Varie informazioni > Testimonianze > Esperienze
Francesca e lo studio della Bibbia
Testimonianza ricevuta nel 2001
Il mio primo vero incontro con un TdG risale al lontano 1993; a quel tempo vivevo in un piccolo paese nell'entroterra bolognese e lavoravo in un negozio di complementi d'arredo ed oggettistica di mia proprietà. Avevo circa 24 anni, un figlio e un marito adorabile, ma il paese molto piccolo e la mancanza di stimoli di qualsiasi genere rendevano le mie giornate piuttosto monotone. Sarah si rivelò una cliente molto simpatica e, dopo aver fatto il suo acquisto, mi offrì una rivista che parlava delle preoccupazioni che un genitore dovrebbe nutrire nei confronti dei propri figli. Naturalmente conoscevo i TdG come gruppo religioso ma di loro sapevo solo i soliti luoghi comuni: che erano obiettori di coscienza, contrari alle trasfusioni e che aspettavano la fine del mondo che non arrivava mai.
Spiegai a Sarah che non appartenevo a nessuna religione, che credevo in Dio, ma che una negativa esperienza, maturata durante le scuole medie in un collegio di suore, mi aveva fatto allontanare dalla chiesa cattolica e insieme a mio marito avevamo anche deciso di sposarci in Comune. Sarah ascoltò molto attentamente il mio "sfogo" e fu ben felice quando la invitai a tornare a trovarmi al più presto. La sera, piena d'entusiasmo, raccontai a mio marito quello che mi era successo e lui mi invitò ad assecondare questa mia esigenza di conoscenza, regalandomi però il giorno dopo una Bibbia ed. CEI, pregandomi di confrontare sempre quello che mi fosse stato proposto con quella Bibbia. Iniziò così il mio primo studio biblico a domicilio, e cominciai subito ad amare il "mondo TdG".
Era così bello trovare finalmente una spiegazione a tutto, parlare con delle persone disponibili, interessate a qualsiasi mio problema, che mi dedicavano il loro tempo amorevolmente e senza pretendere nulla in cambio. Un'ora di studio settimanale era troppo poco per me, così alla fine diventarono 2, 3, e ogni minuto del mio tempo libero lo usavo per leggere le riviste, i loro libri e per prepararmi alle adunanze.
La prima volta che sono entrata in una Sala del Regno mi sembrava davvero di essere atterrata su un altro pianeta! Tutto era perfetto: lo era l'arredamento, le piante, la pulizia, la gente... ho ricevuto un'accoglienza splendida, strette di mano, sorrisi, persone mai viste che mi chiedevano informazioni su mio figlio, ed io, da neo mamma gongolante, ero ben lieta di raccontare qualsiasi dettaglio.
La cosa che invece mi lasciò subito perplessa fu dopo l'inizio dell'adunanza, quando mi resi conto che venivano proposte domande la cui risposta doveva essere univoca e prestabilita; mi sembrava assurdo questo modo di comportarsi, tutti ad alzare la mano per ripetere "a pappagallo" ciò che era scritto tre righe più in alto... Provai subito a chiedere spiegazioni, alzando la mano a mia volta, ma mi fu impedito di esprimere le mie perplessità ad alta voce e il microfono mi venne tolto. Sarah poi in separata sede mi spiegò che per loro quella era come la "messa" per i cattolici, dove non sono previsti interventi fuori tema.
I problemi cominciarono quando, dopo alcuni mesi, decisi di coinvolgere mio marito nel percorso che stavo facendo e lui si rese conto che la mia non era più curiosità, ma, a suo modo di vedere, mi stavo facendo condizionare! Apriti cielo!! Ogni sera il nostro tavolo del salotto era pieno di libri spalancati, Bibbie di ogni genere e tipo, dizionari di greco, apocrifi, fotocopie e cominciavano dispute infinite sui 144.000, sul nome di Dio, piuttosto che sull'arcangelo Michele.
Se ripenso a quei giorni non posso che sorridere e provare una gran tenerezza per l'infinita pazienza di mio marito, mentre lui si rammarica per non aver conosciuto prima il sito di Achille che gli avrebbe senz'altro facilitato l'arduo compito! Di queste dispute rendevo naturalmente partecipe Sarah che ormai era entrata nella mia casa come una vera sorella, e i consigli che ne ricevevo mi lasciavano sempre più perplessa: Satana usava mio marito per allontanarmi dalla verità, probabilmente avevo in casa dei libri che trattavano di spiritismo o altre cose sui generis...
Che mio marito non fosse stato un santo, non mi era cosa sconosciuta, ma il fatto che potesse essere diventato strumento di Satana mi pareva davvero buffo, e risi solo al pensiero... Per quanto riguardava invece i miei libri, nulla trattava di spiritismo e comunque mai avrei accettato che qualcuno sbirciasse nella mia biblioteca per decidere una sorta di lista di prescrizione.
Mi vennero allora presentate "sorelle" sposate con uomini che non erano nella verità, che mi raccontarono come la loro vita proseguiva serenamente pur con queste diversità di vedute, ma più le ascoltavo più mi intristivo... m'immaginavo i loro sforzi per sentirsi delle brave mogli pur lasciando i loro mariti la sera cenare da soli mentre loro erano alle adunanze, le lotte per l'educazione dei figli, ma soprattutto non potevo sopportare che nella casetta colorata che mi aspettava "alla fine di questo sistema di cose" ci avrei abitato da sola anche perché a lui l'idea di vivere in eterno con i leoni vegetariani in giardino non lo allettava affatto.
Cominciò così la mia "crisi", e dopo circa un anno di studio accompagnato da un'assidua frequentazione con i TdG, cominciai a rendermi conto che non era tutto così idilliaco come mi era sembrato, iniziai a trovare assurde certe loro prese di posizione: non riuscivo a capire per quale motivo non potessi essere rappresentante di classe nell'asilo di mio figlio, perché mi sconsigliavano che mio figlio giocasse a calcio o perché fosse proibito festeggiare un compleanno; il tutto veniva poi supportato da versetti biblici di dubbia interpretazione, e quando mancava il versetto biblico (vedi compleanno) non si poteva proprio perché mancava il versetto biblico...
Cominciai ad avvertire un certo fastidio nei confronti di queste persone che ormai sceglievano al posto mio e alle quali stavo delegando la mia vita, ma questo "fastidio" mi portò a sentirmi inadeguata, non accettare di sottomettermi a certe direttive mi veniva presentato come un voler respingere Dio, mentre accettarle passivamente mi faceva entrare in conflitto con la mia famiglia e soprattutto con la mia coscienza.
Ma qual era quel Dio che stavo imparando a conoscere?? Non mi bastava sapere il Suo vero nome per entrarci in "confidenza" come mi veniva insegnato, ormai sapevo tutto di Lui: cosa pretendeva da me, come Gli piaceva essere servito, quali erano i Suoi propositi, ma non lo sentivo affatto vicino né dentro, né fuori di me; la preghiera, che non doveva essere ripetitiva e imparata a memoria "come quella dei cattolici", in realtà la sentivo ancora più fredda e vuota, mi pareva più recitata a beneficio dei presenti che una vera invocazione a Dio; questa sensazione la provai ancora più forte partecipando alla "Commemorazione", una cerimonia che mi lasciò profondamente a disagio per la sua "vuotezza".
Nel frattempo da Sarah e dai vari "fratelli" e "sorelle" che si alternavano nello studio venivo continuamente incoraggiata, mi veniva spiegato che se Geova non entrava nel mio cuore era perché io non mi decidevo a smettere di fumare, perché continuavo ad interessarmi di politica, o perché continuavo a mettere le candeline sulla torta di compleanno di mio figlio..."non si può seguire Dio e Mammona"...
Arrivai al momento di scegliere se battezzarmi o meno... scelsi di non farlo, non mi sentivo pronta. Probabilmente se non ci fosse stato mio marito ed evidenziarmi in continuazione tutte le contraddizioni, se non ci fosse stato mio figlio a ricordarmi che sono responsabile anche della sua vita, probabilmente l'avrei fatto, avrei piegato la mia coscienza, convincendomi o facendomi convincere che non potevo costruirmi un Dio su misura, e che prima o poi tante cose mi sarebbero diventate più chiare. Non presi però questa decisione a cuor leggero, una parte di me continuava ad essere convinta che la mia fosse stata una scelta vigliacca.
L'episodio più doloroso che mi fece prendere la decisione finale fu l'assistere al funerale di un "fratello" morto a 23 anni di leucemia; a questo funerale partecipò anche la sua ex-fidanzata che per motivi a mio parere futili era stata disassociata. Beh, sembrava trasparente!! La gente le passava vicino ignorandola totalmente, lei era in un angolo tristissima e nessuno la degnava di uno sguardo, di un abbraccio, di una parola di conforto. Quando mi sono seduta vicino a lei e l'ho abbracciata, è scoppiata in un pianto liberatorio ed io sono uscita insieme a lei dalla Sala con un senso di profondo disgusto, e con gli sguardi di disapprovazione dei presenti.
Ma era davvero questo il Dio che stavo ricercando e per il quale dovevo essere disposta ad offrire la mia vita?? Ma come potevo riuscire a conciliare un "Dio che è amore" con quell'essere spietato che anche davanti alla morte e alla sofferenza impedisce di provare pietà e compassione per una ragazzina che Gli ha disubbidito?? Ma Gesù non era venuto ad insegnare l'Amore, la Compassione, il Rispetto, la Pietà, la Carità??
Un altro aspetto che mi lasciò perplessa fu il rendermi conto che per un TdG il mondo è veramente diviso in "buoni (loro) e cattivi (gli altri)", in giusti(loro) e "sbagliati (gli altri)" e tutto ciò che è al di fuori dall'Organizzazione è inevitabilmente "satanico". Non capii subito questa differenza, e devo ammettere che bisogna entrare molto a fondo nell'ottica geovista per coglierla appieno. Apparentemente nessuno mi ha mai palesemente detto che solo i TdG si "salveranno", a domanda diretta mi veniva risposto che "solo Dio legge nel cuore degli uomini", ma tramite confusi sillogismi era per loro l'unica soluzione possibile.
Non mi fu mai chiaramente detto che i TdG non possono votare, non possono leggere letteratura "apostata", ma bastava leggere attentamente una rivista o ascoltare un discorso pubblico per rendersene conto. Certo bisognava imparare prima una certa terminologia, bisognava capire che quando la Torre di Guardia usa il verbo "sconsigliare" ha lo stesso significato del verbo "vietare", ma, soprattutto, bisognava rendersi conto che i TdG vivono quotidianamente la loro "guerra teocratica" e che "gli altri", siano essi persone o istituzioni, sono sempre e comunque un nemico, da blandire se serve, o da combattere con qualsiasi arma se non se ne può fare a meno. Devo dire che Sarah e tutti gli altri "fratelli" rispettarono la mia scelta, certo rimasero delusi, anche se non li biasimo per questo. Credo veramente che il loro interesse nei miei confronti fosse sincero e la loro delusione autentica.
Passarono poi altri anni, insieme alla mia famiglia mi trasferii in un altra città, e ricominciai con altri TdG uno studio biblico. Questa volta però decisi di farlo in maniera più seria e serena, con la convinzione che se davvero avessi "trovato Dio", l'avrei seguito con coraggio e nessuno questa volta avrebbe potuto impedirmelo; in caso contrario mi sarei liberata dal tremendo senso di colpa che mi attanagliava. Misi subito in chiaro con chi conduceva lo studio biblico la mia posizione e dissi apertamente che mi sarei documentata a 360°; la scelta da prendere era troppo importante ed era mio dovere non trascurare nulla. In quel periodo lessi di tutto, il libro "Crisi di Coscienza" di Franz fu "illuminante" così come l'aver conosciuto tramite internet persone come Achille Lorenzi e Claudio Forte ed essermi confrontata con le loro esperienze e quelle di tanti altri.
Su Internet sono entrata in contatto anche con alcuni TdG, mi sono confrontata con loro, ma non sono riusciti a dipanare i miei dubbi, che col passare del tempo sono diventati certezze. Ho interrotto lo studio, quando ho capito che la decisione per me era definitiva, che non era più una decisione vigliacca, ma una scelta ponderata, non più dettata dall'emotività, ma dalla razionalità.
Voglio comunque ringraziare tutti i "fratelli" che mi sono stati vicini, che mi hanno fatta sentire amata, che hanno dedicato il loro tempo e le loro energie per farmi conoscere la loro verità. Per me sono stati importanti, il conoscerli mi ha cambiata, mi ha portata a pormi delle domande, mi hanno fatto riscoprire la Bibbia e a riconoscere dentro di me il bisogno di Dio. Nei confronti di tutti loro continuo a nutrire un profondo rispetto, ad ammirare la loro abnegazione e la loro fortezza. Io non so se questo sia frutto di condizionamento mentale, posso escludere però che nella maggior parte dei casi sia frutto d'ignoranza, perché tra di loro ho conosciuto persone davvero acute ed intelligenti e soprattutto piene di fede.
Non sono nessuno per giudicare se la loro fede sia bene o mal riposta; personalmente le troppe contraddizioni che ho rilevato mi hanno fatto arrivare alla conclusione che il Corpo Direttivo o "Schiavo fedele e discreto" non abbia le caratteristiche per essere il canale di collegamento tra Dio e gli uomini, però questa è e rimane una mia personalissima constatazione. Naturalmente estendo lo stesso ringraziamento anche ad Achille e a tutti gli altri, che invece con la stessa pazienza e dedizione mi hanno aiutata a fare chiarezza dentro di me, attraverso le loro testimonianze e i loro studi mi sono resa conto che il non diventare TdG non voleva significare rifiutare Dio, ma che ogni uomo deve compiere il proprio percorso e quello che dai TdG mi era stato proposto non era e non poteva diventare il mio cammino.
Francesca Galvani