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La storia di Debora
Mi chiamo Debora, ho 26 anni, e sono nata e cresciuta in una famiglia particolarmente spirituale: i miei sono stati pionieri speciali, mio zio lo è attualmente, mio nonno è anziano, mia nonna è un'"unta" [*].
Sia io che mia sorella siamo cresciute in un ambiente che credevamo perfetto o quasi. Ancora mi ricordo che all'età di 10-11 anni, nel chiedermi che cosa avrei fatto da grande, mi rispondevo: "la missionaria". Ma già allora ho iniziato a sentire che c'era qualcosa di strano quando un anziano mi fece piangere dicendomi che con la gonna-pantalone non sarei potuta salire sul podio per fare una dimostrazione con un'altra sorella, perché la gonna-pantalone non mostra la sottomissione e non è di buon esempio.
Subito non ci diedi molto peso, anche se la cosa mi aveva ferito. Con il passare del tempo ci trasferimmo in un'altra congregazione, perché i miei si erano resi conto che nella prima c'erano pochissimi giovani. Qui iniziò una vera e propria discriminazione verso di me e verso mia sorella in quanto eravamo particolarmente socievoli di carattere e il fatto di essere carine non poteva che non favorirci. Iniziammo ad entrare in un vortice di gelosie più o meno marcate. Io poi, arrivando da una realtà più piccola, non capivo il perché del formarsi di gruppetti in cui era praticamente impossibile inserirsi. Avevo già 15-16 anni e tutto ciò mi infastidiva.
Spesso mi dicevano: se ti battezzi, se fai qualche volta la pioniera, vedrai che essendo più spirituale le persone ti accetteranno di più. Così feci l'errore più grande della mia vita: decisi l'estate successiva di battezzarmi. Ma le cose non andarono meglio, in modo particolare quando mi innamorai per la prima volta di un altro ragazzo TdG. Tu pensa che frequentavamo la stessa scuola superiore e nei tre mesi che ci siamo frequentati, nell'intervallo, leggevamo la scrittura del giorno insieme. Ma naturalmente l'anziano di turno ci ha messo lo zampino, facendo pressioni sul ragazzo, dicendogli che eravamo troppo giovani per pensare a certe cose e che dovevamo pensare solo a crescere spiritualmente. Dopo tre mesi D. mi lasciò. Questo causò molta rabbia in me verso quell'anziano, il quale pochi anni più tardi è stato trovato a letto con un'altra sorella sposata.
La difficoltà di avere amicizie vere e disinteressate, le ipocrisie di molti fratelli che facevano il doppio gioco, la voglia di poter avere un'adolescenza spensierata, la fede che ormai vacillava del tutto mi fecero prendere la decisione di non frequentare più le adunanze. Dopo tre mesi fui disassociata perché una sorella mi vide con delle amiche mentre provavo la mia prima sigaretta. Naturalmente per i miei fu uno choc e per i successivi due anni ho dovuto subire di tutto. Spesso mi ritrovai la sera chiusa fuori casa, perché ero uscita con amici e magari ero andata a ballare.
Risolvevo la cosa dormendo in macchina in garage. Dovevo sparire dalla circolazione quando un TdG qualunque veniva a cena dai miei o a trovarli. Mia zia e le mie cugine interruppero ogni tipo di rapporto con me, dopo che eravamo praticamente cresciute insieme.
Dovetti interrompere gli studi, per andare a lavorare ed essere più indipendente, ma la situazione era così pesante che a 20 anni e mezzo decisi di partire per l'Irlanda. Il lungo periodo che trascorsi vicino a Dublino mi aiutò a riacquistare fiducia in me stessa e decisi che anche se una parte della mia vita mi era stata rubata, avevo ancora molti anni di fronte a me per imparare davvero ad essere felice, senza vincoli stupidi e ipocriti, senza la compagnia di persona false, capaci di rinnegare il sangue del loro sangue pur di seguire un'ideologia.
Avevo quasi 22 anni quando ritornai in Italia e per fortuna i miei si erano un po' ammorbiditi con me. Ora il mio rapporto con loro è più sereno, anche se mia mamma quando può ci infila un versetto della bibbia. Due anni dopo di me anche mia sorella lasciò i TdG per gli stessi miei motivi, e posso dirmi fortunata perché tra di noi ci siamo sempre sostenute. So che ci sono ragazzi meno fortunati per questo. La cosa dura è stata riuscire a uscire dall'ordine di idee dei TdG, anche sulle cose di tutti i giorni. Per fortuna più passano gli anni più sono riuscita a slegarmi da preconcetti geovisti.
Ma è stato molto duro. Il risultato? Non credo più a nulla, sono anni che non prego più, e provo forte risentimento per come questa setta assurda a segnato comunque la mia vita e quella della mia famiglia. Ora per fortuna ho ritrovato un mio equilibrio, guardo il futuro con fiducia, senza timori di distruzioni incombenti e posso dire di essere veramente felice.
Forse ti ho annoiato con queste parole, ma è bello trovare qualcuno che può capire veramente quello che si è passato. Se non sei stato TdG non puoi capire la dinamica di quello che succede all'interno.
Debora
[*] Gli "unti" sono quei TdG che credono di far parte della cosiddetta "classe dei 144.000 eletti" (si veda questa pagina).