente. Guadagnavo pochissimo, lei non lavorava affatto e qualsiasi cosa cercassimo di fare, sembrava, a detta degli anziani, essere sempre in conflitto con Dio e le attività dei cristiani. Il lavoro nero, (non se ne trovava altro dove vivevamo), non andava bene, se poi coincideva con gli orari delle adunanze manco a parlarne. Questo ci avrebbe indeboliti spiritualmente e il Diavolo avrebbe alla fine vinto su di noi. Altri impieghi parevano addirittura andare in opposizione assoluta con i principi divini. Insomma in qualunque modo cercassimo di fare, sbagliavamo. Sempre e comunque.
per riuscire a concludere qualcosa, acquistammo, con notevoli debiti e grandi sacrifici, anche un negozio. Allora sì, che le "visite pastorali" si sprecarono! Il commercio non era un'attività adatta ad un cristiano, l'onesta e l'integrità venivano messi "smisuratamente" alla prova. Gli orari d'apertura e di chiusura, le feste mondane, il Natale, e via con questa musica! Come se non fossero stati sufficienti i dispiaceri che gia avevamo! Avevamo studiato una vita intera per qualcosa di diverso ed elevato e non l'avevamo realizzato, in più i nostri "fratelli" rincaravano la dose, amplificando con la loro mancanza di considerazione e i loro rimproveri la nostra afflizione.
Mentre mia moglie cercava invano di far funzionare quell'attività rivelatasi poi tra l'altro disastrosa, mi prodigavo ed accettavo ogni proposta di lavoro mi si presentasse, cercando in quel modo di riuscire almeno a procurarci il necessario per vivere. Mai nessuno o quasi, in congregazione, sembrava accorgersene, né apprezzare l'enorme sacrificio che compivamo ogni giorno.
Non si doveva lavorare a nero e non si dovevano perdere le adunanze. per loro, solo questo era importante. Molti sono stati i momenti in cui siamo rimasti per giorni con 200 Lire soltanto, il frigorifero vuoto e le scarpe bucate, ma nessuno se n'è mai accorto! E pensare che quello che avremmo desiderato sarebbe stato solo un po' di considerazione, un po' di amorevole comprensione per ciò che stavamo ingiustamente attraversando, niente di più.
In questa maniera passavano gli anni e tra alti e bassi la situazione cambiava di poco o niente. Tra la ricerca del mio lavoro di professore d'orchestra e l'umiliazione continua di fare spesso e volentieri tutt'altro, coloro che mi ostinavo a credere amici e fratelli, accrescevano soltanto la dose, respingendomi e rivolgendomi il loro sguardo con sospetto. Sia perché cercavo ostinatamente con ogni mezzo di fare il mio lavoro, sia perché ancora non ne avevo realmente comunque un'altro fisso.
Ad un certo punto, grazie all'amicizia con un mio insegnante, un affermato jazzista, "uno del mondo" (come chiamano chi non è Testimone e di cui sarebbe opportuno non essere affatto amici, ma solo conoscenti) trovai lavoro in un ottimo gruppo di musica leggera che mi assicurava finalmente la continuità di una paga fissa e stabile. Spalancati cielo e apriti terra! Lavorare nelle discoteche, nelle pubbliche piazze? Luoghi di perdizione e di peccato. Ahhhh, orrore! Secondo loro era la cosa peggiore che potessi fare. Ovviamente la feci lo stesso. altrettanto ovviamente però, fui escluso da tutte le attività di congregazione.
Non ci fu mai nessuna riprensione ufficiale, semplicemente, non mi permisero neanche più di leggere la Torre di Guardia nell'adunanza domenicale. Non importa se poi a compiere una semplice operazione come quella fossero per lo più dei Testimoni avanti con gli anni e neanche in possesso, il più delle volte, nemmeno la licenza elementare. Non era importante se si incespicavano ad ogni riga. Loro erano fratelli spirituali, io no! Erano presenti a tutte le adunanze e al servizio di campo ogni volta. (Grazie tante, erano in pensione!.).
Che strazio vivere in quel modo! Escluso e messo da parte come un criminale. Come se io, per Dio non contassi più niente e non compissi nessun sacrificio per cercare di piacergli. In più, a conclusione di questo bel quadretto, mia figlia, nei suoi primi quattro anni di vita fu vivacissima, praticamente un vulcano. Non riuscivamo a farla stare ferma né tanto meno in silenzio, sopratutto alle adunanze era terribile. Sembrava lo avesse capito e lo facesse apposta. Anche questo divenne ben presto una colpa sufficiente per metterci alla gogna ed essere evitati dalla maggior parte dei presenti. Secondo loro non eravamo in grado di istruirla come una vera bambina cristiana. Soffrivo tanto per quest'umiliazioni continue e mia moglie ne soffriva più di me. Solo la fede in Dio, quella meravigliosa promessa di poter vivere in eterno sulla terra, l'amore verso il prossimo e un grande sforzo di umiltà mi permettevano di guardare avanti e d'essere felice. ogni tanto.
Mia moglie purtroppo, come una pentola sul fuoco, bolliva sempre di più e covava ormai solo risentimento e odio. Sì, perché sopratutto delle "benintenzionate sorelle" desiderose di mostrare l'amore agape di cui avevano letto sulla Torre di Guardia, avvicinavano nostra figlia e accarezzandogli la testa con tono commiserevole se ne sortivano con frasi del tipo "...poverina...". poverina cosa? Di che? poverina perché suo padre faceva un lavoro diverso e demonizzato da degli ignoranti che si mostravano d'essere?
Nonostante tutto in ogni modo, riuscivo a tenere buona mia moglie, a farla restare là dentro, a non farla esplodere. Le ripetevo ogni volta, che non doveva farsi sviare dal comportamento superficiale ed imperfetto di chi su certe cose doveva ancora migliorare, che un giorno nel millennio avrebbero compreso, che ognuno di noi aveva bisogno di crescere in conoscenza e bla bla bla, mille altre c.z...te che ci siamo bevuti e a cui abbiamo voluto credere. Chi è stato Testimone sa di cosa sto parlando, per gli altri, dormano pure sonni tranquilli, non si sono persi niente.
Dopo tutte queste continue angherie che anche lei soffriva per bocca di tante amorevoli "sorelle" e di "saggi" fratelli anziani, fiducioso che Dio mi avrebbe aiutato, lasciai quel posto in quell'orchestra. Ancora una volta, niente di più insensato e stupido. Solo per porre fine a quelle incessanti umiliazioni e a quelle ininterrotte visite pastorali, mollai quello straordinario lavoro e tornai a fare il fornaio, il fattorino, il bracciante agricolo, il venditore di aspirapolvere, di mobili e che più ne ha più ne metta, neanche me li ricordo più da quanti ne ho cambiati. Comunque sia, tutti avevano una peculiarità comune: erano stagionali e sempre e comunque venivo sfruttato e sottopagato, ovunque andassi. Ciò che riusciva a trovare mia moglie non era da meno.
Quando le cose andavano bene, riuscivamo soltanto ad ottenere uno salario minimo lavorando in due. In congregazione inoltre, non cambiò proprio un bel niente, restai ai loro occhi quello di sempre. Il guadagno fu solo aver trovato ancora una volta il modo per perdersi e rincominciare nuovamente da capo. Lavoravo un'altra volta come schiavo e avevo condizioni invariate in quanto a privilegi teocratici. Si, perché era evidente che la mia mente e il mio cuore erano tutto da un'altra parte. Qui almeno ci avevano visto giusto. Me ne fossi accorto io invece di loro. chissà per quante altre cose sarei stato ancora in tempo, quanti altri dispiaceri mi sarei risparmiato.
Dopo dieci anni di matrimonio passati nella tribolazioni e nelle difficoltà d'ogni genere eravamo ritornati al punto di partenza e anche peggio. Mi alternavo tra impulsi di rabbia e altri di disperazione. Mia moglie invece si deprimeva e si auto-annullava ogni giorno sempre di più, accostandosi spesso alle soglie della malattia. In compenso, mio padre e mio suocero nel vedere i loro rispettivi figli conciati in quel modo dopo tanti anni di studio e infiniti sacrifici, invece, si ammalarono veramente. Sprofondarono entrambi in una depressione grave che ha poi richiesto tempo, cure e bravi medici per guarire. Noi due che ci eravamo sempre tanto amati, litigavamo di tutto e per ogni cosa. Ormai ci odiavamo e basta. più volte lo abbiamo fatto così bene e così intensamente da desiderarci l'un l'altro perfino morti.
Nostra figlia, se pur piccolissima ne soffriva, capiva quanto bastava. Mia moglie affogava il suo dispiacere e la sua disperazione per tutto quello sfascio, nel cibo, inabissandosi ogni giorno sempre di più in una spirale senza fine, vittima di quell'orrendo male che chiamano bulimia. Dicono che quando tocchi il fondo più giù di così non puoi andare. è vero, è veramente così. Ma, seduti sul fondo ad aspettare che qualcosa cambiasse, che qualcuno ci offrisse la mano, ci abbiamo trascorso parecchio tempo guardando in alto verso la luce! Un attesa, comunque, per quanto infinita possa sembrare non può che terminare prima o poi. Non può piovere per sempre, prima o poi il sole rifà la sua comparsa tra le nuvole...
Una sera, con gli occhi rivolti al soffitto, desiderosi di trovare una soluzione, in un momento di lucidità, grazie al nostro amore che sotto quelle ceneri estinte continuava, non si sa come, ancora ad ardere, trovammo il modo per cambiare, di dire basta, per farla finita con quel supplizio. Ci guardammo e semplicemente, limpidamente nell'intimo animo come non avevamo più fatto da chissà quanto tempo, comprendemmo che solo un azione drastica e repentina poteva salvarci. Lasciammo la nostra casa, i nostri genitori, gli amici e tutto il resto, e ci trasferimmo a cercare lavoro da un'altra parte per rincominciare tutto da capo.
Dopo tanta stupidità ed inettitudine mostrata in tutti quegli anni, finalmente una decisione saggia! Nel giro di tre giorni capovolgemmo la nostra deprimente e decennale situazione economica e lavorativa. Semplicemente, accettando di divenire operai nel Nord Italia.
Misteriosamente, magicamente, grazie a questo non litigavamo più. Per noi due, anche se sembrerà di poco conto e forse insensato a molti, fu come risorgere dai morti.
Continuammo lo stesso a frequentare la Sala del Regno per ancora un anno, ma ormai, solo come malati terminali. Ogni scusa era buona per restare a casa o andare da qualche altra parte. Ci siamo in quel periodo, trascinati alle adunanze e alle altre attività "cristiane" come stracci logori, ansimando e respirando a malapena. Nella nostra originale congregazione, i fratelli, se presi singolarmente e al di fuori delle adunanze, erano comunque persone con cui esisteva un rapporto d'amicizia e convivenza. Se non con tutti ovviamente, sicuramente con molti.
Ma, adesso invece, in questa nuova città così lontana, ognuno era un perfetto estraneo. Ci sentivamo rifiutati, non graditi, parcheggiati in attesa di giudizio. Eravamo osservati con sospetto come certi visitatori nella fu Unione Sovietica negli anni della guerra fredda. Riuscire a scherzarci sopra, vuol dire che sono guarito? Indubbiamente! Ma non è stato né facile né assolutamente rapido.
Mia figlia, non più ormai neonata, iniziava a farmi una pena incredibile, mentre rassegnata, scarabocchiando attendeva pacificamente solo la fine di ogni adunanza e con altezzosa lucidità e sufficienza squadrava poi chi ancora le si rivolgeva con toni e frasi adatti invece ad un lattante. Rabbrividivo, al pensiero che un giorno avesse dovuto obbligatoriamente unirsi a qualcuno di quei ragazzini Testimoni che mi apparivano tanto stupidi e gia così ottusi. Tutti giovani "preti", tante piccole scimmie ammaestrate che rispondevano con parole e concetti troppo grandi per loro e che non comprendevano affatto. Questo solo per poi cercare con gli occhi i loro genitori e bramarne intimoriti la loro approvazione. (Quelli sì che erano figli esemplari! Mica la mia). Noi la stavamo istruendo da sempre a volarsene libera, a pensare con la propria testa, ad apprendere il più possibile su ogni cosa.
L'avevamo fin dalla nascita indotta ad amare la vita, la cultura e la magnificenza di ognuna delle arti che l'uomo ha saputo e voluto inventarsi. Tutto questo sforzo poi, per vederla un giorno fidanzata e magari sposata con qualche "pseudotalebano" d'occidente? Un qualche ottuso estremista esaltato, che non gli avrebbe forse neanche permesso di esprimersi? Magari riprendendola ed esortandola a non dover amare il prodigioso, magico fascino dell'architettura di una chiesa o l'incanto seducente di una messa di Mozart perché strumenti demonici? Questo era ciò che Dio avrebbe voluto?
C'era veramente qualcosa di molto, infinitamente guasto in tutto questo. Cominciavo a svegliarmi e a rendermi conto che stavamo vivendo una realtà contraffatta. Come in Matrix, vivevamo in un mondo artificiale, sintetico, falsificato. Eravamo prigionieri di una dimensione che non ci apparteneva.
Ci trascinammo nella quotidianità di questa sofferenza cercando inconsciamente una soluzione. Non avevamo il coraggio di parlarne apertamente, eravamo incarcerati dalla routine di tutti quegli anni, ma in qualche modo non vedevamo l'ora che tutto finisse. Attendevamo che un qualche repentino cambiamento potesse salvarci, aprirci una via di fuga. Senza che ce ne rendessimo al momento conto, gli avvenimenti terribili che contraddistinsero quei giorni ci aiutarono. In un solo attimo trovammo il coraggio di cambiare, di farla finita una volta per tutte.
Era l'11 Settembre 2001. Quel coma mentale in cui avevamo vissuto per quindici anni svanì in sol giorno, soprattutto per me. In un istante, quella spaventosa scena, quell' immensa infinita sofferenza, quella pianificata e assurda follia, sconvolse e spazzò via tutto ciò in cui avevo creduto fino a quel momento. Dormivo un sonno eterno, morto nell'attesa di un risveglio. In un solo batter di ciglia, come con un feroce e violento schiaffo accompagnamento da un urlo agghiacciante, mi sono inaspettatamente ridestato, vigile ed atterrito. Grondante e tremante di paura, come chi dopo un incubo spaventoso, si ritrova seduto sul letto con il cuore in gola e la morte in faccia. Dopo l'orrore e lo sgomento dei primi giorni, avvertii dentro di me, l'annullamento della mia anima e quanto ero stato ignaro complice di tanto turbamento e sdegno. Si, anch'io vivevo in mezzo ai Talebani e non me ne ero reso conto.
Assieme a loro, avevo calpestato e sputato sui principi che faticosamente ci hanno tramandato i nostri avi e che ci rendono orgogliosamente diversi dagli altri uomini: il Diritto romano, il Rinascimento, l'Illuminismo, le rivoluzioni e le lotte contro la miseria e l'ignoranza che si sono avvicendate faticosamente in tutti questi secoli. Come quei poveri afgani, schiavi dell'ignoranza e delle barbarie di un pugno di spregevoli fanatici, anch'io mi intrattenevo con altri a loro simili, che sotto un diversa veste e senza barba, la pensavano poi in fondo, alla stessa maniera. Ero stato alla finestra a guardare, mentre qualcun'altro che difendeva la libertà e custodiva gelosamente la nostra memoria, veniva odiato, maledetto e castigato per questo.
Nell'immensa angoscia che vissi nei giorni seguenti, ricevetti anche il colpo di grazia. La pesante scure del boia assestò l'ultimo e fatale colpo. La rinnovata e immutata e ancora più intensa stupidità degli anziani della nuova congregazione, che commentavano quell'evento, scortata dagli articoli apparsi sulla Torre di Guardia, completarono l'opera. Negli ultimi dieci anni avevo mandato veramente giù di tutto per amore verso Dio.
Avevo sempre cercato di anteporre "la ragione" al cuore, avevo digerito per fede tutto ciò che era indigesto, ma le abissali castronerie che udii e che lessi in quei numeri, ebbero lo stesso effetto di un macigno gettato su un moribondo. In questa maniera, finalmente e definitivamente, cessai di vivere e di sentirmi parte dei testimoni di Geova. In quei giorni smettemmo di frequentare le adunanze per merito di tutto "l'amore" di cui eravamo circondati e grazie al sincero interessamento di un "fratello anziano" che quotidianamente e puntualmente ci rimproverava per il nostro stato di debolezza.
Fin da subito, una volta libero, ho cercato ogni occasione e mille modi per riprendere in mano la mia vita, per rimediare agli errori fatti. Bramando furiosamente e affannosamente il modo per cancellare, con un colpo di spugna tutti gli errori commessi. Ma il tempo e il passato non ci appartengono, sono cose che noi umani non possiamo controllare. Non riuscirò a cambiare tutto ciò che voglio. Molte, sono le occasioni che mi sono sfuggite per sempre. La musica, presumibilmente, è proprio una di quelle. Anche se come un drogato, che mentre "si fa" sta troppo bene e non ci pensa affatto a smettere, allo stessa maniera io continuo a suonare e a studiare, godendo se non altro della mia arte e sperando che qualcosa cambi, muti all'improvviso. prima che venga veramente tardi, confido che un nuovo treno, uno qualsiasi, possa ancora passarmi accanto.
L'altro meraviglioso sogno, che mi sono lasciato strappare via, per questo probabilmente è veramente finita se pur ostinatamente e con ogni mezzo ho cercato di riaggiustare anche quello, è il debito che provo verso la mia coscienza e il nostro paese. Quel paracadutista della Folgore, fiero, esaltato e orgoglioso, che quel maledetto 12 Giugno 1991 gettò via quell'opportunità, l'ho davvero ammazzato.
Credendo di fare un favore a Dio, lo feci solo a tutti i Talebani del mondo. Veri e presunti. Ho scritto persino al presidente della Repubblica, implorandolo di concedermi una nuova possibilità, dal momento in cui tentando di "rientrare dalla finestra" attraverso un concorso per la Banda della Marina, sono stato escluso per le ovvie ragioni legate al mio passato di Testimone e a ciò che compii. Ho pianto con vere lacrime per giorni interi, mentre cercavo le parole migliori per la mia supplica di grazia al nostro presidente, non mi vergogno a rivelarlo. Ho pianto di nuovo come un bambino, con un dolore immenso ed inimmaginabile, avvertendo tutto il peso del mio tradimento, quando chi seguendo le aspirazioni del proprio cuore e non quelle di falsi profeti (come io ho fatto io), è caduto a Nassirya per difendere la Libertà e la memoria che ci onora.
Cosa posso fare ancora? Che posso dire d'altro? Le ferite restano, le cicatrici ci ricordano, ogni volta che le osserviamo, le azioni insensate e stupide che ce le hanno procurate. Alcune sono visibili, altre no, si portano dentro, nel profondo della nostra anima. Non possiamo illuderci di uscire indenni da un battaglia. Nella vita, come in una combattimento, si vince e si perde, si danno e si prendono, è così che va'.
Chissà se un giorno riuscirò nel mio intento, qualche volta la vita, ti offre una seconda possibilità. Sperare non costa niente e adesso almeno, sono libero, libero di farlo. Nuovamente capace di pensare ma soprattutto di sognare ancora. Io e mia moglie, tutto sommato, da quest'assurda lotta siamo usciti bene. A dispetto d'ogni cosa che ci è capitata e che ci siamo procurati, abbiamo resistito, combattuto, sofferto, ma alla fine siamo sopravvissuti. Bella o brutta che sia, è stata comunque un'esperienza che ci ha insegnato qualcosa e che ci ha donato la possibilità di crescere ed evolvere. Abbiamo imparato, che chi ti fa del male, ti regala sempre delle opportunità più grandi. Nel mondo ci sono così tanti "morti" che aspettano di risorgere come abbiamo fatto noi.
Quanti malati di depressione che ci sono la dentro, quanti dannati attendono ancora invano di far ritorno dall'inferno! Noi, se non altro, siamo qui a respirare di nuovo, a porci nuovamente domande e a stupirci ammirati come bambini, per la bellezza che ovunque ci circonda e di cui il nostro meraviglioso Creatore ha voluto circondarci. "Vivere, (scriveva Oscar Wilde) è la cosa più rara del mondo. I più esistono solamente."
Rinaldo